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 2012  luglio 28 Sabato calendario

Qual è l’essere che cammina con quattro, due o tre gambe? È l’uomo: prima gattona, poi si erge sulle gambe e infine si appoggia al bastone

Qual è l’essere che cammina con quattro, due o tre gambe? È l’uomo: prima gattona, poi si erge sulle gambe e infine si appoggia al bastone. Questo è l’antico mito edipico. Ma oggi ci si può chiedere: qual è l’anagramma di Mario Monti? (Ce ne sono molti, uno è matrimonio). Oppure: che particolarità ha la parola acetone? Letta al rovescio diventa un’enoteca. È così per le poesie enigmistiche, è così per le crittografie, per i rebus e per le parole crociate. Ma è così anche per i quiz, e anche per i più futili (a partire da Raffaella Carrà: «Quanti fagioli ci sono nel vaso? ») o demenziali (a partire da Renzo Arbore: «Indovina indovinello / Dove sta la caramello?»). L’enigmistica è il gioco per cui qualcuno impersona la Sfinge e qualcun altro impersona Edipo: il primo propone un testo apparentemente insensato, o incompleto, o ambiguo; il secondo trova o ricostruisce la chiave che ne dischiude il segreto. Sia la Sfinge sia Edipo provano il piacere della sfida, del prendere in castagna l’altro, del procurargli un tormento (la Sfinge) o smontare una trappola non così irresistibile (Edipo). L’erudizione e il bagaglio nozionistico dell’autore e del solutore di enigmistica sono sempre incrociati con una dotazione d’astuzia e di arguzia, la prontezza nel riconoscere le somiglianze fra le parole e nel figurarsi le strategie dell’avversario. Nella tuttora popolarissima enigmistica dei cruciverba, la Sfinge è remota, nascosta: la sfida è soprattutto rivolta a sé stessi, ma anche agli eventuali compagni di gioco con cui un po’ si collabora e un po’ si rivaleggia nel chiassoso rito della soluzione collettiva. C’è poi un secondo piacere che viene fornito dall’enigmistica ai suoi seguaci, e Edipo lo condivide con la Sfinge. È il piacere di manipolare la lingua. Lettere, sillabe, pezzi di parola, parole: le articolazioni della lingua diventano oggetti resilienti come elastici, da stirare, torcere, rimodellare, rovesciare. Notare le tre sillabe di Claudio che si decontraggono nelle quattro dell’anagramma acidulo; scoprire che letta in di- rezione inversa la parola ingegni riproduce sé stessa; accorgersi che la frase “Il piacere è tutto mio” ha un significato ben diverso se la si intende come conseguenza della premessa: “Ho la moglie frigida” (come nella classica crittografia mnemonica di Enrico Parodi, in arte Snoopy). Il primo piacere è agonistico, con cenni di crudeltà almeno simbolica e sadismo di intelletti. Il secondo piacere è di tipo più contemplativo. È la stessa differenza che passa tra il safari di Er- nest Hemingway e il safari fotografico, fra la caccia e il birdwatching. Il grande esperto di giochi Giampaolo Dossena, per esempio, dell’enigmistica amava solo le “combinazioni”, ovvero non i problemi ma le soluzioni. Risolveva solo i cruciverba, e per il resto leggeva la pagina delle soluzioni, beandosi, senza lambiccarsi, degli anagrammi, delle sciarade, dei lucchetti, dei rebus, di tutti i modi che hanno le parole per accoppiarsi. Perché alla fine è questo ciò che succede. Lo aveva detto, con l’eleganza del suo idioma natio, André Breton: “Les mots font l’amour”.