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 2012  luglio 28 Sabato calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BERLINO
— Gravissima svolta in odore di fascismo nei disegni politici del potere ungherese, sfida dall’autocrate di Budapest (il premier Viktor Orbàn) ai valori costitutivi dell’Europa. Per la prima volta, il capo del governo di destra nazionale ed euroscettica, con parole pesantissime e pubbliche, ha minacciato di sostituire la democrazia con un altro sistema politico. Perché, egli ha detto, «l’unità nazionale non è questione di volontà, è questione di forza». Mentre l’intera Unione europea affronta la tempesta della crisi dell’euro, mentre in Russia Putin (idolo dichiarato di Orbàn) va sempre più avanti sulla via autoritaria, l’uomo forte ungherese, proprio negli stessi giorni in cui chiede al Fondo monetario internazionale in un difficile negoziato crediti indispensabili a salvare il paese da una bancarotta
quasi ellenica, alza il tiro del confronto politico. Passa allo strappo della proposta d’un sistema di valori e istituzioni alternativo e incompatibile, rispetto a quello del mondo libero nato dalla disfatta dell’Asse
nel 1945.
«Spero che non sia necessario introdurre un nuovo sistema che rimpiazzi la democrazia », ha detto il premier magiaro Viktor Orbàn parlando all’associazione nazionale degli imprenditori. «Ma comunque », ha aggiunto, «abbiamo bisogno di nuovi sistemi economici e di nuove idee». L’unità nazionale, ha proseguito enunciando ormai, in uno stile tra il fascistoide e il nordcoreano, uno “Orbàn-pensiero” — allusione amara dei media e siti internazionali ieri al pensiero di Mao Zedong che costò alla Cina milioni di morti di fame — «non è questione di volontà, è questione di forza». Tenetevi forte, il peggio non è ancora venuto. Questa esigenza di forza del potere, ha spiegato Orbàn parlando in pubblico agli imprenditori e citato ampiamente e attendibilmente da
Reuters, Agence France Presse
e altre grandi agenzie mondiali, «non esclude certo consultazione, dibattito e democrazia, ma non li rende necessari; necessaria è invece una forza centrale».
Vivo allarme in molti ambienti politici e finanziari internazionali, immediate proteste della debole, minoritaria opposizione ungherese. Il governo
Orbàn sta smantellando la democrazia, protesta il Partito socialista (Mszp). «Il premier ha offeso profondamente il popolo ungherese e i suoi valori europei», incalzano gli ecologisti di sinistra della Lmp. Ma il capo del governo
— con le spalle coperte dalla partecipazione del suo partito, la Fidesz, alla famiglia cristianoconservatrice europea del Partito popolare europeo all’Europarlamento — non se ne cura.
Resta da vedere come andrà
il difficile negoziato con il Fmi, vista la spaventosa situazione economica dell’Ungheria. Situazione negata con spregiudicatezza da Orbàn secondo cui «l’eurozona è in declino, noi dell’Est semiasiatico cresciamo ». Intanto l’apertura del processo al criminale di guerra Laszlo Csatary slitta. Intanto mostre d’arte ufficiali esaltano l’ammiraglio Horthy (il dittatore fascistoide antisemita e alleato fino all’ultimo di Hitler, al potere dal 1919 al 1944) e a lui riabilitato sono dedicate statue e piazze. Nelle scuole, quando gli studenti di destra strappano le foto del Nobel per la pace Elie Wiesel, sopravvissuto ad Auschwitz e critico verso gli umori autoritari e antisemiti di Budapest, i presidi non puniscono.