Federico Fubini, Corriere della Sera 27/07/2012, 27 luglio 2012
LA PARTITA DEL BANCHIERE CON I GOVERNI
In Germania non tutti hanno applaudito alle parole di Mario Draghi. Dopo che il presidente della Bce si è esposto come non aveva mai fatto, dal Paese che pesa di più nella ripartizione del capitale della banca si è sentito molto silenzio. E qualche voce critica. Secondo il portavoce per le finanze della Fdp al Bundestag, Frank Schäffler, Draghi «depreda il gruzzolo dei cittadini». Klaus-Peter Willsch, parlamentare del partito di Angela Merkel, si preoccupa dell’inflazione che a suo parere la Bce provocherà. Schäffler e Willsch non parlano per la cancelliera e il suo governo. Piuttosto sono rappresentativi dei deputati di maggioranza che hanno votato contro il fondo salvataggi e l’aiuto alla Spagna. Ma anche in questo caso le loro parole contengono un messaggio nella bottiglia per Mario Draghi: qualunque cosa la Bce faccia nei prossimi giorni o nei prossimi mesi, non potrà deciderla nel vuoto della politica. Anche se il consiglio direttivo dell’istituto può mettere la Bundesbank in minoranza, avrà bisogno di un patto implicito (o no) con la Germania. Quell’accordo deve offrire garanzie ai tedeschi che i Paesi più in affanno non useranno un arrivo della cavalleria di Draghi per smettere di difendersi da soli. Il passato recente, quanto a questo, è impresso a lettere di fuoco della memoria di molti a Berlino e a Francoforte. L’Italia nell’agosto scorso frenò sulla manovra correttiva non appena la Bce di Jean-Claude Trichet iniziò a comprare Btp. E molti nel governo di Madrid da tempo parlano di un intervento di Draghi come fosse, semplicemente, un loro diritto. Perché l’Eurotower abbia una copertura politica sufficiente da Berlino sarà necessario un negoziato e un accordo fra i governi. Non è chiaro l’esito, ma non sarà gratis.
Federico Fubini