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 2012  luglio 27 Venerdì calendario

Dicono che il peggior nemico delle Olimpiadi sia il doping. Sarà pur vero, ma l’eritropoietina non è nulla in confronto al danno che fanno alle Olimpiadi i due cavalieri dell’apocalisse: la politica e i soldi

Dicono che il peggior nemico delle Olimpiadi sia il doping. Sarà pur vero, ma l’eritropoietina non è nulla in confronto al danno che fanno alle Olimpiadi i due cavalieri dell’apocalisse: la politica e i soldi. Prendiamo, per cominciare, la prima. Tra le decine di Capi di Stato e di governo arrivati a Londra per l’inaugurazione di stasera c’è anche un tipo che è solo un aspirante, il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney. Perché venga qui, è presto detto: siccome deve battere Barack Obama, sospetto di sinistrismo e di terzomondismo, vuole dimostrare le proprie credenziali atlantiche, quasi fosse l’erede di George W. Bush, e quindi arriva a Londra, per poi proseguire in due posti significativi: la Polonia, avamposto contro Mosca, e Israele, baluardo occidentale in Medio Oriente. In più, Romney che è in difficoltà per i suoi trascorsi nell’alta finanza, può qui far risaltare altri meriti: non organizzò forse lui le Olimpiadi invernali di Salt Lake City 2002, un successo di cui i suoi confratelli mormoni gli saranno in eterno grati, e può così mettersi sullo stesso piano di un premier in carica, David Cameron? Intervistato dalla Nbc, Romney s’è detto “sconcertato” dai segnali d’impreparazione di queste Olimpiadi: la mancanza di guardie private, a cui ha dovuto rimediare l’esercito, e lo sciopero, poi rientrato, delle guardie di frontiera. “Ciò ovviamente non è incoraggiante”. Avrà ragione, figurarsi, ma è almeno impolitico, o proprio sgarbato, parlar male della casa che ti apre le porte. E perché mai Romney è così maleducato? PERCHÉ deve arrivare a un concetto che ha in mente: basta con le politiche all’europea, tipo la riforma sanitaria di Obama, e facciamo tornare gli Stati Uniti sulla retta via: “Siamo al punto che abbiamo due strade davanti a noi, una porta all’Europa e una al dinamismo e alla prosperità che hanno caratterizzato l’America”. Che dire? Per Romney, afflitto da schizofrenia politica, ci sono due Londre: quella atlantica gli piace, quella olimpica no. Ma ci sono anche due Cameron: il leader conservatore (come lui) è degno di una visita ad alto livello, il primo ministro è un europeo da cui rifuggire. A parte le gaffe, la botta è stata dura e inattesa per Cameron, che proprio ieri voleva approfittare dell’arrivo di tanti governanti e uomini d’affari per dimostrare, fatti alla mano, che la Gran Bretagna è un posto dove investire: “A Mitt Romney dico di guardare a quello che siamo riusciti a realizzare anche in questi tempi di crisi economica”, ha ribattuto. E avrà pensato: se questi sono gli amici, non ho bisogno di nemici. Se la politica sfrutta le Olimpiadi come un parassita, i soldi ne sono l’essenza stessa. Da stasera, chiusa la cerimonia inaugurale, comincia la vera gara: chi farà più soldi? Non il governo britannico, quindi il contribuente, visto che non c’è stata da oltre mezzo secolo un’Olimpiade che non finisse in deficit. AVRANNO bilanci in attivo alberghi, ristoranti e bar, ma senza illusioni: per riempire stasera lo stadio olimpico, i biglietti invenduti saranno regalati a soldati e scolaresche. Magari faranno soldi gli sponsor, ma c’è qualche dubbio: la tedesca Adidas ha speso decine di milioni (o centinaia, la cifra è segreta) per essere lo sponsor unico tra i marchi di prodotti sportivi, e tagliare fuori la rivale di sempre, l’americana Nike. Per risposta, da stasera quest’ultima lancia una campagna mondiale di spot pubblicitari che mostra gente che fa sport in tutti i posti del mondo che hanno il nome della capitale britannica, London . Ce n’è pure uno in Francia, a Savigny-sur-Seille, in Borgogna. Chissà se la società organizzatrice dei Giochi, occhiuto guardiano dei diritti degli sponsor, lascerà correre o porterà la Nike in tribunale, invocando la sacra difesa degli investimenti. Infatti i soldi comprano tutto, pure l’oro, inteso come medaglie. Lakshmi Mittal, il re dell’acciaio che è l’uomo più ricco del Regno Unito (e mecenate dell’orrenda torre disegnata da Anish Kapoor all’ingresso del Parco Olimpico), si vergognava della sua terra d’origine, l’India, che non riesce mai a emergere come una potenza sportiva. E allora che cos’ha fatto? HA APERTO il portafoglio, per dare un budget illimitato al Mittal Champion Trust, che porta alla ribalta talenti sportivi indiani. La spesa finora è stata 8 milioni di sterline, per allevare 16 atleti emergenti, selezionati per queste Olimpiadi. Il bilancio si vedrà alla fine di Giochi, per ora si può notare che con quei soldi non è stata costruita una sola piscina, una palestra, un campo d’allenamento. Al massimo, si sarà comprato oro olimpico.