Giovanna Lantini, Il Fatto Quotidiano 27/7/2012, 27 luglio 2012
FINALMENTE DRAGHI È PRONTO AD AGIRE
Milano
Mario Draghi fa la sua parte e la sua parola basta a frenare la speculazione facendo invertire la rotta ai mercati. “Nell’ambito del suo mandato la Bce è pronta a fare qualunque cosa sia necessaria per salvare l’euro. E, credetemi, sarà sufficiente”, ha detto ieri in tarda mattinata da Londra il governatore della Banca centrale europeadandoilsegnalecheigoverni e mercati si aspettavano dall’inizio di questa nuova tempesta perfetta. Attenzione, non ha detto che la Bce interverrà, magari con un altro programma di acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario (cioè comprandoli dalle banche) ma che la banca centrale potrebbe farlo, non servono modifiche ai trattati o allo statuto per permettere alla Bce di intervenire a difesa del sistema, come prevede il suo mandato. Traduzione empirica: non è affatto detto che il due agosto, quandoèprevistalaprossimariunione del board, Draghi annunci misure straordinarie. Ma non è neppure necessario aspettare passi formali dalla Germania o da Bruxelles per ricorrere a misure straordinarie, visto che, questa la motivazione tecnico-giuridica, se i tassi di interesse crescono troppo la Bce perde il controllo della politica monetaria (inutile abbassare i tassi da 0,75 a 0,5, se i Paesi che dovrebbero beneficiarne pagano l’8 per cento). E quindi è legittimata a intervenire.
I MERCATI, per un giorno, non guardano alle sottigliezze ed esultano. Immediata, infatti, la reazione delle Borse, in particolare Madrid e Milano che, dopo un’apertura piatta, hanno ingranato il turbo e, dopo aver trainato al rialzo tutte le Piazze europee tranne Atene, hanno chiuso rispettivamente in progresso del 6,06 e 5,62 per cento, seguite da Parigi con un +4,07 per cento, con performance particolarmente significative per le banche (+4,1%) e le assicurazioni (+3,7%), ma anche per l’auto (+1,5%). Ancor più balsamiche le parole di Draghi sui titoli di Stato, con i Btp decennali che hanno registrato un calo dei rendimenti di oltre 40 punti base scendendo bruscamente al 6,01% e recuperando 50 punti di differenziale con i Bund, lo spread, che è tornato sotto quota 500 attestandosi a 469 punti. Un’inversione che non si era mai vista negli ultimi mesi, con tale ampiezza e concentrata in una singola seduta. In recupero anche i Bonos spagnoli con un rendimento che si è raffreddato di 57 punti al 6,83 per cento e, di conseguenza, uno spread sceso a 551 punti rispetto ai Bund, i cui interessi dopo le parole del presidente della Bce sono risaliti all’1,32 per cento. Una reazione che dà la misura della portata delle parole di Draghi, che dopo la ridda di ipotesi contrastanti sulle cartucce rimaste e, quindi, sulle future mosse della Bce circolate in questi giorni, ha chiarito una volta per tutte che la soluzione del problema degli spread, e quindi di rendimenti troppo elevati sul debito sovrano di alcuni Paesi dell’Eurozona, può rientrare nel mandato della Bce.
“Nel momento in cui l’ammontare dei rendimenti dei titoli di Stato condiziona, mettendolo in difficoltà, il funzionamento dei canali di trasmissione di politica monetaria, fa parte del nostro mandato”, ha sottolineato Draghi. Fermi quindi restando i limiti e gli obiettivi del mandato della Banca centrale, può diventare praticamente obbligatorio interrompere il cortocircuito che si è venuto a creare nel meccanismo di trasmissione della politica monetaria. O quantomeno chiarire che a casi estremi, i rimedi estremi ci sono e saranno utilizzati.
DEL RESTO DRAGHI è particolarmente credibile per aver dimostrato, in questi primi mesi del suo mandato, di essere pronto a mosse non convenzionali. Ha tagliato i tassi due volte e ha fornito mille miliardi di liquidità alle banche, di fatto per consentire loro di acquistare i titoli di Stato dei Paesi di provenienza. É chiaro anche a lui che queste misure possono dare sollievo immediato ai mercati, ma non risolvono i problemi profondi dovuti agli squilibri nell’eurozona. I governi, insomma, devono prendersi le loro responsabilità e non scaricare tutta la reazione alla crisi sulla Bce: “ Non vogliamo aggiungere azioni che devono essere prese dai governi, non possiamo implementare le azioni che devono essere prese a livello di Eurozona. Questo non è il nostro lavoro. Il nostro lavoro è mantenere la stabilità dei prezzi e gestire la frammentazione dei mercati”. In ogni caso, per il momento l’importante, e tanto è bastato a rassicurare gli investitori, è la dichiarazione d’intenti che non ha lasciato margine agli equivoci sul fatto che la Bce non lascerà l’euro indifeso. E cercherà di salvarlo a qualunque costo. Resta però ancora incertezza su quali strade seguirà per raggiungere un obiettivo asserito con tanta sicurezza, anche sabato scorso in un’intervista a Le Monde.