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 2012  luglio 27 Venerdì calendario

Typisch italienisch non è un insulto Ieri, la Corte costituzionale ha bocciato la nuova legge elettorale voluta dalla Merkel, e sarà probabilmente impossibile modificarla prima delle prossime elezioni del settembre 2013

Typisch italienisch non è un insulto Ieri, la Corte costituzionale ha bocciato la nuova legge elettorale voluta dalla Merkel, e sarà probabilmente impossibile modificarla prima delle prossime elezioni del settembre 2013. L’apertura del nuovo aeroporto di Berlino viene rinviata di quasi un anno, ma si dubita che per la data annunciata, il 17 marzo, gli impianti saranno pronti. Così avviene per il restauro della gloriosa Staatsoper, sempre nella capitale, che verrà completata con due anni di ritardo. L’avveniristica Filarmonica di Amburgo, dalla forma di nave protesa sul porto, rischia addirittura di non venir mai completata, perché costa sempre di più e mancano i soldi. I treni sempre più spesso arrivano in ritardo, e un presidente della Repubblica è costretto a dimettersi perché ha accettato un prestito da un amico. Che l’abbia restituito, poco importa. Un ministro della difesa getta la spugna perché sorpreso a copiare la tesi per il dottorato. La papessa dei protestanti, anche se il termine è inesatto, il capo della Chiesa di Lutero, beccata ubriaca al volante. Regioni costrette a continue elezioni anticipate senza riuscire a darsi un governo stabile. Un tempo si diceva «Italienische Verhältnisse», una situazione all’italiana, per indicare simili casi. Oggi nessuno osa più. Si dice, caso mai, «Hamburgische Verhältnisse», alludendo alla città anseatica che sembra incapace di risolvere i suoi problemi. Anche quando, a gennaio, la Costa Concordia fece un inchino esagerato all’isola del Giglio, nessuno osò scrivere che poteva capitare solo a un capitano italiano. Tranne uno, un giornalista dello Spiegel online, noto perché cerca sempre di dire il contrario di quello che sostiene la maggioranza. Per fare il bastian contrario, alla Montanelli o alla Pasolini, occorre una buona dose di talento. E di colleghi simili ne abbiamo anche noi. Ma fino a ieri i colleghi tedeschi sembravano diversi. Uso «typisch italienisch» come formula magica per esaudire i miei desideri. In Germania, s’intende. Quando un meccanico, un impiegato dietro lo sportello, la cassiera di un supermarket, il responsabile di un ufficio stampa, qualcuno da cui mi attendo un servizio efficiente si comporta in maniera poco professionale, cerca di rinviare il servizio, o lo nega, oppure lo esegue con errori inaccettabili, commento: «Questo è typisch italienisch, state veramente diventando come noi». Il mio interlocutore impallidisce, vorrebbe reagire, ma non può. Di fatto, ai suoi occhi, io ho insultato me stesso. Si trova in scacco matto, e non gli resta che dimostrare il mio torto. Si comporta dunque da «typisch deutsch», quel che dovrebbe essere «typisch deutsch». Efficiente, puntuale, affidabile. E io ottengo quel che voglio. Prevedo l’obiezione: sono un cinico che non ha rispetto per la propria patria? Ebbene, questo è appunto «typisch italienisch». Ma il trucco funziona sempre di meno. «Typisch italienisch», dissi a una impiegata di Berlino, la cui professionalità e senso del dovere avrebbero scandalizzato il Kaiser Guglielmo II. Lei mi sorrise, si lisciò il pullover dalla probabile etichetta made in Italy e colma di soddisfatta gratitudine mi chiese: «Davvero?». Lo aveva preso per un complimento. Mi arrendo. Ma non dite che questo è ancora typisch italienisch, come sospettava il vecchio Adolf.