Diego Gabutti, ItaliaOggi 27/7/2012, 27 luglio 2012
Anziché di delitti insoluti si parla di nazioni insolventi– Un tempo, quando veniva l’estate, i giornali non parlavano di politica ma di delitti
Anziché di delitti insoluti si parla di nazioni insolventi– Un tempo, quando veniva l’estate, i giornali non parlavano di politica ma di delitti. Oppure di marziani. Oggi parliamo di spread e della fine che farà la Grecia. Resterà in Europa? Passerà in Asia? Traslocherà, Partenone e tutto, in Australia? Che luglio sprecato. E in agosto sarà anche peggio, se la libidine elettorale aumenterà, come tutto lascia intendere. Al posto degli alieni i bocconiani in loden, invece dei delitti insoluti le nazioni insolventi. Ma la Guerra dei mondi di H.G. Wells e i Visitors televisivi non sono meglio (potendo scegliere di che cosa parlare) dei Men In Black della finanza globale e delle dichiarazioni di guerra delle (e alle) agenzie internazionali di rating? Non so che cosa i lettori preferirebbero leggere, ma io preferirei cominciare un articolo dicendo che qualcuno, tempo fa, ha notato delle strane esplosioni sulla superficie di Marte e che adesso si è scoperto che una task force d’astronavi aliene è diretta verso la Terra. Sono stanco di scrivere che Beppe Grillo è un antipolitico. Vorrei scrivere che è uno di loro: un marziano, un anticorpo, un visitor o, meglio ancora, un «fagiolone», come Ugo Tognazzi in Totò sulla luna. Non è vero che il marziano è sempre una testa calda e un devotissimo del dio della guerra, leggeremmo su Repubblica. Gli yankees, piuttosto, aggiungerebbero nelle pagine culturali citando Cronache marziane di Ray Bradbury (e capendone poco). Alcuni dei nostri migliori amici e abbonati sono mostri venuti dallo spazio, direbbe il vicedirettore del Fatto quotidiano, e per averli calunniati qualcuno qui finirà ai ceppi, in galera, al muro, alla Cayenna. Era un buon diavolo, a pensarci anche il Marziano a Roma d’Ennio Flaiano. «A’ marzià, facce ride», gli urlavano, e lui zitto, impassibile, a prendersi gl’insulti senza banfare. Ma di regola — occhio — il marziano è assatanato e invasore. Non diversamente dai molisani, tipo l’icona di Mani pulite e oggi dell’Italia dei valori, i marziani vogliono tutto: Tentacoli puliti nel mondo, ogni pianeta del sistema solare un calzino da rivoltare. In guardia, terrestri. Mica è per caso che Marte, nell’immaginario del XX secolo, è stato sempre un pianeta da cui era bene guardarsi perché ci metteva poco, meno del guizzo d’un neutrino, a organizzare un commando d’ultracorpi o di replicanti e a cercarsi un posto al sole sulla vecchia Terra. È quel che succedeva soprattutto nel cinema di fantascienza degli anni cinquanta, all’epoca della guerra fredda, quando gli alieni stavano agli studios hollywoodiani come i comunisti al senatore McCarthy. Erano i tempi di Marte distruggerà la Terra e di Invaders from Mars. Quelli del cinema d’epoca maccartista, sotto le lune trucide dell’hoola-op e dei rifugi atomici, non erano marziani d’acquadolce o alieni buonisti e politicamente corretti come se ne sono visti più tardi, in tempi più insulsi e smidollati. Erano marziani furiosi, marziani vandalici, black blok d’un altro pianeta, come gli «alieni grigi» degli X files televisivi: carogne cosmiche, invasori impenitenti di pianeti provatamente altrui. Erano cattivi e armati fino ai denti. Ci avete fatto caso? Su Marte, negli ultimi venti o trent’anni, è sceso un velo di silenzio. Perché? Be’, probabilmente si è trattato d’una cospirazione marziana. Devono esserci dentro, guardate cosa vi dico, anche i governi imperialisti del nostro pianeta, infiltrati dagli omini verdi, quando non addirittura venduti agli alieni in cambio di qualche cura contro l’impotenza, la bassa statura e la calvizie. Prendete il Redivivo, per fare un nome a caso. Con quella testa impomatata, e con quel sorriso da squalo a settantadue denti minimo, non ha tutta l’aria d’essere un ibrido marziano-terrestre, per dire? Noi qui a parlare del Caro Leader e d’Angela Merkel e a sbavare dietro Standard and Poor’s. E intanto lo spread della Nasa (che è la Nasa) è ridotto peggio di quello spagnolo. Da anni, senza mai riuscirci, la Nasa cerca di farsi finanziare una missione marziana dal Congresso americano, sempre più micragnoso col programma spaziale. Ci prova in tutti i modi, come i politici quando cercano qualcuno su cui scaricare le loro colpe. Anni fa, al nobile scopo di richiamare l’attenzione sul pianeta rosso, la Nasa ha tirato fuori la storia dei «batteri marziani» grattati via da qualche misterioso (e improbabile) meteorite. Bel tentativo, ma non se l’è bevuta nessuno. Su Marte deve pesare la maledizione di Capricorn One (un film del 1978, dove s’immaginava che la Nasa avesse segretamente girato in studio uno sbarco su Marte, spacciandolo poi per una missione vera). Molti credono, in compenso, al «faccione marziano» che sempre la Nasa avrebbe fotografato anni fa sulla superficie del pianeta rosso, testimonianza di un’antica civiltà marziana, forse lontanamente imparentata con la perduta Atlantide e l’Egitto dei faraoni. Anche del «faccione», naturalmente, c’è poco da fidarsi. Ben che vada è un Alieno di Troia. Timeo Martianos et dona ferentes.