Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 25/7/2012, 25 luglio 2012
Monti? Non si deve dimettere – Detto da La Russa fa effetto. «Monti deve restare al governo fino al 2013
Monti? Non si deve dimettere – Detto da La Russa fa effetto. «Monti deve restare al governo fino al 2013. Mai pensato di mandarlo a casa prima», scandisce l’ex ministro della difesa e tra i coordinatori del Pdl, Ignazio La Russa. Ma come, tutte le voci di elezioni anticipate, i mal di pancia di un certo Pdl, notoriamente l’anima aennina del partito, per il sostegno al governo tecnico che erode consensi presso l’elettorato...«Sì, io sono stato tra quanti si sono opposti al governo tecnico. Ma adesso cambiare non ha senso, ho manifestato contrarietà a certi provvedimenti, non ho chiesto le dimissioni dell’esecutivo. Sempre che Monti se la senta di continuare ad andare avanti e portare a termine il mandato che gli è stato assegnato», dice La Russa, rilanciando così nell’altro campo la palla della responsabilità di una eventuale crisi di governo. Domanda. C’è chi ha individuato come data possibile per le elezioni il 4 novembre prossimo. Lei è favorevole? Risposta. Mai chieste elezioni anticipate, a maggior ragione ora. Cosa cambia tra novembre o marzo prossimo? Appartengo al partito di quanti erano contrari al governo tecnico, e ho chiesto che alcuni provvedimenti non fossero approvati. Ma non ne ho chiesto le dimissioni. D. La sensazione è che il sostegno a Monti non sia più convinto. Risposta. Ma più sostegno di così non è possibile! Gli votiamo praticamente una fiducia al giorno, non lo abbiamo mai fatto con Berlusconi. Piuttosto bisogna vedere se Monti se la sente. D. Che vuol dire? R. Le ultime dichiarazioni di Monti fanno ipotizzare che il governo tecnico potrebbe non sentirsela di sopportare questo momento particolarmente critico. Spero che non sia così. Sarebbe giusto che assolvesse fino in fondo il suo compito. Anche se è sotto gli occhi di tutti che i provvedimenti assunti non hanno avuto nessun effetto sullo spread. La prova provata che anche prima lo spread saliva non per colpa di Berlusconi. D. Certo il Pdl è abbastanza diviso. Beppe Pisanu al senato si è astenuto sul semipresidenzialismo, dicendo che così si fanno saltare le riforme. R. La notizia sarebbe che Pisanu non avesse preso tale posizione. L’ho salutato poco fa affettuosamente, come faccio con tanti altri senatori dell’Udc e del centro. Anzi, è significativo e indicativo che il Pdl, su un tema così delicato come l’elezione diretta del capo dello stato, abbia una sola astensione come quella di Pisanu, che è ormai un’astensione tradizionale. D. Perché diventi leggi, la riforma costituzionale deve avere due via libera da ciascuna camera. Un po’ complicato, visti i tempi... R. Sono fiducioso, i tempi per farlo ci sono. Piuttosto mi meraviglia la contrarietà del Pd a che i cittadini scelgano il capo dello stato. Forse perché negli ultimi 15 anni il Pd, anche se minoranza, è sempre riuscito ad imporlo. A volte anche presidenti della repubblica ottimi, come l’attuale. D. Ora però il percorso per la riforma elettorale si complica con il Pd. R. Sono due cose separate. Se fosse stato bocciato il semipresidenzialismo, potevamo arrabbiarci noi. L’avvio della nuova legge elettorale, che è assolutamente necessaria, deve prendere esempio dalla capacità avuta dal senato di dirimere i punti controversi della riforma costituzionale. D. I punti di controversia sul sistema elettorale sono tanti. R. Io penso che lì dove non c’è convergenza tra i principali partiti, si debba lasciare al Parlamento la libertà di scegliere e votare. D. Lei da che parte sta? R. Personalmente ritengo che sui due punti, preferenze o collegi uninominali e premio al partito o alla coalizione, si possa alla fine arrivare a un’intesa nella direzione già indicata dal senato sulla riforma costituzionale, che è quella della scelta della massima partecipazione dei cittadini. Alessandra Ricciardi