Leslie T. Chang, The New Yorker, Internazionale 27/7/2012, 27 luglio 2012
BEST SELLER CINESI
(mancano le "f")–
La maggior parte dei funzionari di Qinglin passa la
giornata giocando a mahjong e ubriacandosi, ma
Hou Weidong è determinato a combinare qualcosa
di più nella sua vita. Spazza l’uicio tutti i giorni. Organizza gli abitanti del villaggio per costruire una nuova strada. Anche se spesso beve molto – una cosa normale per chiunque lavori nell’amministrazione pubblica
– di solito riesce a tornare a casa prima di perdere i sensi. Le montagne che circondano la città immaginaria di Qinglin, nel sudovest della Cina, sono fatte di
una roccia particolarmente dura. Nel primo
di una lunga serie di romanzi sulla vita
di Hou Weidong il protagonista investe in
una cava di pietra, anche se ai dipendenti
pubblici è vietato mettere soldi in imprese
commerciali. Il suo tempismo è perfetto: il
1994 sarà l’Anno delle costruzioni stradali
e la domanda di pietra sale alle stelle. Ma
riuscire a farsi pagare è un’altra questione. Chiunque voglia mettersi in affari deve
corrompere i funzionari del ministero delle
inanze per avere i soldi che gli spettano.
Hou Weidong impara a farlo. Impara anche
a ottenere appalti prima che sia indetto
il bando e a pagare tangenti alla polizia.
Ora sul suo conto in banca ha 337 volte
quello che guadagnava in un anno. Compra
un cercapersone e poi un cellulare, la
sua casa è la prima in città ad avere l’aria
condizionata. Alla ine, Hou Weidong viene
arrestato e interrogato nell’ambito di un’inchiesta sulla corruzione, ma non denuncia
i suoi protettori politici. Quando lo
rilasciano, gli amici lo fanno eleggere vicesindaco
di Qinglin. Decide di sposare la
ragazza con cui usciva all’università. I genitori
di lei si sono sempre opposti al idanzamento,
ma cambiano idea dopo aver visto
il nuovo appartamento di Hou, 130
metri quadri con due bagni. È la scena culminante
del primo volume del Diario del
funzionario pubblico Hou Weidong:
Xiaojia: “Marito mio, inalmente abbiamo
una casa”.
Hou Weidong: “Sarà il nostro piccolo nido.
Spenderemo centomila yuan per rimetterlo
a posto”.
Xiaojia: “Dovremo comprare anche tutti
gli elettrodomestici, il lettore di dvd, un televisore
da 29 pollici, la lavatrice, il condizionatore
e mettere il parquet dappertutto”.
E così si aprì la porta della felicità.
Cosa leggono i cinesi, il popolo più stacanovista
del mondo, nel loro tempo libero?
Romanzi sul lavoro. Il settimo volume
del Diario di Hou Weidong è stato pubblicato
nel luglio del 2011 in duecentomila copie.
Un timbro rosso dall’aspetto uiciale
sulla copertina dichiara che leggere libri
come questo è obbligatorio per i dipendenti
pubblici, ma anche i manager e gli imprenditori
li leggono. Da qualche anno i
zhichang xiaoshuo, i romanzi ambientati
nel mondo del lavoro, dominano le classiiche
dei best seller. Il Diario della promozione
di Du Lala, scritto dalla dirigente di
un’impresa privata sotto lo pseudonimo di
Li Ke, è la storia di una ragazza che da segretaria
diventa responsabile delle risorse
umane in una delle 500 aziende più grandi
del mondo secondo Fortune. Il romanzo
ha avuto un seguito in tre volumi, ha ispirato
un ilm di grande successo e una serie tv
in 32 episodi. I libri hanno venduto cinque
milioni di copie. Nel Diario dell’uomo più
povero della Cina diventato ricco, un disoccupato
diventa milionario in tre anni vendendo
cavi elettrici. L’editore del libro attribuisce
il suo successo al titolo, alla copertina
vistosa e al fatto che “arricchirsi è il
sogno di tutti i cinesi”.
Certe professioni hanno i loro sottogeneri.
I romanzi sulla guerra commerciale
schierano squadre di venditori le une contro
le altre in una lotta all’ultimo sangue
per ottenere l’appalto più grande. I romanzi
inanziari drammatizzano l’altalena dei
prezzi delle azioni. I romanzi burocratici,
che esistevano già nell’epoca imperiale,
rivelano i segreti e la corruzione della burocrazia.
Come i loro protagonisti, questi
libri cercano di essere efficienti e utili.
Contengono perino le regole per fare carriera:
“Fate amicizia con i ricchi, ne sanno
di più dei poveri. Evitate i lavori di poco
conto dandovi ammalati. In caso di necessità,
le donne possono anche ingere una
gravidanza. Se il vostro capo vi fa delle
avances, sorridete e state al gioco. Assumete
dipendenti inetti, altrimenti vi faranno
sigurare. Quando corrompete un funzionario
pubblico, non sporcatevi le mani, fategli
consegnare i soldi dal vostro socio”.
Nel Diario della promozione di Du Lala
c’è una lunga disquisizione su come calcolare
il budget per ristrutturare un uicio. In
un altro capitolo l’autrice interrompe la
narrazione per spiegare cos’è una clausola
di non concorrenza. Nel Diario dell’uomo
più povero, i suggerimenti sono scritti in
grassetto: “Ci vuole molto tempo per costruirsi
una buona reputazione, ma basta
un attimo per perderla”, oppure “Vendendo
lo stesso prodotto in un posto diverso si
possono aumentare i proitti”.
Niente smancerie
Mentre negli Stati Uniti a volte gli scrittori
si sentono obbligati ad aggiungere un po’
di romanticismo e di sesso, in Cina è il contrario.
Nel caso di Trappole e legami, un
thriller su due squadre di venditori in lotta
tra loro per ottenere un appalto di materiale
informatico da 1,7 milioni di dollari, la
casa editrice ha chiesto all’autore di ridurre
le scene d’amore. “Appena lo abbiamo
letto, gli abbiamo detto: ‘Non vogliamo
pubblicare un romanzo sentimentale. Non
può puntare di più sull’aspetto inanziario?’”,
mi racconta Zhang Lihong, editor
della Tsinghua University Press. “Sapevamo
che così sarebbe stato un best seller”. Il
libro ha venduto quasi 400mila copie e ha
avuto un seguito in due volumi.
La maggior parte di questi autori non
ha una formazione letteraria: uno di loro
lavorava in borsa, un altro vendeva computer per la Dell. Di solito cominciano a pubblicare
in forma anonima su internet, e gli
editori li contattano dopo che sono diventati
famosi. Il Diario di Hou Weidong è stato
pubblicato con uno pseudonimo, e la copertina
del libro dice solo che l’autore è
“un certo dirigente di una certa città in una
certa provincia”. Ma alla fine del 2010 i
giornali hanno rivelato che si trattava di un
funzionario di medio livello di nome
Zhang Bing, che lavora nel distretto di
Yong chuan, una delle innumerevoli regioni
amministrate dalla metropoli di Chongqing.
L’autore della serie di Hou Weidong,
che ha venduto tre milioni di copie, è il vicedirettore
dell’uicio di igiene ambientale.
Zhang Bing non fuma, a pranzo non beve
e non esalta il partito comunista. Ha 41
anni ma, con il suo viso tondo, i capelli a
spazzola e i vivaci occhi neri, sembra più
uno scolaro in cerca di guai. Non somiglia
a nessuno dei funzionari cinesi che ho conosciuto
inora. Nei circoli letterari Zhang
Bing è diventato famoso per aver guadagnato
due milioni di yuan, circa trecentomila
dollari, in diritti d’autore. Il suo lavoro
consiste nel sovrintendere allo smaltimento
delle 300 tonnellate di riiuti che il distretto
di Yongchuan produce ogni giorno.
Gestisce 22 impiegati, 600 netturbini e una
lotta di camion. “Il nostro compito è raccogliere
i riiuti, trasportarli e trattarli. Di
giorno faccio questo”, mi spiega Zhang
Bing. “E di notte scrivo”.
In una mattina di primavera, lo accompagno
a ispezionare la vecchia discarica
della città, intorno alla quale i residenti
della zona vanno a passeggiare. La discarica
è stata chiusa tre anni fa perché, come
mi spiega Zhang Bing, “non si addiceva
all’atmosfera di un luogo di svago”. I riiuti
sono stati sepolti sotto un grande campo
che degrada verso una diga di pietra. Il vecchio
Zhao, il capo della squadra che lavorava
nella discarica, si avvicina. Zhang Bing
indica un appezzamento di terreno sotto la
diga. “Voglio essere sicuro che non iltri
acqua nel terreno”, dice. “Non c’è molta
acqua”, lo rassicura Zhao, “non si preoccupi”.
Invece Zhang Bing si preoccupa. “E se
ci fosse un temporale improvviso e cadessero
20 millimetri di pioggia? Quanta acqua
si raccoglierebbe qui?”. Il vecchio Zhao
fa un rapido calcolo. “Cento metri cubi”,
risponde. “Avrei bisogno di venti camion
per eliminarla tutta. Dovete costruire un
altro canale di scolo”, dice Zhang Bing, e
Zhao annuisce. “Se spendiamo un po’ di
soldi ora, ne spenderemo meno dopo”,
conclude. Come l’eroe dei suoi libri, Zhang Bing
ha cominciato occupandosi della manutenzione
delle strade e della pianiicazione
familiare nei villaggi di contadini intorno a
Yongchuan. Nel 2007 è entrato nella forestale
e l’anno successivo ha cominciato a
scrivere un romanzo, pubblicando i capitoli
online anonimamente. Nel nono volume
della serie, Hou Weidong diventerà segretario
di partito in una grande città. Nel suo
ruolo di vicedirettore dell’uicio distrettuale,
Zhang Bing è quattro gradi sotto quel
titolo nell’amministrazione pubblica. “La
serie finirà lì”, spiega. “Non conosco il
mondo al di sopra di quel livello, perciò se
continuassi a scrivere, la storia non sarebbe
più realistica”.
Zhang Bing non ha mai preso in considerazione
l’idea di smettere di lavorare per
scrivere a tempo pieno. L’editoria non rende
molto: in un mercato frammentato come
quello cinese, un libro di successo può
vendere diecimila copie e far guadagnare
cinquemila dollari lordi. “Se sommiamo il
reddito dei dieci scrittori più popolari del paese, la cifra non supera quello che guadagna
il costruttore di un palazzo in una
città di terzo livello”, ha raccontato Zhang
Bing in un’intervista quando era il ventiduesimo
della lista. Ma la sua riluttanza è
anche un problema generazionale. È nato
durante la rivoluzione culturale, quando il
destino di una persona poteva essere deciso
da un capriccio politico. È cresciuto durante
il periodo delle riforme economiche
di Deng Xiaoping, che hanno creato più
opportunità ma hanno anche spalancato
un abisso tra vincitori e perdenti in un’economia
estremamente competitiva. Gli
chiedo se la sua serie ha una morale. “Forse
gli scrittori professionisti sono a un livello
più alto e guardano le cose da quel
punto di vista”, risponde. “Ma io scrivo di
cose molto reali, molto pratiche. Non ho
una teoria. Voglio solo raccontare una storia”.
Successo da manuale
I primi manuali su come avere successo
nella vita pubblicati in Cina erano importati
dagli Stati Uniti. Alla ine degli anni
ottanta alcuni funzionari hanno cominciato
a lasciare i loro incarichi pubblici per
mettersi in proprio. Come trattare gli altri e
farseli amici di Dale Carnegie (pubblicato
nel 1936 e tradotto in cinese con il titolo Le
debolezze della natura umana) era molto
popolare, come anche Dianetics di Ron
Hubbard, il fondatore di Scientology. Ma
durante i vent’anni successivi molti scrittori
cinesi hanno cominciato a riiutare il
messaggio ottimistico degli americani.
Uno dei libri preferiti dagli operai delle
fabbriche era Quadrato e rotondo, che insegnava
a cavarsela tra inganni e raggiri.
“Non mostrarti mai preoccupato per gli
altri”, consigliava. “È segno di mancanza
di rispetto per te stesso e gli altri ti guarderanno
dall’alto in basso”.
La competizione sul posto di lavoro era
una nuova esperienza. Per decenni i cinesi
avevano vissuto in ambienti stabili e familiari:
il villaggio, la scuola, l’unità di lavoro.
Il sistema nazionale secondo il quale tutti i
laureati avevano diritto a un impiego è stato
abolito solo alla ine degli anni novanta.
Dieci anni dopo, molti trovano ancora innaturale
cercare di farsi avanti nelle riunioni
e nei colloqui: se uno va avanti, signiica
che tutti gli altri rimangono indietro. I romanzi
ambientati nei posti di lavoro presentano
gli uici come un’arena per gladiatori,
perché questa è la sensazione che
hanno molte persone. In Trappole e legami,
che nel 2006 ha inaugurato il genere della
guerra commerciale, il drammatico duello tra i reparti vendita è descritto come una
battaglia all’ultimo sangue. “Vendere è come
combattere una guerra: a volte è meglio
morire sul campo che essere sconitti”,
spiega Zhang Lihong della Tsinghua University
Press. “Il libro non mi è piaciuto e
non sono riuscita a inirlo”, confessa. “È
così brutale, tutti si comportano come animali!
Ma è molto realistico”. Il romanzo si
basa su un episodio realmente accaduto, in
cui tutti i dipendenti di un reparto vendite
tranne uno furono licenziati perché l’appalto
per la vendita di materiale informatico
era stato vinto da un’azienda rivale.
Questa visione darwinistica del lavoro
è molto difusa. Yu Zenghua, un investitore
professionale, ha scritto un best seller
intitolato Il genio della borsa. Nel 1993,
quando aprì il mercato agli investitori istituzionali,
il governo organizzò un programma
di formazione per insegnare ai
dirigenti di alcune aziende come muoversi
in borsa. Delle 33 persone che frequentarono
il corso, Yu Zhenghua è l’unico che lavora
ancora nel mondo della inanza. “Alcuni
sono finiti in prigione, altri sono fuggiti
all’estero, altri ancora oggi fanno i tassisti”,
mi spiega.
“Sono queste le uniche alternative?”,
gli chiedo.
“Oh, e alcuni si sono suicidati”.
Nelle prime pagine del Diario della promozione
di Du Lala, l’eroina ottiene un posto
di segretaria nell’uicio cinese di una
società di telecomunicazioni statunitense.
All’inizio Lala lavora sodo e non si lamenta.
Poi si rende conto che i suoi capi americani
non hanno nessuna considerazione di
lei e si assume la responsabilità di un progetto
da settecentomila dollari per la ristrutturazione
dell’uicio (in questo tipo di
romanzi, la ristrutturazione è un’ossessione
come l’eredità nei romanzi vittoriani). E
subito dopo afronta il suo capo chiedendogli
una promozione.
Deglutì e disse: “Il lavoro è inito. Ci sarà
un premio?”.
“Il nostro capo odia sentir parlare di soldi.
È meglio non parlare di soldi”[…]
Lala si disse: “Se non combatto per me
stessa, non posso contare sul fatto che gli altri
mi difenderanno”. Raccolse tutto il suo coraggio
e disse: “Capo, posso avere un aumento?”.
Il vero tema del libro è la modernità.
Lala fa carriera quando impara a farsi valere,
a parlare nelle riunioni, a essere sfacciata
e gentile allo stesso tempo, in altre parole,
a comportarsi come una statunitense.
Impara il linguaggio dei consulenti. Analisi
swot, obiettivi smart. “In Cina le multinazionali
rappresentano idee e sistemi più
avanzati”, spiega Cai Mingfei che ha curato
l’edizione dei libri di Du Lala. “Se le assimili,
quelle idee possono aiutarti in qualsiasi
tipo di ambiente lavorativo”. Mentre
gli americani cercano di imparare
dall’ascesa economica della Cina, i cinesi
si ispirano ancora all’occidente. Il Diario di
Du Lala è pieno di espressioni inglesi che,
messe tutte insieme, costituiscono un inno
ai pro e ai contro della globalizzazione:
value-added, ceo, sexual harassment, cubicle,
we wish him a bright future, Hbo, Nike,
condom, Foreign corrupt practices act, pay
for it, Louis Vuitton.
Il romanzo colpisce anche per quello di
cui non parla. Lala è una single attraente di
quasi trent’anni che non ha una vita sociale.
Non la vediamo mai spettegolare con le
amiche, perché non ne ha. Alla ine ha una
storia con un arrogante responsabile delle
vendite che minaccia di far fallire il suo
progetto di ristrutturazione, ma le scene
d’amore sono meno appassionate delle discussioni
sugli obiettivi dell’azienda. I personaggi
passano tutta la giornata nelle sale
riunioni e negli uici, perché è così che si
sopravvive. Non si sa nemmeno cosa vende l’azienda di Lala.
Questa feroce caccia al successo un
tempo era anche al centro della narrativa
statunitense. Horatio Alger pubblicò più di
cento romanzi che dovevano essere manuali
di successo per i giovani dell’ottocento,
un’epoca di industrializzazione e di
crescita economica che somigliava molto
a quella della Cina di oggi. La protagonista
di Nostra sorella Carrie di Theodore Dreiser
lotta per dei beni materiali come qualsiasi
operaia o impiegata cinese di oggi.
“Ed ecco lì la splendida sala da pranzo, elegante
e piena di luce, dove mangiavano i
ricchi”, osserva Carrie entrando per la prima
volta in un ristorante di lusso. “Che cosa
meravigliosa essere ricchi”. Ma la storia
del boom economico statunitense era raccontata
in termini morali. Nei romanzi di
Alger, spesso un giovane povero fa colpo su
un ricco benefattore per le sue virtù ed è
ricompensato con un posto di lavoro che
gli garantirà la rispettabilità borghese.
Quando diventa un’attrice di teatro, Carrie
impara che la fama e la ricchezza non danno
la felicità.
Un tempo la Cina era governata dall’etica.
L’imperatore dava un esempio impeccabile.
Mostrandosi al di sopra della corruzione,
si garantiva un’amministrazione
virtuosa e un impero paciico. Uno dei primi
manuali di successo della storia fu scritto
da un moralista del quinto secolo avanti
Cristo. I dialoghi di Confucio erano una
guida allo zuoren, al comportamento corretto.
“Ricchezza e rango sono cose che
ogni uomo desidera, ma se l’unico modo
per ottenerle è contrario ai suoi princìpi,
deve desistere dal perseguirle”. Oggi, invece,
la parola d’ordine è zuoshi, praticità.
La regola per riuscire nella vita è una sola:
fai qualsiasi cosa per sopravvivere, perché
devi cavartela da solo.
La guerra dei libri
Se il commercio è una guerra, anche l’editoria
lo è. Molti editori cinesi aspettano di
vedere quanto vende un libro la prima settimana
per decidere se promuoverlo. E
molti scrittori, di conseguenza, comprano
centinaia di copie delle loro stesse opere.
Alcuni contratti prevedono addirittura che
l’autore acquisti un certo numero di copie
del suo libro e le venda come può. Secondo
l’osservatorio privato Beijing OpenBook
Company, nel 2010 l’editoria cinese, che
vale undici miliardi di dollari, ha registrato
un aumento delle vendite del 19 per cento,
ma quasi il 70 per cento del mercato è occupato
dai libri scolastici. Inoltre, il prezzo
di un libro è in media di quattro dollari ed è rimasto invariato negli ultimi dieci anni.
“La gente è disposta a spendere molto per
cenare fuori o andare al karaoke, ma è abituata
a spendere poco per i libri”, spiega
Peggy Yu di Dangdang, il più grande negozio
di libri online cinese.
Per capire quanto è spietato questo settore
basta andare in libreria. Il Diario di Du
Lala è stato seguito da Il successo di Hu Keke
a Pechino, Il diario del concorso pubblico di
Tian Duoduo e La battaglia di Su Changchang
per avere un aumento. Un romanzo
intitolato Il segretario del sindaco è suiciente?
A quanto pare no, perché c’è anche
Il segretario di partito del distretto, Il segretario
della commissione ispettiva e Il segretario
di partito della commissione municipale. Il
signore indiscusso di questo genere è
Wang Xiaofang, che ha scritto 14 libri basati
sulla sua esperienza di lavoro con Ma
Xiangdong, l’ex vicesindaco di Shenyang
condannato a morte e ucciso nel 2006 per
corruzione. Una pubblicità come questa
non si può comprare.
Tutti questi libri devono la loro esistenza
alla totale liberalizzazione del mercato
dell’editoria. Nel tentativo di modernizzare
la cultura e i mezzi d’informazione, da
qualche tempo il governo ha concesso agli
editori maggiore autonomia. Prima erano
i burocrati a scegliere i libri da pubblicare,
oggi ad andare a caccia di talenti sono i responsabili
delle case editrici. La Shanghai
Translation Publishing House, la più grande
casa editrice di libri tradotti dal cinese,
mette sul mercato libri che prima non
avrebbe neanche toccato con un dito, come
Le altissime torri di Lawrence Wright
(troppa religione) e i romanzi di Haruki
Murakami (troppo sesso). “In passato cercavamo
in ogni modo di evitare problemi. Se avessero deciso di punirci, saremmo
stati tutti licenziati, dal direttore all’ultimo
impiegato”, racconta Zhang Jiren, uno degli
editor. “Ora siamo più disposti a correre
rischi”.
Uicialmente, tutte le case editrici cinesi
appartengono allo stato. In realtà, da
anni esistono editori privati. La stampa indipendente,
che ha creato da zero settori
redditizi come la narrativa per ragazzi e
oggi li controlla, è stata la prima a mandare
i suoi venditori nelle librerie. Ha pubblicato
molti romanzi sul mondo del lavoro ed è
stata determinante nella difusione del romanzo
burocratico. Il primo titolo del genere
burocratico, Dipinto, è stato pubblicato
nel 1998 dalla casa editrice statale Letteratura
del popolo. Derivava da un genere
precedente noto come “romanzo anticorruzione”,
il cui intreccio solitamente si
concludeva con la punizione di funzionari
che avevano palesemente abusato del loro
potere. Ma in quelle prime storie la corruzione
era limitata a pochi individui avidi di
denaro, e alla fine la giustizia trionfava
sempre, mentre Dipinto dimostrava che il
sistema delle bustarelle era estremamente
difuso nel sistema politico cinese. Il governo
non ne fu molto contento e le case
editrici statali si sono tenute alla larga da
quel mercato, ma sono state presto
sostitui te dai privati.
“Le aziende private sono più coraggiose
di quelle statali perché non sono strutture
regolamentate”, spiega Jo Lusby, l’amministratore
delegato di Penguin China,
che sta per pubblicare Appunti di un impiegato
statale di Wang Xiaofang in inglese.
“Ormai queste opere fanno parte a tal punto
della cultura letteraria del paese che il
governo non può più farci nulla”.
Questa perdita di controllo non ha giovato
all’immagine della burocrazia. Nella
serie di Hou Weidong, i funzionari pubblici
non vanno mai in uicio e passano il tempo
a giocare a mahjong, oppure ci vanno solo
per prendere il tè, leggere il giornale e godersi
l’aria condizionata. Ogni riunione è
una scusa per mangiare e bere a spese dello
stato, e nel libro ci sono interminabili
descrizioni di funzionari che vomitano in
piedi, sui tavoli, nei bagni pubblici o per le
strade di campagna, fondano società illegali
e fanno proitti illeciti. Hou Weidong si
meraviglia di quanta corruzione c’è, ma
poi impara l’etichetta della bustarella. Un
universo egualitario, lascia intendere l’autore,
è quello in cui perino un signor nessuno
senza amicizie può imparare a corrompere
i burocrati e ad aggirare la legge.
Per essere l’autore di un libro con un enorme lingotto d’oro sulla copertina, Lao
Kang è sorprendentemente modesto. Solo
pochi amici sanno che è l’autore del Diario
dell’uomo più povero della Cina diventato
ricco, e sua moglie non ha nemmeno letto
il libro: “Le piacciono le soap opera coreane”.
Kang ha una piccola società che vende
apparecchiature elettriche, e in un pomeriggio
di pioggia accetta di incontrarmi a
Chongqing, dove è nato, a condizione che
non lo fotograi. Non mi rivela il suo vero
nome.
Lao Kang ha quarant’anni e un largo viso
quadrato con una barbetta ispida. Sembra
un incrocio tra un contadino e un artista.
Non crede nel vangelo della ricchezza
e nelle ricette per il successo che s’ispirano
al suo libro. La sua intenzione era quella di
scrivere la storia di un uomo che si fa da sé
lottando per superare le diicoltà della vita.
“L’editore l’ha confezionato come un
manuale per avere successo, ma io non ero
afatto d’accordo”, mi spiega. Gli hanno
perfino chiesto di riscrivere il finale per sottolineare ancora di più la ricchezza conquistata
dal protagonista. “Ho paura che i
ragazzi lo fraintendano”, dice. “Che pensino
solo a fare soldi. Sarebbe molto pericoloso
se nel nostro paese tutti cercassero
solo di arricchirsi”.
“Ma non siamo già a questo punto?”, gli
chiedo.
Rimane in silenzio per un attimo e poi
scoppia in una risata imbarazzata, come se
si sentisse personalmente responsabile
della nuova etica nazionale. “Credo che le
cose cambieranno”, dice. “Molti stanno
già cominciando a pensare in modo diverso.
Vogliono passare più tempo con i loro
familiari, e viaggiare. Non hanno bisogno
di troppi beni materiali, solo di quelli suicienti
per vivere senza preoccupazioni”.
Il Diario racconta la storia di un uomo
istruito che è disoccupato da molti anni e si
è allontanato dalla moglie e dal figlio.
L’idea di tentare la via del successo gli viene
dopo aver visto in tv un reality show simile
ad American idol. “Non erano cantanti particolarmente bravi, ma ci avevano
provato, avevano fatto qualcosa”, spiega il
protagonista. “Così hanno avuto successo.
Perciò anch’io devo fare qualcosa”. Trova
lavoro in un cantiere come addetto al montaggio
dei ponteggi (“Se non ti dai da fare”,
dice il libro, “resterai sempre povero”). Nel
tempo libero comincia a vendere materiale
da costruzione, apre un negozio e alla ine
compra una fabbrica di ponteggi (“Le
opportunità si trovano nel mondo del lavoro,
non standosene seduti a sognare”). In
tre anni, la sua ditta raggiunge un fatturato
di un milione di yuan. Sua moglie torna a
casa e i due comprano un appartamento
insieme (il momento clou di questo genere
di romanzi è spesso l’acquisto di un appartamento).
All’inizio, il libro descrive come
ci si sente a essere un fallito in un paese come
la Cina dominato dall’ambizione:
Ho trent’anni.
Non ho un appartamento mio e vivo con i
genitori di mia moglie. Ogni giorno mi alzo alle dieci, mi preparo
un’enorme scodella di spaghetti per riempirmi
lo stomaco, poi esco per “andare al lavoro”[…].
Il mio lavoro consiste nel trovare un
internet café e navigare in rete.Leggo le notizie,
giro nei forum, o gioco.
Se non ho i soldi per pagarmi il collegamento,
vado in un posto fuori mano e isso il
vuoto. Anche questo fa parte del mio lavoro
quotidiano. Comunque evito di guardare
chiunque negli occhi e mi nascondo da tutti
quelli che conosco.
Lao Kang accetta che lo accompagni a
far visita a un cliente. “Dobbiamo solo irmare
un pezzo di carta”, mi dice. È il suo
secondo incontro con Boss Peng, e spera di
concludere un afare per la vendita di cavi
di rete a una prigione della città di Fuling.
L’uicio di Peng è una stanza piena di spifferi
in un appartamento vuoto illuminato
da una lampadina luorescente. Nell’appartamento
accanto, un martello comincia
a battere appena arriviamo come in un
concerto di benvenuto.
“Non guadagno nulla con questo lavoro,
perché la ditta di costruzioni mi paga
molto poco”, racconta Boss Peng, un uomo
robusto con una grossa testa e i capelli tagliati
a spazzola.
“Neanche io ci guadagno nulla, perché
i costi sono troppo alti”, risponde Lao
Kang.
Dopo questa ammissione di povertà, i
due cominciano a contrattare. Peng vuole
dare solo il 10 per cento di anticipo. Kang
chiede il 20. Peng protesta – “Pensavo che
su questo ci fossimo già messi d’accordo
venerdì scorso” – e tira fuori un fascio di
banconote da cento yuan, come una ragazza
che lascia intravedere le gambe. Il pacchetto
scompare quasi immediatamente
nella tasca interna della sua giacca a vento.
Lao Kang è irremovibile. Nell’appartamento
accanto, dopo un momento di silenzio
comincia il secondo movimento del
concerto: un assolo di trapano.
Nell’ora successiva Peng chiede che le
casse di cavi siano portate al cantiere quel
pomeriggio stesso. Lao Kang risponde che
gli servono due giorni. Boss Peng gli spiega
che ha solo due settimane per inire il lavoro.
Sentendosi in vantaggio, Lao Kang ribatte
che se paga subito può garantirgli la
consegna domani. Il fascio di banconote
ricompare e cambia proprietario. Al trapano
torna a unirsi il martello, in un crescendo
che fa da sottofondo alla irma del contratto.
La trattativa è durata due ore. “Sono
molto stanco”, ammette Peng. “Anch’io sono molto stanco”, replica
Lao Kang. “Nella prossima vita non faremo
i commercianti. Faremo i funzionari
pubblici”. Fornendo l’equivalente di seimila
dollari di cavi di rete a Peng, Lao Kang
ne guadagna meno di cinquanta, un margine
di proitto inferiore all’uno per cento.
Mentre torniamo verso il suo ufficio,
Lao Kang mi confessa che riesce a immaginare
una vita diversa. La sorella di sua moglie
e il marito vivono e lavorano negli Stati
Uniti da anni. “Loro non sono ossessionati
dai soldi”, dice, “pensano solo a vivere
bene. Tutti i ine settimana vanno a fare
una gita da qualche parte”.
Gli rispondo che anche lui potrebbe
passare i weekend in quel modo.
“Certo”, dice lui. “Ma ogni volta che ci
penso mi viene subito in mente che dovrei
fare qualcosa di più costruttivo. Come lavorare”.
L’eccezione
In un paese che dà tanta importanza al successo
economico, perino gli eretici fanno
carriera. Zhao Xing ha ventisei anni. È la
dirigente di un’azienda di pubbliche relazioni
statunitense a Pechino e scrive un
blog rivolto agli impiegati della sua età. Ma
non dà suggerimenti su come diventare
manager o milionari. Consiglia ai suoi lettori
di realizzare i loro sogni cercando di
sopravvivere sul posto di lavoro, un esplicito
riiuto della società ossessionata dall’eficienza.
“Non mi piace Du Lala”, mi confessa.
“Non fa altro che combattere. È
troppo faticoso. Io continuo a dire ai miei
lettori che noi non dobbiamo essere così.
Se siamo come i nostri genitori, la società
non progredirà mai”.
Il primo libro di Zhao Xing, che è uscito da poco, non parla di lavoro. Racconta un
viaggio di undici giorni che Zhao ha fatto a
Taiwan nel 2010, dormendo sul divano a
casa di persone che aveva conosciuto online.
Ai cinesi non è permesso andare a Taiwan
se non in gruppi organizzati, perciò il
libro, che nell’isola ha venduto bene, ha
suscitato grande scalpore. “È sempre stato
il mio sogno visitare Taiwan, da quando
avevo 17 anni”, mi dice l’autrice. Un secondo
libro, una combinazione di saggi e storie
ambientate nel mondo del lavoro, dovrebbe
uscire verso la ine dell’anno.
Zhao Xing fa parte di quella che i cinesi
chiamano bawuhou, la generazione nata
dopo il 1985. Abituati a una vita di comodità
materiali e di possibilità di scelta, hanno
una visione diversa del successo. “Siamo
cresciuti con le riforme”, dice. “Non possono
più allettarci con i guadagni, devono
far leva sui nostri sogni. Un ragazzo nato
dopo il 1985, per esempio, può decidere di
lasciare il lavoro per viaggiare. Questo era
inimmaginabile per la generazione precedente”.
I lettori spesso scrivono a Zhao
Xing per raccontarle quali sono le loro
aspirazioni: diventare bravi insegnanti,
comprare una borsa di Louis Vuitton, dirigere
un ilm, portare i genitori a fare un
viaggio in aereo per la prima volta.
A Zhao Xing piacerebbe visitare “posti
dove gli altri non possono andare, come
l’Islanda, le Figi e il Vaticano”. Vuole imparare
a suonare meglio il pianoforte. Tra gli
scrittori che ho incontrato, è stata l’unica
che ha provato a darmi una deinizione del
successo: “Avere successo signiica poter
vivere la vita che vuoi, essere te stesso e
non quello che gli altri vogliono che tu sia.
Non posso dire di esserci riuscita, ma ci sto
provando”. E ai lettori del suo blog consiglia
: “Non identiicatevi con il vostro titolo
e con quello che c’è scritto sul vostro biglietto
da visita. La vita non è tutta in quelle
parole… Potete cambiare uicio, cambiare
lavoro, ma la giovinezza viene una
volta sola, e avete una sola anima. Non sacriicate
la vostra anima e le vostre idee per
nessun motivo. Dovete comportarvi bene
ed essere coraggiosi”.
Anche se rappresenta una nuova tendenza
nella narrativa contemporanea,
Zhao Xing segna un ritorno alla generazione
precedente di scrittori cinesi: quella che
si preoccupava meno di lavorare e più di
vivere.
Leslie T. Chang è una giornalista e scrittrice
statunitense di origine cinese. In Italia ha
pubblicato Operaie (Adelphi 2010).