Massimo Riva, l’Espresso 27/7/2012, 27 luglio 2012
SOLO DRAGHI PUÒ SALVARCI
Speculatori all’attacco di Italia e Spagna. I mercati crollano e la politica Ue latita. L’unica via sarebbe che la Bce stampasse moneta
Tanto temuta per il mese d’agosto la madre di tutte le battaglie sui mercati finanziari è ormai già in corso da almeno un paio di settimane. Come raccontano le cronache dal fronte tumultuoso dei listini azionari e dalle trincee infiammate degli "spread" sui titoli dei paesi oggi più esposti come Spagna e Italia. È un anticipo di ostilità che fa paventare una lunga estate di fuoco. Anche perché stavolta è davvero difficile scaricare le colpe dei nuovi incendi speculativi sulle sole spalle degli spregiudicati gestori della finanza d’azzardo. Se costoro hanno ripreso con forza ad attaccare, la ragione principale è che i difensori dell’euro continuano a offrire loro una quantità di buoni motivi per rinvigorire gli assalti. I termini dello scontro in atto non sono poi difficili da decifrare. Quanto a lungo, per esempio, può durare la resistenza di Madrid se il finanziamento dei suoi debiti domestici, pubblico e soprattutto privato, continuerà a scontare un differenziale di sette/otto punti rispetto all’economia tedesca? Il giallo dell’appello del governo Rajoy, da cui Parigi e Roma hanno subito preso le distanze, lascia presagire una condizione drammatica delle casse spagnole. E il risultato di simili mosse non può essere che quello di ridare slancio agli attacchi di una speculazione alla quale sono ben chiari anche i limiti d’azione di una Bce ingessata da vincoli statutari e da veti politici che le impediscono di esercitare il potere fondamentale di cui godono le altre banche centrali: quello di stampare moneta quanto basti per rovesciare le aspettative degli assalitori.
In Italia, al momento, può suonare rassicurante che il premier Mario Monti dica di non considerare la necessità di chiedere aiuti. Ma anche la nostra economia quanto a lungo può reggere differenziali così elevati nel costo del denaro? Uno scarto di sei/sette punti percentuali nei tassi sul debito pubblico comporta rialzi anche ben maggiori nel credito alle imprese che sono già avvitate in una pesante spirale al ribasso degli investimenti. Alto è il rischio che prima della fine di questa estate di fuoco anche il governo di Roma si trovi costretto a bussare alla porta della Bce. Non a caso del resto è stato proprio Mario Monti a battersi da leone per spuntare al vertice di Bruxelles di fine giugno il via libera a quello "scudo anti-spread" che dovrebbe consentire interventi sul mercato per rendere meno erratici i differenziali d’interesse fra i paesi dell’euro. Ma proprio questo nodo ripropone il capitolo cruciale dell’incapacità politica dei governi dell’euro di concordare un’efficace strategia di risposta all’assedio della speculazione finanziaria. Impotenza che si riflette in uno scarto fra le parole degli annunci e i fatti conseguenti così spettacolare da essere oggi il più pericoloso e potente incentivo agli assalti esterni. Basta guardare al marasma delle ultime settimane. A fine giugno si annuncia da Bruxelles l’intesa sullo "scudo anti-spread". Il tempo di rifiatare e già due governi - quelli di Finlandia e Olanda - minacciano di fare marcia indietro. Si arriva così al vertice ministeriale del 9 luglio, che doveva decidere sulle tecnicalità operative dello scudo, ma la riunione serve soltanto a riassorbire i dissensi di principio rinviando senza data ogni intesa su modi e tempi di entrata in funzione del nuovo meccanismo. Si muove poi di rincalzo la Corte costituzionale tedesca la quale annuncia, con serafica noncuranza, che potrà pronunciarsi sulla legittimità dello "scudo anti-spread" non prima del prossimo 12 settembre. Così, oltre tutto, indicando ai mercati una zona franca di tempo entro la quale gli speculatori potranno esercitarsi nelle loro scommesse senza il timore di poter essere presi in contropiede dalle difese dell’unione monetaria.
A questo punto - e siamo alle ultime e più calde giornate - chi sui mercati si era messo alla finestra paventando di potersi scottare le dita a causa dei possibili interventi calmieratori dello "scudo anti-spread" legge questo imbelle andirivieni delle autorità politiche europee come un implicito via libera a rilanciare gli assalti speculativi. Che, infatti, sono ripresi in modo massiccio dalla metà di luglio e, se nulla cambia, proseguiranno di sicuro per tutta questa estate. Perché ormai ad alimentare le scorrerie sui mercati è soprattutto la manifesta insufficienza politica dei governi di Eurolandia: divenuta oggi il vero tallone d’Achille della moneta unica.