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 2012  luglio 25 Mercoledì calendario

UNA CASTAGNA AMARA PER CISNETTO


«Insulti e ingratitudine». Come, Enrico Cisnetto? «Dopo 10 anni lasciamo Cortina InConTra e il Sindaco Andrea Franceschi invece di salutarci, festeggia. Esulta. Finalmente cafoni e maleducati abbandonano il campo, sostiene».
E sbaglia?
Lei che dice? Il successo della manifestazione era sotto gli occhi di tutti.

A Cortina abbiamo portato il quintetto del Berliner, mica il Bagaglino. Ma una buona parte della comunità ci ha sempre sopportato. Anzi, mal sopportato. Ostacolato.
In che modo?
Non ha fatto nulla perché Cortina InConTra diventasse il cuore dell’estate. Nessuna osmosi, confidenza, amicizia. Diffidenti, ostili, di manica stretta, anche. Sono stato a Ravello, ho visto come un Festival può cambiare volto a un luogo, mi piange il cuore, guardi.
Ormai è tardi.
Che le devo dire? Ci spostiamo definitivamente a Roma, all’Ara Pacis, dal 24 settembre, una volta alla settimana. Addio Cortina. La lasciamo alla sua libertà.
Quale?
Quella di organizzare senza lacciuoli, cito testualmente, la sagra della Castagna. Una grande casa automobilistica aveva proposto di rinnovare la struttura impegnando due milioni di euro. Meglio la castagna hanno detto. Buona fortuna.
Senza rimpianti?
Quando le storie finiscono, finiscono. Avevamo usato il condizionale, parlato di sospensione. Franceschi ha scelto di non covar dubbi. Adesso, in preda a furia iconoclasta, minaccia di smontare pezzo a pezzo la tensostruttura che ospitava i dibattiti. Non si rende conto. Gli ampezzani, poi, sono particolari. È quasi una questione antropologica.
In che senso?
Gli alberghi, a parte un paio di eccezioni, sono vecchi. Le case sono carissime. Te le affittano e poi si incazzano: «Mio figlio per sposarsi deve emigrare in Val Pusteria». I provvedimenti comunali oscillano tra demagogia e non-sense. Mille euro a fondo perduto per chi affitta casa ai locali. Non mi risulta che a Cortina chiedano il passaporto, ancora.
C’è amarezza.
Il dilettantismo mi deprime. Non puoi tenere prezzi così alti e offrire in cambio servizi così bassi. Le contraddizioni strozzano Cortina. Se vendi i fienili a 30.000 euro al mq è difficile poi pensare di dar spazio a ben 4 campeggi.
Ce l’ha con i campeggiatori?
Non è razzismo, ma logica di marketing. Il pubblico dei campeggi non spende, il turista mordi e fuggì compra un panino e poi dorme altrove. Noi portavamo qualità senza chiedere un euro, l’amministrazione va in direzione opposta e contraria.
Il sindaco tuona: «Basta con Lele Mora e il suo circo».
Strano, perché prima di dichiararlo persona non gradita, gli aveva concesso i permessi per impiantare la sua attività. A lui e a Briatore per un Billionaire che ballò un solo inverno.
Da Franceschi sono arrivate critiche anche al Cinepanettone. «Torniamo alla Cortina dei Montanelli e dei Buzzati».
Come no? Sfortunatamente alla prèmiere dell’ultima fatica natalizia di De Laurentiis c’ero anche io ed ero seduto accanto al sindaco. Ero turbato: «Ma ti rendi conto di che messaggio propugna «sta roba qui»?
E lui si divertiva?
Credo non si sia mai divertito in vita sua, però sorrideva. Adesso fa finta di niente, tuona contro i politici. Non so se sia lecito infangare la stessa categoria che ha contribuito a farti eleggere.
Eravate i Cisnetto’s.
L’hanno scritto, certo. Acqua fresca.
Tramavate da lobbisti.
Lobby non è una parolaccia. Io e mia moglie Iole, avevamo inventato un media alternativo. Davamo fastidio. Chi riesce in qualcosa alle nostre latitudini non gode del perdono cristiano. Ma se noi eravamo una lobby di successo, per la proprietà transitiva, potreste esserlo anche voi del Fatto. Siamo fratelli.
Non esageriamo.
Ha ragione. Io non sono mai stato antiberlusconiano, ma neanche berlusconiano. Non l’ho mai votato Silvio.
Lui le propose la direzione di Panorama.
«Ci penso io, il giornale è mio» disse. L’illusione era che Franco Tatò dimissionasse Andrea Monti. «Non lo farà mai» suggerii al Cavaliere. Modestamente, avevo ragione. Berlusconi è il più grande indecisionista che abbia mai conosciuto.
Pare che torni.
Non se ne è mai andato. Il suo obiettivo è sempre stato quello delle prossime elezioni. Il suo è un problema psicologico che esula e supera gli interessi personali. Si chiama bulimia.
Presunzione?
Berlusconi pensa che tutto ciò che non ha realizzato sia da ascrivere ai cattivi, ma a destra c’è solo lui. I gufi del suo partito si erano appollaiati invano. L’avevo scritto già a novembre.
Lei ha un’alta opinione di sé?
Rispetto alla politica ho la presunzione di fare anche delle proposte. Sono un opinionista, scrivo da battitore libero, anche se i giornali non pagano più.
Lei li lasciò.
Ai colleghi garantiti, quelli con il culo coperto dagli editori, la mazzetta dei quotidiani e il telefono pagato, la scelta non piacque. «Non segue i binari prestabiliti». Piuttosto che continuare a trattare con il Cdr avrei preferito l’esilio.
Cisnetto il terzista.
Se vuole, ma non cerchiobottista o furbetto. Vorrei una politica che evitasse giochetti miserabili, che non si prestasse a far stampare surrettiziamente sulle schede il nome del premier o a proporre come forza credibile, la più grande sciagura di questo quindicennio, la Lega. Ci vuole la grande coalizione, altrimenti non se ne esce.
La grande ammucchiata?
Non la chiami così. Fino a ieri l’opposizione l’ha fatta facile e chi governava ha raccontato balle. Sa cosa mi ha detto la SWG?
Cosa?
Che Grillo vale il 30%. Faccia lei. L’antipolitica, già a Cortina, si avvertiva nitidamente. Ci sarebbe una prateria per il partito che non c’è. Senza corresponsabilità non se ne esce. Sono molto preoccupato, non solo per l’economia.
Lei parlava spesso con Bisignani.
(Alza le braccia, si lascia sfuggire un dolce, impercettibile «cazzo», ndr). Gigi è un mio amico, capitava di telefonarsi. Non per reciproca convenienza, ma per una bella sintonia tra le nostre figlie. La sua si ammalò, il rapporto si rafforzò anche se io con Bisignani non ho mai lavorato né tantomeno lavoro adesso. Ora per fortuna sua figlia sta bene e mi sembra che anche la montagna giudiziaria dell’affaire Bisignani, come spesso accade, abbia partorito un topolino.
Con Bisignani, ossessionato da Masi, raccontava l’insistenza dell’ex Dg della Rai per sbarcare a Cortina InConTra.
(Ride) Mauro invece lo conosco da anni, dai tempi della Banca d’Italia. A Cortina, per venire, telefonavano in tanti. Più scrittori di libri improbabili che politici.
E lei ospitava.
Era come essere un editore. Manovrare uno strumento inedito. Ma i quattrini li ho raccolti io, la credibilità in gioco era la mia e allora mi chiedo: dove sta il problema? Qual è l’errore?