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 2012  luglio 25 Mercoledì calendario

LA BUONUSCITA DI LIGRESTI, 43 MILIONI PER PREMAFIN


Salvatore Ligresti inizia a parlare e inguaia l’ad di Mediobanca Alberto Nagel, facendo saltar fuori un presunto accordo segreto con Piazzetta Cuccia sulla definizione di una buonuscita da 43 milioni di euro da corrispondere alla famiglia del costruttore siciliano per mollare la presa sulla holding Premafin.

La ciliegina sulla torta dell’affaire Fondiaria Sai-Mediobanca-Unipol è venuta a galla ieri con la notizia del sequestro da parte della Procura di Milano di un documento che potrebbe confermare l’esistenza di un patto occulto tra Piazzetta Cuccia e i Ligresti di cui lo stesso don Salvatore aveva parlato ai pm nei giorni scorsi, sostenendo di aver firmato un accordo di due pagine con Nagel nel quale si indicavano le condizioni per l’uscita della famiglia dalla holding. In aggiunta, o in alternativa, alla manleva e al diritto di recesso che erano originariamente previsti dall’accordo alla base del salvataggio del gruppo Premafin-FonSai da parte di Unipol e che, se non fosse sopravvenuto il veto della Consob, avrebbero escluso future azioni di responsabilità verso i Ligresti garantendogli, col recesso, la possibilità di vendere direttamente a Premafin le loro azioni a un prezzo determinato matematicamente.

L’ulteriore intesa prevedeva poi il versamento a Ligresti di circa 43 milioni, somma equivalente al controvalore del 30% di Premafin, oltre ad un ufficio, un autista, una segretaria e una cascina per Salvatore, una liquidazione per la figlia Jonella e il mantenimento delle posizioni in Francia e Svizzera per gli altri figli Giulia e Paolo. La data della firma sarebbe il 17 maggio scorso, cinque giorni prima, cioè, che Consob prendesse posizione sugli altri “regali” ponendo la loro esclusione come condizione per non obbligare Unipol a lanciare una costosa, ma democratica, Opa su FonSai. Custode dell’accordo che sarebbe stato siglato presso la sede di Compass, la finanziaria di Mediobanca, l’avvocato Cristina Rossello che è contestualmente legale di Jonella in una causa per diffamazione e, in una causa analoga, avvocato di Palladio, rivale assieme a Sator di Unipol nel salvataggio di FonSai. Ma soprattutto da tempo segretaria del patto di sindacato che controlla Piazzetta Cuccia.

CON QUEST’ULTIMA che, se da un lato è il primo socio delle Generali, dall’altro è stata grande sostenitrice del gruppo delle coop nella corsa al capezzale della famiglia siciliana a sua volta azionista di Mediobanca, ma al contempo destinataria, in FonSai, di una serie di prestiti subordinati (cioè in caso di fallimento rimborsabili solo dopo il pagamento degli altri creditori) concessi da Piazzetta Cuccia per un totale di oltre 1 miliardo. La Rossello aveva apposto ai pm il segreto professionale, da cui il sequestro del documento che però non risulta firmato, anche se lo stesso avvocato avrebbe riferito che era stato siglato in linea con le dichiarazioni di Ligresti secondo il quale l’accordo doveva essere sottoscritto anche da Carlo Cimbri, ad di Unipol, e Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, altro grande creditore del gruppo . Tuttavia, lo stesso costruttore, già nel registro degli indagati per le ipotesi di ostacolo all’autorità di vigilanza e aggiotaggio su Premafin, ha detto di non sapere se poi i due manager siano stati messi al corrente della vicenda. Mediobanca dal canto suo ieri si è affrettata a smentire accordi con i Ligresti e firme di documenti, precisando-che l’avvocato Rossello non è legale dell’istituto nel dossier in corso. Si profila dunque molto complesso e delicato il lavoro dei pm per capire se il documento è una copia di un originale scomparso con i dettagli di eventuali transazioni tutti da esplorare o una semplice bozza di richieste dei Ligresti che proprio il 17 maggio avevano sbloccato le difficoltose trattative sui concambi della fusione Premafin-Unipol-FonSai, passaggio chiave per l’operazione. Al lavoro anche la Consob che, come il mercato, avrebbe dovuto essere informata di eventuali accordi tra le parti e che, nel suo ultimo verdetto sul salvataggio si era riservata di valutare ogni elemento che dovesse emergere in tema di disparità di remunerazione tra la famiglia siciliana e gli altri azionisti delle società coinvolte.