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 2012  luglio 24 Martedì calendario

C’è qualcuno che scommette contro l’euro? Sì, una schiera di nuovi "Soros". Se si sovrappongono i grafici di cambi, borse e rendimenti europei di venerdì scorso e si guarda l’ora in cui è scattata la vendita a raffica in simultanea che ha affondato la borsa di Milano e Madrid, fatto schizzare i relativi rendimenti dei bond e soprattutto calare l’euro c’è la prova di questo attacco: tutto coincide con l’apertura di Wall Street senza un motivo scatenante (anzi l’Erogruppo aveva dato il via libera a 100 miliardi di euro per le banche spagnole) se non il fatto che fosse venerdì pomeriggio, quando gli operatori europei sono con le difese abbassate in vista del week-end

C’è qualcuno che scommette contro l’euro? Sì, una schiera di nuovi "Soros". Se si sovrappongono i grafici di cambi, borse e rendimenti europei di venerdì scorso e si guarda l’ora in cui è scattata la vendita a raffica in simultanea che ha affondato la borsa di Milano e Madrid, fatto schizzare i relativi rendimenti dei bond e soprattutto calare l’euro c’è la prova di questo attacco: tutto coincide con l’apertura di Wall Street senza un motivo scatenante (anzi l’Erogruppo aveva dato il via libera a 100 miliardi di euro per le banche spagnole) se non il fatto che fosse venerdì pomeriggio, quando gli operatori europei sono con le difese abbassate in vista del week-end.
Hedge fund Usa all’attacco dei periferici? Certo ma ora ci sono nel mirino anche i titoli di stato di Olanda e Germania, fino a ieri considerati inattaccabili perché ritenuti «mispriced», cioè con un prezzo non corretto, infatti i biennali tedeschi sono addirittura negativi. Tra i primi a fiutare l’affare c’è John Paulson, famoso per aver previsto il crollo dei subprime nel 2008 guadagnandoci un gruzzolo di 15 miliardi di dollari. Paulson avrebbe avvisato gli investitori del suo fondo di prevedere a breve «un significativo peggioramento della situazione economica dell’Eurozona».
Non solo. Il 21 maggio scorso Mohamed A. El-Erian, ceo di Pimco, la società che gestisce il maggior fondo obbligazionario al mondo con 1.000 miliardi di dollari di asset, ha detto che «l’uscita della Grecia dall’euro è probabilmente inevitabile e ci stiamo preparando all’eventualità», cioè stiamo scappando a gambe levate dalla zona euro. Un giudizio che ha fatto dirottare molti investitori dall’euro verso T-Bill americani che infatti sono con i rendimenti ai minimi storici.
Poche settimane fa la banca britannica Barclays (quella dello scandalo del Libor) ha annunciato di aver venduto nei primi tre mesi del 2011 il 14% dei titoli italiani in suo possesso e lo stesso hanno fatto le americane Morgan Stanley e Bank of America seguendo
il suggerimento interessato del segretario al Tesoro americano Thimoty Geithner e della Fed di Ben Bernanke, che all’inizio dell’anno invitarono le banche americane a ridurre l’esposizione verso l’Europa.
Un affondo in piena regola contro l’euro che arriva da lontano: secondo una ricostruzione del Wall Street Journal tutto è cominciato l’8 febbraio 2010 in una cena di idee ospitata a Manhattan da Monness, Crespi, Hardt & Co., una azienda di ricerca e brokeraggio newyorchese, a cui parteciparono pezzi da novanta di hedge fund tra cui Sac Capital Advisors LP. Nella cena, manager di hedge-fund hanno convenuto che l’euro avrebbe raggiunto la parità col dollaro. L’obiettivo di alcuni dei partecipanti era verificare l’ipotesi teorica di ripetere la scommessa ribassita contro lira e sterlina di Soros nel 1992. L’euro però è un mercato enorme, con un volume di almeno 1.200 miliardi di dollari di scambi al giorno, un valore che rende un nano il volume giornaliero di scambi della sterlina inglese nel 1992. Ecco perché bisognava far massa critica, a cui diedero, indirettamente, una mano significativa le agenzie di rating Usa che continuarono a colpire prima la Grecia (salvata il 2 maggio 2010), poi l’Irlanda (29 novembre 2010), il Portogallo (16 maggio 2011), di nuova la Grecia (14 marzo 2012) e infine la Spagna (9 giugno 2012).
Fantaeconomia? Forse, ma a dicembre 2009 l’euro era scambiato a 1,51 contro dollaro, poi passò a 1,31 a marzo 2010 e venerdì scorso era a 1,22. Insomma il momento per far perder valore all’euro o farlo politicamente "saltare" sembra proprio quello giusto, grazie anche alla "quinta colonna" rappresentata dei falchi interni all’euro (bavaresi, finlandesi e olandesi) che ritardano la creazione di una vera diga anti speculazione.
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