Valentina Arcovio,Tutto Scienze & Salute, la Stampa 25/7/2012, 25 luglio 2012
IN FERIE CON L’INSONNIA
Altro che relax e riposo. Spesso, quando in estate si va in vacanza, dormire bene diventa una sfida, soprattutto i primi giorni. Colpa di uno stile di vita «vagabondo», complici, a volte, anche i fusi orari diversi o il repentino cambio di abitudini, il rischio è di ritornare dalle ferie più stanchi di prima.
A confermarlo sono anche gli esperti del sonno di «Tempur Italia», azienda americana specializzata nei prodotti per riposo. «Quando si è in vacanza, si modificano ambiente, stili di vita, orari e abitudini. Spesso a risentirne è il riposo: il cambiamento può portare un po’ di agitazione, che impedisce di addormentarsi persino prima della partenza. Poi a poco a poco bisogna riuscire ad abituarsi al nuovo ambiente o, in caso di vacanza “itinerante”, al fatto di cambiare spesso letto», afferma Alberto Bergamin, ad di «Tempur Italia».
Già in estate, a prescindere dal tipo di vacanza scelta, dormire bene è di per sé una scommessa. «Nella stagione calda - spiega Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di medicina del sonno dell’Istituto San Raffaele di Milano e membro della Società Italiana di Neurologia - la maggiore luminosità inibisce il rilascio della melatonina, che viene prodotta nelle ore di buio». Inoltre, dormire con le finestre aperte favorisce l’ingresso di «intrusi» in camera da letto, cioè elementi di disturbo che possono portare a fastidiosi ed estenuanti microrisvegli.
«Le zanzare durante la notte - ricorda Bergamin - possono diventare un vero e proprio veleno per il sonno. Nel kit del viaggiatore, quindi, è bene avere sempre un antizanzare e, se possibile, una zanzariera. Anche il caldo eccessivo, poi, può essere un problema, così come l’uso smodato di aria condizionata, che può causare raffreddori o intorpidimenti muscolari». E, se si pensa di recuperare il sonno perso con micro-sieste, ci si sbaglia di grosso. «Solo il sonno notturno è in grado di inibire il cortisolo, l’ormone dello stress», precisa Ferini Strambi.
Il punto, perciò, è riuscire a trovare il giusto compromesso. «La parole d’ordine è “moderazione”, il non spingere troppo sull’acceleratore», consiglia Ferini Strambi. E si può cominciare con qualche semplice accorgimento. «Anzitutto, bisogna mantenere costante tutto quello che può restare tale, conservando almeno l’orario in cui ci si corica e ci si sveglia, a prescindere dall’ ambiente, che può cambiare anche una notte dopo l’altra», afferma Bergamin. I viaggi transatlantici, invece, richiedono maggiore attenzione. «L’ ideale - spiega Ferini Strambi - sarebbe cercare di preparar-
si ai nuovi ritmi già tre -quattro giorni prima della partenza. Per i “gufi”, i cronotipi che tendono ad andare a letto più tardi, non sarà un grosso problema adattarsi al fuso orario degli Usa, come lo può essere per le “allodole”, cioè i mattinieri. Il contrario, invece, è se la destinazione è l’Asia». E’ importante ricordarsi che per ogni ora di fuso serve un giorno per adattarsi ai nuovi ritmi. Infine, sebbene per il rientro l’adattamento sia più semplice, se si vuole essere sicuri di ricaricare le batterie prima di riprendere le normali attività, è consigliabile prendersi una «vacanza dalla vacanza». L’idea è quella di sfruttare gli ultimi tre o quattro giorni di ferie per riadattarsi con gradualità alle vecchie abitudini.