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 2012  luglio 25 Mercoledì calendario

GIALLO SULLA BUONUSCITA «SEGRETA» DEI LIGRESTI. IL NASTRO DI JONELLA —

Come ambientino, niente male questo inedito spaccato di capitalismo italiano: la figlia di Salvatore Ligresti, Jonella, che di nascosto registra la custode del patto di sindacato di Mediobanca (che per inciso è anche l’avvocato di Berlusconi nel divorzio con Veronica) per carpirle la prova-audio, subito consegnata in Procura, che davvero il 17 maggio fossero stati l’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia e il padre a siglare un accordo (poi non attuato) sulla buonuscita alla famiglia da oltre 45 milioni di euro.
Ligresti jr. all’attacco — Sono i figli Paolo (indagato in un procedimento connesso) e Jonella Ligresti a innescare questa spy story bancario-giudiziaria: vanno in Procura e, accreditando un atteggiamento collaborativo con il pm Luigi Orsi, raccontano che il 17 maggio Salvatore Ligresti e Alberto Nagel, cioè l’amministratore delegato della Mediobanca tanto spesasi per far funzionare l’operazione Unipol-Fonsai-Premafin, avrebbero sottoscritto un accordo che cristallizzava le condizioni, via via asciugatesi nei negoziati, alle quali la famiglia accettava di farsi da parte: 45 milioni di controvalore delle azioni Premafin della famiglia, la garanzia di un ruolo manageriale per Paolo in una società svizzera di Fondiaria, soldi su una banca di Montecarlo per Giulia, una buonuscita per Jonella, aiuti a una fondazione benefica.
Consob aggirata? — Se fosse stato vero e non dichiarato, oggi sarebbe un problema per Mediobanca (ostacolo all’Autorità di vigilanza) perché già in quei giorni Consob stava maturando il provvedimento del 24 maggio che esentò Unipol dalla costosissima Opa obbligatoria solo a patto che i Ligresti uscissero senza alcun premio.
La fotocopia — i Ligresti jr. consegnano al pm la propria fotocopia del "papello" manoscritto da Jonella, privo però delle sigle del papà e di Nagel, benché i figli affermino (e il padre confermi) che sarebbero state apposte sull’originale affidato in custodia al segretario del patto di sindacato di Mediobanca, l’avvocato Cristina Rossello: una professionista affermatissima, erede dello studio di Ariberto Mignoli (il giurista amico di Cuccia che architettò e a lungo presiedette il patto di sindacato di Mediobanca), ricca di incarichi societari (è nel cda di Mondadori su indicazione di Fininvest), avvocato patrimonialista dell’ex premier Berlusconi nella causa di divorzio con la moglie Veronica Lario. Riguardo Mediobanca (seconda azionista di Rcs-Corriere della Sera), Salvatore Ligresti sostiene che l’intesa avrebbe dovuto essere resa nota anche a Federico Ghizzoni (Unicredit) e Carlo Cimbri (Unipol), ma non sa se questo sia poi avvenuto.
L’originale — Rossello, convocata come teste giovedì scorso in Procura, per non tradire il mandato professionale chiede di consultare un proprio consulente legale, che individua in Niccolò Ghedini, l’avvocato di Berlusconi. Da questi contatti sortisce la soluzione spesso adottata in casi simili: invece di essere l’avvocato Rossello a consegnare il documento, è la Procura ad acquisirlo con un sequestro. È un foglio che sembra l’originale della fotocopia in mano ai Ligresti, eccetto un arzigogolo a penna e una curiosa e grossa macchia in basso. Ma neanch’esso reca la sigla di Nagel e di Ligresti: i suoi figli dunque mentono e spacciano per accordo con Mediobanca un foglio che magari aveva solo recapitato in Piazzetta Cuccia le loro richieste?
Mediobanca nega — In effetti ieri, mentre Consob annuncia accertamenti autonomi, un portavoce di Mediobanca comunica che «non c’è stato alcun accordo con i Ligresti, né sono mai stati firmati documenti», e afferma che «Rossello non è legale dell’istituto nel dossier in corso».
Il registratore di Jonella — Ma la figlia di Ligresti cala in Procura una carta molto pesante: una registrazione. Spiega di aver registrato, all’insaputa della custode del patto di sindacato di Mediobanca e nel suo studio legale, un loro colloquio di 20 minuti la mattina di giovedì scorso. A Rossello, che è stata legale dei Ligresti in una causa di diffamazione, Jonella Ligresti domandava di riavere il foglio siglato sia dal padre sia da Nagel: e nella registrazione Rossello non cade dalle nuvole ma conferma che il foglio esiste, che davvero è stato siglato sia da Nagel sia da Ligresti, che ella lo detiene in custodia fiduciaria su mandato di entrambi, e che per questo senza il loro ok non si sente di consegnarlo ad alcuno. Jonella porta l’audio pirata in Procura: può farlo perché la registrazione di conversazioni tra presenti non è reato, a differenza della captazione di conversazioni di terze persone.
Via il segreto — A questo punto è Rossello a essere ieri richiamata dal pm per spiegare perché il suo foglio, asserito originale, non rechi le sigle di cui invece parla con Jonella nella registrazione. L’avvocato prospetta il segreto professionale, ma il gip Roberto Arnaldi, su richiesta del pm, con uno specifico provvedimento (articolo 200 del codice) la scioglie dal segreto e le ordina di deporre. «Non posso dire niente — si scusa con i cronisti —. Ma avrete sentito le grida nell’ufficio...».
Luigi Ferrarella