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 2012  luglio 24 Martedì calendario

CHIODI, NUDISTI E AURICOLARI MA NON PARLATEMI DI NOIA


TORNO in Italia e molti mi dicono: chissà come ti sei annoiato al Tour. Neanche un po’, invece. Credo che mi sarei annoiato di più al Giro, ma un conto è vedere una corsa di tre settimane in tv e un altro starci dentro (dentro ma coi limiti che sappiamo). Il mio voto al Tour in blocco è 7. Nemmeno penso che gli organizzatori l’abbiano disegnato per favorire la Sky. Quando l’hanno pensato e presentato non potevano sapere che Contador sarebbe stato squalificato e che Andy Schleck si sarebbe rotto. Hanno deciso di renderlo più incerto diminuendo gli arrivi in salita (spesso deludenti in passato) e aumentando il numero dei km a cronometro. Quelli di Sky hanno potuto correre in pantofole per carenza di avversari pericolosi. A un certo punto era rimasto solo Nibali. Che negli ultimi tre anni è salito sul podio delle tre più grandi corse a tappe. È il solo corridore da classifica che ci resta, teniamocelo buono.
Un 7,5 alle salite inedite, la Planche des Belles Filles e il Muro di Péguère, chiodi a parte. Su tutte, peggiora il pubblico. Non so cosa spinga persone di tutte le età a mettersi elmi da vichingo, parrucche coi colori della bandiera, seni finti, a trasportare canguri di peluche, a giocare al torero in mezzo alla strada, a mostrare le chiappe alla corsa, a rincorrere, nudi o vestiti, i corridori. Oppure lo so: la diretta tv. Se chiedete a un corridore, non c’è niente di peggio del ritrovarsi a fianco, in salita, un idiota che urla, rischia di farti cadere perché corre guardando la telecamera e non se ci sono ostacoli a bordo strada, e magari, filotto, ti rifila anche una pacca sulla schiena. Scandalizzarsi è inutile, ma se guardiamo le foto degli anni 50 e 60 salta subito all’occhio che allora la strada, tutta, era lasciata ai corridori. A forza di sentirsi dire che il pubblico fa spettacolo, qualcuno del pubblico può sentirsi autorizzato a organizzare spettacolini per conto suo, in fondo basta qualche dozzina di chiodi. Amore, passione, entusiasmo, va bene tutto. Ma se non c’è il rispetto non va bene niente.
Facce nuove: di Sagan si sapeva, di Pinot un po’ meno. Hanno 22 anni e un bel temperamento. Come velocista puro, su arrivi pianeggianti, è più forte Cavendish, ma Sagan si muove molto meglio sui dislivelli. La maglia verde, che dopo quella gialla è la più importante, se l’è conquistata non solo sprintando ma infilandosi spesso nelle fughe, anche in tappe di montagna. Tre vittorie nella prima settimana del suo primo Tour non gli hanno fatto passare la fame, il problema è che chi si ritrova in fuga con lui difficilmente lo porterà al traguardo. Quando
Sagan era dilettante, il suo allenatore lo sfidò a braccio di ferro. Lui fece finta di cedere lentamente, poi ci mise tutta la sua forza e vinse, fratturando il polso dell’allenatore. Anche Pinot era al suo primo Tour, ha vinto per distacco una tappa, ha chiuso nei primi dieci e promette bene. In salita s’è tolta la soddisfazione di battere Froome allo sprint, la salita è il suo pane e, se continua a crescere, i francesi torneranno ad avere un uomo da classifica. A lui e Sagan va un 7,5.
Un 3 agli organizzatori per la scarsa sensibilità usata nell’ultimo trasferimento. Non mi sfugge che la crisi obbliga a batter cassa ovunque, e che arrivare ad A e partire da B è pur sempre un affare, ma non guasterebbe una visione meno classista. Basta studiare l’arrivo dove c’è un aeroporto, anche piccolo, o una stazione per cui passano i Tgv è il problema è risolto. Se Hinault fosse ancora in gruppo, un bello sciopero i corridori l’avrebbero fatto. Siccome è capo del cerimoniale sul podio delle premiazioni, non c’è pericolo. Un 7 a Voeckler per aver avuto il coraggio di dire quello che molti suoi colleghi si limitano a pensare. Ossia che le “oreillettes” che permettono ai ds di telecomandare i corridori sono all’origine di molte cadute. Non è facile seguire i rumori del gruppo, i movimenti del pubblico e di eventuali animali al seguito, i sorpassi delle moto e intanto sorbirsi 22 napoleoncini che strillano, tutti, che bisogna stare nei primi 20 del gruppo. Quando il Tour, appoggiato dall’Uci, ha deciso di correre una tappa senza oreillettes i ds hanno risposto con una sorta di sciopero mascherato: tabella di marcia bassissima e niente fughe. Se io avessi la forza mediatica del Tour, vieterei le oreillettes per tutti i giorni della gara. Non vi piace l’idea? State a casa e rileggetevi von Clausewitz. Ma questo non avverrà. La tecnologia è sempre più padrona di uno sport in cui una volta bastavano le gambe e il coraggio. La situazione è riassunta da Bradley Wiggins: “Sono un topo da laboratorio alto 190 centimetri”.
E la cucina, la cucina? Niente di speciale, da ricordare nel tempo. Voto più alto (7,5) a una testina di vitello con salsa Gribiche, a Chambéry (La ferme à Jules). Troppo caldo a Tolosa per il cassoulet. In Francia insistono a mettere su oneste foglie di lattuga fresca qualunque cibo caldo, dal filetto di rombo all’andouillette, dall’entrecote alle animelle. Il risultato è umiliante per l’insalata e deprimente per l’avventore. Che può rivalersi di questo assurdo abbinamento con il voto. 1.