Guido Ruotolo, La Stampa 23/7/2012, 23 luglio 2012
Al primo piano di palazzo delle Aquile, la tappezzeria del divano del primo cittadino ha uno squarcio
Al primo piano di palazzo delle Aquile, la tappezzeria del divano del primo cittadino ha uno squarcio. Il sindaco Leoluca Orlando non è sorpreso della sorpresa: «In questa stanza non c’era neppure un computer o nel palazzo il wi-fi. Il sindaco Cammarata non si faceva vedere in ufficio, dieci anni di sua amministrazione hanno portato allo sfascio e al fallimento dell’amministrazione». Palermo come molte grandi città del Sud è sull’orlo della crisi, della bancarotta, del dissesto finanziario. «Se fossi cinico dichiarerei il dissesto. Sono appena arrivato, le responsabilità sono del mio predecessore. Ma un conto è dichiarare il dissesto in una città come Parma, per esempio, un altro è farlo a Palermo. Perché qui il dissesto - tecnicamente siamo in condizioni di poter essere considerati in dissesto - sarebbe un disastro per la città. Gran parte dell’economia di Palermo vive sul terziario che si sviluppa attorno al Comune». Ma siccome Palermo non è Parma, nel senso che a Parma l’economia della città sopporterebbe un Comune in dissesto, Orlando sta cercando di risanare i bilanci comunali. È la quarta volta che si ritrova alla guida della città. La prima fu nell’85, poi nel ’93 e nel ’97. Anzi, è la quinta volta, se si considera quel mese del ’90 in cui provò, da democristiano, a fare una giunta che mandasse all’opposizione gli Andreottiani. Di Leoluca Orlando si può dire tutto ma nessuno può contestare il fatto che sia un profondo conoscitore della città e della macchina comunale. «Fanno più male mille scippi da cento euro che una rapina da 100.000 euro. Quando un sindaco si presenta all’opinione pubblica con lo skipper della sua barca che è un dipendente comunale, produce più danni che un amministratore pizzicato con una tangente di diecimila euro, perché impedisce di chiedere ai dipendenti comunali di fare il proprio dovere». E i guasti dell’amministrazione Cammarata, secondo Orlando, sono stati anche «la gestione di 1.800 lavoratori che di “precari” avevano solo il nome essendo tutti contrattualizzati a tempo indeterminato». E oggi la macchina di Palazzo delle Aquile deve fare i conti con 21.000 dipendenti, compresi i lavoratori delle partecipate, delle aziende dei trasporti, del gas, dell’acqua. Le partecipate costano 280 milioni l’anno ma presentano un deficit di 240 milioni di euro. Il Comune di Palermo ha un bilancio di un miliardo e duecento milioni di euro. «Quando sono arrivato qui ho trovato soltanto 11 milioni di investimenti, meno dell’1% del bilancio. Uno scandalo. E fondi Ue per 35.000 euro. Io in poche settimane ho attivato 150 milioni di Fondi Fas, ho rimesso in movimento i cantieri per la realizzazione della prima linea del tram, e sono stati attivati gli appalti per la chiusura del nodo ferroviario. Dopo un decennale letargo gli uffici comunali stanno lavorando per i progetti di cantierabilità esecutivi per utilizzare risorse ingenti dei fondi Por del 2007-2012. Almeno 250 milioni possono essere destinati a Palermo». In bilico tra risanamento e dissesto, Palermo scommette sull’uscita dalla crisi. Aiutata da una task force di Palazzo Chigi guidata dal sottosegretario Catricalà, si sta elaborando un piano di rientro. «La stagione degli sprechi è alle spalle - conclude Orlando -, che la musica sta cambiando se ne è accorta la città».