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 2012  luglio 20 Venerdì calendario

«Io, una 50enne solitaria Così ho fermato il tempo» - Josefa Idem gareggerà sul k1 500 metri martedì 7 agosto, nel ba­cino Iton Dorney, mentre la fina­le sarà giovedì 9

«Io, una 50enne solitaria Così ho fermato il tempo» - Josefa Idem gareggerà sul k1 500 metri martedì 7 agosto, nel ba­cino Iton Dorney, mentre la fina­le sarà giovedì 9. A Pechino, a qua­si 44 anni, migliorò il proprio re­cord di più anziana canoista sul podio: a 36 fu oro (Sydney 2000), vanta anche due argenti (Atene ’04 fu il primo) e due bronzi, per l’Italia Atlanta ’96. Sefi disputerà l’ottava Olimpiade di fila, come i fratelli Piero e Raimondo D’In­zeo, colonnelli dei carabinieri presenti dal ’48 al ’76. «I maestri dell’equitazione erano aiutati dal cavallo - racconta la tedesca trapiantata in Romagna, 48 anni da compiere il 23 settembre - io faccio viaggiare la canoa da sola. Gareggiai per la Germania Ovest a Los Angeles ’84, ottenendo il bronzo, e a Seul ’88». All’epoca sembrava un’atleta normale, mancò il podio an­che a Barcellona. Nel frattem­po però aveva conosciuto il ma­rito Guglielmo Guerrini. «Pensate che era un tecnico di pallavolo. Venne a vedermi a Pra­ga, nel settembre del ’90, mentre mi allenavo: è il mio coach, a Lon­dra sarà presente assieme al ct Gianni Mazzoni». Il velista austriaco Hubert Rau­daschl partecipò a 9 Olimpia­di, dal ’64 al ’96. Lei si acconten­ta di essere la donna più pre­sente? «Non è detto che mi ritiri il prossimo mese. Lo sport per me è una professio­ne, finché rimango nei 3 parametri giusti, ovvero fisico, moti­vazione e risultati, non vedo perché do­vrei smettere. Quando dal corpo arrivano segnali di crisi so come trovare le contromosse». Un anno e mezzo fa, a scuola, guardando le altre mamme pensava a una vita normale... «Fu un passaggio pericoloso, non ero più monotematica sulla canoa; mi diedi una scossa e ho ri­messo il turbo. Sarebbe pure ora di voltare pagina, di scopri­re nuove cose». In Cina man­cò l’oro per 4 millesimi... Obiet­tivo medaglia? «Favorite sono la tedesca Wa­gner, vincitrice dell’Europeo, e l’ungherese Kozak: ciascuna si gioca la propria carta». Guido Balzarini fu l’oro azzur­ro più anziano, a 49 anni, nel 1924, nella sciabola. «Lo sport all’epoca era meno spinto, sul piano fisico, e la scher­ma è meno dispendiosa della pagaia. Dopo il titolo olimpi­co conquistato in Australia, a chiedermi di non smettere fu mio figlio Janek: a 17 anni gioca a tennis. In Grecia l’ar­gento arrivò appena 15 me­si dopo il parto di Jonas». A Ravenna è ancora as­sessore comunale allo sport? «No, manten­go comunque buoni rapporti con la giunta». Lei è di sini­stra. «Nella con­c ezione più pura del termine, ovvero per compiere le riforme sociali, la priorità della politica». Carlton Myers fu portabandie­ra azzurro nel 2000, pur essen­do nato a Londra. Da italiana per matrimonio, anche lei ci sperava? «Sono orgogliosa di essere sta­ta considerata fra le papabili, Vez­zali certamente è tra le più meda­gliate dello sport. Fossi stata desi­gnata, avrei dato un senso di inter­nazionalità, di Europa unita: era un messaggio diverso provenien­te dall’Italia, considerato anche il primato di partecipazioni e in una disciplina tanto faticosa... Avrei rappresentato gli italiani be­ne quanto Valentina». Quando rinascerà una campio­nessa così longeva? «Passeranno lustri, forse». È alta uno e 76 per 69 chili, a ri­poso ha 54 pulsazioni, come massimo avvicina ancora le 190. «Mi nutro seguendo le indica­zioni di un dietologo. Mangio car­boidrati senza glutine, cercando di mantenere in equilibrio grassi e proteine». La sua giornata tipo? «Sveglia alle 6, assieme a mio marito. La prima seduta è alle 8, con 2 ore in barca, il seguito dipen­de dal meteo, scegliamo fra pesi e corsa. Pranzo e, alle 16,30, secon­do allenamento, di due ore. Sono 6-7 di training quotidiano, a gior­ni alterni c’è fisioterapia». Cena prima delle 20, a che ora va a dormire? «Alle 21,30, con qualche ecce­zione ». Dove si allena? «Dietro Mirabilandia, il famo­so parco giochi. C’è il bacino artifi­ciale di Spandiana, della canottie­ri Ravenna». Qualche tifoso la segue? «Dipende. Qualcuno viene in barca accanto a noi, gli orari sono par­ticolari e la mia speciali­tà è per definizione solita­ria. Io poi detesto lavorare male, il mondo andrebbe meglio se ciascuno svolgesse bene la sua professione: non accetto di battermi sotto il 120% delle possi­bilità ».