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 2012  luglio 20 Venerdì calendario

Come usiamo il telefonino? - Secondo l’Ofcom, l’autorità britannica per le telecomunicazioni, nel Regno Unito il telefonino serve sempre meno per telefonare e sempre più per mandare messaggi e collegarsi a Internet

Come usiamo il telefonino? - Secondo l’Ofcom, l’autorità britannica per le telecomunicazioni, nel Regno Unito il telefonino serve sempre meno per telefonare e sempre più per mandare messaggi e collegarsi a Internet. Come si spiega? È merito, o colpa, degli smartphone, nei quali le telefonate sono diventate quasi un accessorio. Secondo la ricerca, grazie all’iPhone e ai suoi fratelli il 58% degli utenti britannici comunica quotidianamente attraverso email, Sms o social network. Solo il 47% lo fa con il telefono. Per dirla con il direttore dell’Ofcom James Thickett: «Parlare faccia a faccia e parlare al telefono non sono più i modi prevalenti di interagire». Anche in Italia gli smartphone hanno preso il sopravvento? Non del tutto. A metà dell’anno scorso il sorpasso sembrava imminente. Gli esperti prevedevano che anche in Italia il numero di smartphone avrebbe superato quello dei cellulari tradizionali già nel corso del 2011. Invece, un po’ a sorpresa, c’è stato il dietrofront. Secondo i dati Nielsen, tra fine 2011 e i primi mesi del 2012 i cellulari «intelligenti» in circolazione invece di aumentare sono diminuiti, passando da 25,3 milioni a 25,1. Un calo lieve ma significativo: è la prima volta che il numero degli utenti di smartphone scende, dopo essere più che raddoppiato nel giro di due anni (a fine 2009 erano 12,3 milioni). È il segno di un’inversione di tendenza? «Il sorpasso è in corso - assicura Andrea Valadè, responsabile Mobile Media di Nielsen -. Di fatto potrebbe essersi già realizzato, ma per esserne certi dobbiamo aspettare che venga confermato dalle statistiche». Che per ora dicono che a possedere uno smartphone è il 48,6% di chi ha in tasca un cellulare. Come si spiega allora questa piccola frenata? C’entra la crisi. Spiega ancora Valadè: «Il fenomeno è interessante proprio perché per la prima volta vediamo gli effetti della congiuntura economica ricadere anche sul mercato dei telefonini». Certo, gli smartphone si vendono ancora. Però negli ultimi sei mesi ad acquistarli sono stati soprattutto gli utenti che già ne avevano uno, meno evoluto, e che l’hanno cambiato. Gli altri attendono tempi migliori o che i prezzi inizino a scendere. Il mercato italiano si può considerare arretrato rispetto agli altri Paesi europei? Definirlo arretrato forse è eccessivo. Però ci sono margini di crescita più alti che altrove. Lo confermano i dati sui sistemi operativi per cellulari. Da noi prevale ancora Symbian, il motore dei primi – e meno avanzati – smartphone. Negli Usa e nei principali Paesi europei, Symbian dominava fino a un paio di anni fa, ma ora non rappresenta più del 10% del mercato. In Italia resta invece leader con il 45%. Android e iOs (leggi: iPhone) – cioè i sistemi operativi dei cellulari più evoluti – crescono rapidamente, ma meno che altrove. Quindi è per colpa della crisi che abbiamo iniziato a spendere meno per il telefonino? Sì, e si constata anche dalla spesa media per ricariche e abbonamenti, passata in due anni da 29,9 a 24,3 euro. Secondo un sondaggio Nielsen, il 49% degli utenti italiani sborserebbe meno di 19 euro al mese per il cellulare. Precisa Valadè: «Questa è la spesa dichiarata dagli intervistati: bisogna considerare che i pacchetti “tutto incluso”, proposti dai vari operatori, danno spesso l’impressione di costi minori di quelli reali. Però anche gli stessi smartphone si stanno rivelando uno strumento per risparmiare». In che modo gli smartphone ci farebbero risparmiare? Torniamo ai dati di partenza. Essendo sempre meno telefoni e sempre più mini-computer, i cellulari moderni servono soprattutto per accedere a Internet ovunque siamo. Negli ultimi due anni e mezzo, il numero di utenti che accede alla rete dal telefonino è raddoppiato e sono ormai 17,5 milioni gli italiani sempre connessi, anche in metropolitana o al supermercato. Così, non hanno più bisogno di chiamare o mandare Sms e per comunicare usano sistemi gratuiti come l’email o i social network. È vero che esistono applicazioni studiate appositamente per sostituire gli Sms? Sì e sono in crescita, proprio perché si appoggiano alla Rete per consentire l’invio di messaggi gratuiti. Più che Bbm e iMessages, le piattaforme riservate rispettivamente e solo agli utenti Blackberry e iPhone, il fenomeno del momento, è WhatsApp. Un’applicazione diventata rapidamente tra le più popolari per smartphone, con oltre due milioni di utenti e soprattutto un miliardo di messaggi inviati ogni giorno. Gli Sms sono quindi destinati a diventare un ricordo? Forse non del tutto. Però il loro calo sarà ancora più accentuato via via che aumenterà la diffusione degli smartphone. Che servono per fare ricerche (per il 78 per cento degli utenti), mandare email (per il 50 per cento%), leggere notizie (per il 49 per cento) e accedere ai social network (per il 40 per cento).