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 2012  luglio 20 Venerdì calendario

VOMITARE


Questo fanno. Sono loro, gli sciacalli del «dico/non dico», i divoratori di cadaveri che usano la morte di Borsellino per ricavarne mezzo voto o mezza copia in più. Di Pietro almeno fa politica: fa schifo, ma è politica. Ma che dovremmo dire di Travaglio, l’Ugo Intini di Bettino Ingroia? Fino a che punto questa marionetta di procura deve essere considerata solo un ventriloquo pagato a verbale? Ieri – prima di passare in via D’Amelio a ingentilire gli animi – ha scritto che Berlusconi e Dell’Utri sono i mandanti del delitto Borsellino: è «la verità»; dopodiché ha definito Napolitano come «il capo di quello Stato che trattò, e forse ancora tratta, con la mafia»: perché trattano ancora, capite? Forse interverrà anche Galliani per gli ingaggi. Avviene a margine di una trattativa che ogni volta è «certa, provata e assodata» anche se viene riposizionata di continuo, al punto che sono diventate (l’ha scritto lui, Marco Intini Travaglio) addirittura tre. Cioè: un paio di ufficiali, dopo la strage di Capaci, cercò di capire che cosa stesse accadendo e cercò contatti con un Vito Ciancimino ormai sfigato: non è che sappiamo moltissimo di più. E secondo la marionetta dovremmo tradurlo così, parole sue: «Sì, abbiamo trattato con la mafia, eravamo tutti d’accordo tranne Borsellino». Allora Berlusconi e Dell’Utri l’hanno ucciso. E chi eccepisce è un servo.

Filippo Facci