Alessandra Bianchi, L’espresso 20/7/2012, 20 luglio 2012
NUDE ALLA META
Due spettacoli quotidiani per sei giorni alla settimana che diventano tre il sabato. Fisico perfetto da mantenere in forma con allenamenti assidui. Un lavoraccio, insomma, per 24 giorni su 30 - certo, c’è di peggio- per 2000 euro al mese. Troppo pochi, secondo le ballerine del Crazy Horse: che per questo hanno scioperato e strappato migliori condizioni. Un’iniziativa clamorosa, che ha riacceso i riflettori su uno dei locali-mito di Parigi.
I contratti delle ragazze sono a tempo determinato e la loro carriera, come quella degli sportivi, non dura a lungo: si comincia intorno ai 20 anni e si arriva a un massimo di 32, poi bisogna riciclarsi per lasciare spazio alle nuove, agguerritissime, più giovani leve. Lo sciopero, proclamato il 15 maggio, ha fatto scalpore: non era mai successo che si scioperasse al Crazy Horse. Ma visto che essere un sogno ha un prezzo, le fanciulle hanno deciso quasi all’unanimità di rivestirsi e sono scese davanti all’entrata al locale, vicino ai mitici Champs-Elysées, per esprimere le loro ragioni. Dopo due giorni senza spettacoli, si è arrivati all’accordo: aumento dello stipendio di circa il 15 per cento e un maggior "riconoscimento sulle operazioni di promozione", come ha dichiarato alla stampa uno dei due proprietari del locale, il belga Philippe Lhomme.
Lo sciopero ha messo in evidenza la particolarità di un mestiere nel mito. Ma come si diventa ballerina dell’intramontabile Crazy Horse e simboli della bellezza femminile? Se sognate di diventare una di loro, armatevi innanzitutto di un metro per essere sicure di avere le caratteristiche giuste. C’è una vera e propria geometria del corpo da verificare: l’altezza varia da 1.68 a 1.72, la lunghezza delle gambe deve essere due terzi del busto, la distanza tra i capezzoli di 21 centimetri, quella tra l’ombelico e il pube 13. Dopodiché bisogna anche saper un po’ recitare e avere una formazione di danza classica. Ma si valutano anche la postura, la camminata, la grandezza del seno (piccolo è meglio), la capacità di stare in scena, l’armonia del corpo. Sono i criteri imposti dal creatore del Crazy Horse nel 1951, il francese Alain Bernardin, e continuano a essere la referenza basilare.
«Cerchiamo di scegliere ragazze di tutte le nazionalità, diverse tra loro. Molte sono francesi, ovviamente, ma comunque c’è sempre varietà», spiega la rumena Cristina Popa, ex ballerina del Crazy, nome d’arte Rita Casablanca e da undici anni show manager del locale.
E già, perché ci vuole anche il nome d’arte: Nooka Karamel, Mika Do, Fiamma Rosa, sono alcuni degli esotici pseudonimi delle Crazy Filles: una volta entrate a far parte del mitico cabaret parigino, in scena ci si spoglia anche del nome con cui si è state battezzate. Regala mistero e fa parte delle regole del gioco. Ma i provini come si fanno? Moltissime le candidature spontanee, che arrivano quasi tutte per mail. Ogni anno il Crazy Horse ne riceve circa 500 da parte delle aspiranti Crazy Girl: a seconda della necessità si organizzano i casting, 5 o 6 l’anno, a cui partecipano dalle 20 alle 100 ragazze. È la direzione artistica del locale che decide sulle aspiranti, insieme, ovviamente, alla show manager. Del resto, c’è sempre bisogno di nuove ballerine: alcune lasciano per limiti di età, qualcuna resta incinta, altre se ne vanno per scelta. Oppure il locale valuta che quella determinata ballerina non rende sulla scena quello che ci si aspettava. Per il locale è molto importante creare un gruppo di base affiatato: è una sorta di investimento per il funzionamento dello spettacolo.
Il Crazy Horse non chiude mai: resta aperto tutto l’anno, sette giorni su sette, senza un solo giorno di interruzione. Ci vuole quindi la garanzia di avere sempre a disposizione un certo numero di ballerine: in scena ogni sera sono dodici ma il gruppo effettivo deve essere di diciotto ragazze, perché ci sono ferie e giorni di riposo come per qualunque altro lavoro. Lo spettacolo cambia in funzione del gusto del pubblico, che ne decreta o meno il successo, ma si cerca di lavorare continuamente sui dettagli per avvicinarsi il più possibile alla perfezione. Qualche volta si è ricorsi perfino alla presenza in scena di una guest-star: l’ultima è stata Clotilde Courau. Qualcuna è diventata una diva: Dita von Teese col suo burlesque è il mito degli ultimi anni. Ma ci si ricorda ancora di Rosa Fumetto, che negli anni Settanta legò indissolubilmente il suo nome a quello del Crazy Horse e fece sognare gli uomini di ogni età con le sue movenze feline e il suo lato B da urlo.
Una volta entrate a far parte del Crazy Horse, ci sono regole che le ragazze devono rispettare e che sono incluse nel contratto. Una delle più importanti riguarda il peso, che ovviamente varia a seconda della persona: 4 è però il numero da non dimenticare, nel senso che non ci si può discostare dal proprio peso perdendo o prendendo più di 4 chili. Ogni settimana le ragazze vengono scrupolosamente pesate. Devono arrivare sempre un’ora prima dell’inizio dello spettacolo e non avere nessun contatto con il pubblico. Si cerca per quanto possibile di proteggerle. È come se vivessero una doppia vita: il sogno in scena, la vita reale nella quotidianità.
«Questa è una sorta di "boîte à bijoux", uno scrigno di gioielli», spiega ancora Cristina: «È un universo complesso e bisogna fare attenzione. La vita privata va difesa, anche per questo meno si conosce delle ballerine e meglio è. Il nome d’arte serve anche a questo. Una volta c’era una delle ragazze che a un certo punto della sua carriera era andata spesso in tv. Un ammiratore aveva perso la testa per lei, le mandava tutti i giorni enormi mazzi di fiori, veniva sempre qui, la voleva sposare. Succedono cose così». Il Crazy Horse si occupa di fornire tutto il materiale necessario. Ogni ragazza ha sei paia di scarpe fatte su misura, gli abiti di scena sono 65, gli accessori sono fabbricati dal Crazy Horse stesso.
In un anno vengono utilizzati circa 2500 paia di calze, 500 litri di trucco per il corpo e 300 rossetti col colore tipico del "Rouge Crazy". Non ci sono truccatore e parrucchiere: ogni ragazza si trucca e si prepara da sola. All’inizio vengono istruite su come devono fare, in una sorta di accompagnamento professionale. È ovviamente importante mantenere il corpo ad altissimi livelli, visto che qui si regalano sogni a colpi di pelle nuda. Una volta alla settimana le ragazze devono fare una ripetizione dell’intero spettacolo, per il resto gestiscono da sole la loro preparazione fisica. Ma il Crazy Horse ha un accordo con il Club Med e le ragazze scelgono il loro programma di lavoro per restare in forma. Proprio come scelgono quello che riguarda l’assicurazione: oltre alla classica copertura sociale, si stipulano polizze private. Perché sogni si diventa.