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 2012  luglio 20 Venerdì calendario

Il venditore di isole [Colloquio Con Farhad Vladi] Andare a vivere su una propria isola. Un sogno assurdo? «Al contrario, in questi tempi di crisi l’isola è uno dei migliori investimenti possibili»

Il venditore di isole [Colloquio Con Farhad Vladi] Andare a vivere su una propria isola. Un sogno assurdo? «Al contrario, in questi tempi di crisi l’isola è uno dei migliori investimenti possibili». Parola di Farhad Vladi, 67 anni, nato in Germania, cittadinanza canadese, il più grande broker di isole sul pianeta. Uno che ha venduto il suo primo atollo quarant’anni fa. Ed oggi è proprietario della Vladi Private Islands, con sedi ad Amburgo, Halifax e Shanghai. «Sì, sono un venditore di sogni», dice. «Sogni con palme e lagune. E soprattutto resistenti a qualunque tipo di crisi economica». E a "l’Espresso" spiega perché. Le isole si vendono bene anche in questi momenti di depressione? «Benissimo. Suonerà strano, ma la grave crisi finanziaria è come una benefica burrasca che sta ripulendo a fondo il mercato delle isole». Cosa significa questa metafora? «Non tutto ciò che spunta dall’acqua è una vera isola. Sparse sui mari ci sono - per esempio a Capri o sulla Laguna veneta - isole di classe perché facilmente raggiungibili, con servizi e strutture. Ma gli arcipelaghi pullulano anche di atolli che, quando la congiuntura tira, vengono spacciate da presunti broker per isole di qualità». L’attuale crisi insomma sta separando la crusca dal grano? «Esatto. Sembrerà cinico, ma le fasi di recessione scremano il mercato del lusso e ne riequilibrano i prezzi. Il costo delle isole che chiamo "le avventurose", perché prive di infrastrutture o difficili, ora crollano; mentre quelle di qualità ritrovano il loro giusto valore. Anche sui mari la crisi fa da filtro per l’offerta e la domanda. Ma i clienti non mancano mai e i miei in particolare si dimostrano resistenti a qualsiasi turbolenza dei mercati». Tradotto significa che di milionari ce ne sono sempre di più sul pianeta? «Sarà ingiusto, ma è proprio così: solo in Cina vivono oggi 31 mila milionari. E il dieci per cento di quella fetta di milionari sul pianeta s’interessa oggi con viva attenzione a quel dieci per cento di isole di qualità che affiorano dai mari. Con il restante 90 per cento gli affari possono tramutarsi in un naufragio». Ci fa un esempio di un affare "naufragato"? «Nel 2000 ho acquistato un’isola al largo di Panama per 75 mila dollari. Poco dopo l’ho venduta a un cliente il quale l’ha a sua volta ceduta per 3 milioni di dollari. Ecco, per i clienti più ingenui il sogno di un’isola può tramutarsi in un Titanic. E anche in questo senso la crisi aiuta: ora quell’isola sulle coste di Panama piazzata a tre milioni sarà riscesa sui 250 mila dollari». Nel suo portafoglio quante isole di qualità ci sono? «Sparse su tutti i mari abbiamo un’offerta di 400 isole. Di queste, un centinaio di isole hanno dei prezzi assolutamente abbordabili. Ci sono isole nei fiordi scandinavi, sulle coste irlandesi o canadesi che si possono comprare spendendo tra i 100 e i 200 mila euro. Ma attenzione: anche per le isole più a buon mercato valgono le mie tre regole auree». Quali sono? «Il valore di un’isola dipende, prima di tutto, dalla risposta alla domanda: dov’è l’ospedale più vicino? La distanza dalla terraferma è il primo requisito. Gli altri due sono: il terreno è edificabile? I rapporti di proprietà sono trasparenti?». Qual è l’isola più costosa e quale quella più a buon mercato tra quelle che tratta? «La gamma oscilla dai 30 mila ai 30 milioni di euro. Un’isola come Buck nelle British Virgin Islands è un paradiso che, con le sue meravigliose ville e la natura spettacolare, vale tutti i 30 milioni richiesti. Ma il valore di un’isola non è mai determinabile come quello di un appartamento o di un palazzo». Perché no? «La gente compra isole perché posseggono un valore simbolico molto forte. La componente emotiva è incredibilmente rilevante: ho visto gente, stregata dalla bellezza di un’isola alle Bahamas, sborsare 120 milioni di dollari pur di possederla. Per me oggi 30 milioni di euro sono un tetto più che sufficiente per realizzare il sogno di un’isola di classe assoluta». Ma chi è oggi che versa queste somme per un’isola: sempre e solo artisti o star come Johnny Depp? «Anche molti manager e imprenditori realizzano questo sogno. Ad esempio abbiamo venduto per 32 milioni a Bernard Arnault, il proprietario di Vuitton, un’isola stupenda nelle Bahamas. Di recente poi Arnault l’ha ceduta all’Aga Kahn. Nelle Hawaii da poco Larry Ellison , ceo del gruppo Oracle, ha comprato parti di Lainai, un’isola su cui vivono 3 mila persone, e che ogni anno richiama 60 mila turisti. Spesso l’isola si rivela anche un ottimo investimento se si pensa di entrare nel business del turismo». Storie romantiche come quelle di Marlon Brando col suo atollo Tetiaroa oppure Onassis con la sua Skorpios sono rare oggi? «No. David Copperfield appena può si rifugia nella sua Musha Cay. E il più famoso cabarettista tedesco, Dieter Hallervorden, ha comprato quindici anni fa un’isola molto bella in Bretagna. Dove trascorre ogni secondo libero». Conosce anche clienti italiani che vivono per le loro isole? «Certo, ad esempio lo stilista Ferragamo che ha comprato nei Caraibi un’isola dalle parti di Grenada». In quale dei cinque continenti tratta più isole: possibile che si parli sempre e solo di Caraibi, Bahamas o Seychelles? «Per fortuna non esistono solo i Caraibi: ricco di isole è tutto il Nord America, le coste australiane e della Nuova Zelanda. Nel Pacifico, le Fiji e la Polinesia francese. Ma un altro mercato ricco di offerte è l’Europa dell’ovest (vedi box nella pagina seguente, ndr.). Anche se attualmente, specie in Europa, il mercato è un po’ stagnante». Il perché sembra evidente. «Con le insicurezze che gravano sull’euro, chi oggi possiede un’isola se la tiene stretta. La filosofia dei felici proprietari di isole è ora una sola: wait and see, aspetta e sta a vedere che cosa succederà». Almeno nella Grecia del profondo deficit e dove le isole sono state messe in vendita persino dallo Stato oggi il mercato sarà più dinamico, o no? «In teoria oggi potrebbe comprare quante isole vuole in Grecia. In offerta ne ho di meravigliose come Trinity Island, vicino ad Atene, per 18 milioni di euro. Ma in pratica il mercato greco è bloccato». Come mai? «La burocrazia, il male endemico della penisola greca. Hai bisogno d’una maratona di 32 permessi ministeriali per comprarti un’isola greca! Solo i greci emigrati negli Usa ce la fanno a superare questa tortura. Un normale cliente italiano o francese non ce la farà mai a comprarsi la sua Itaca». In Italia com’è la situazione? «Ho Sant’Antonio sulla Laguna veneta e Ravaiarina, presso Grado, in offerta. E poi Budelli, nell’arcipelago della Maddalena, in Sardegna. Il mercato italiano non è così fermo come quello greco, è gestito anzi in modo intelligente. Le autorità italiane sono molto esigenti con i permessi di edificabilità: una politica restrittiva per preservare il vostro patrimonio insulare». Spostiamoci in Asia. «Ho delle offerte in Giappone, un’isola anche a Sri Lanka, ma ci sono muri insuperabili sul mare asiatico: sulle Maldive, in Indonesia o nelle Filippine non compri, al massimo riesci solo ad affittare l’isola. Un blocco che ha a che fare con la sovrapopolazione in Asia: difficile cedere a stranieri terreni che scarseggiano per la popolazione indigena». E nella Cina dove ha da poco aperto un ufficio a Shanghai? «In Cina rilevare isole è tabù. Ma non vale il contrario: oggi sono i cinesi a comprare isole nel mondo. Il nostro ufficio a Shanghai ha da poco venduto a un cinese assai benestante un’isola in Nova Scotia, Canada. E la cosa più bella è che questo cliente verrà a firmare l’atto d’acquisto con otto suoi amici cinesi, altrettanti potenziali clienti». Ma perché, se ho dei milioni di euro, dovrei comprarmi un’isola e non un palazzo? «Su un’isola hai un potere di cui non godrai mai in nessun palazzo in città: sull’isola controlli tutto il mondo circostante e, soprattutto, sei solo. Questo sentimento incredibile d’essere il re della tua vita te lo può dare solo la tua isola. E non è questo l’unico valore speciale che acquisti con un’isola». Quali altrI? «Da bambini ognuno di noi, dopo una litigata con i genitori, è corso a chiudersi in camera dopo aver sbattuto la porta al mondo. Ecco, chi compra un’isola vuole realizzare una volta per tutte questo profondo desiderio umano di starsene per conto suo». Insomma, l’isola è un investimento migliore del mattone? «Se investi nel mattone puoi realizzarci, se sei abile e fortunato, degli utili. Se investi su un’isola la rendita garantita la ottieni in termini di maggiore qualità della vita. E nel lusso di poter vivere liberamente a contatto con la natura». Lei se l’è tolto questo sfizio? «Sì, la mia isola è in Nuova Zelanda. Dove ho costruito una casa per 250 mila euro. Con questa cifra che appartamento potrei comprarci a Roma, a Londra o a Berlino?».