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 2012  luglio 20 Venerdì calendario

I SENZATETTO SONO UNA CITT


A New York se ne contano ormai 40.000.
Un fallimento per il sindaco-imprenditore
Irving, il bambino nero dagli occhi vivaci seduto davanti a me nella “subway” di prima mattina, videogioco tra le mani e zainetto in spalla, e la madre Angela che un po’ sonnecchia, un po’ maneggia uno “smartphone”, sono newyorchesi di una categoria particolare: sono “homeless”. Figure quasi invisibili di una comunità ormai grande come una città di medie dimensioni che sopravvive nella pancia della metropoli: nel 2004 il sindaco Bloomberg aveva promesso di ridurre di due terzi la popolazione dei senzatetto con un programma di edilizia popolare destinato a durare cinque anni. Di anni ne sono passati otto e gli “homeless”, anziché diminuire, sono arrivati al numero record di 40 mila. Ma solo un terzo dorme in strada: gli altri sono famiglie, spesso con un solo genitore, che con la crisi ha perso il lavoro o ha un impiego – spesso part time – che non basta a pagare cibo, alloggio e trasporti. Allora si passa da uno “shelter” comunale a una delle “charities” private, in genere una camera spartana ricavata da un edificio pubblico non più utilizzato o da vecchi alberghi e si passa la giornata attraversando la città su metropolitane e autobus per accompagnare i figli a scuola e recarsi al lavoro.
Per il sindaco-imprenditore che ha gestito con successo per oltre dieci anni la “capitale del mondo” quello degli “homeless” è l’insuccesso più bruciante: un fenomeno sul quale pesa, ovviamente, una crisi economica e delle finanze pubbliche che ha contemporaneamente moltiplicato il numero di disoccupati e sottoccupati e ridotto i fondi disponibili per l’edilizia assistenziale.
Ma quello di New York è ancora un caso relativamente “virtuoso” in un’America nella quale – da Philadelphia a Denver passando per Los Angeles e Miami – si moltiplicano le città che, esasperate dal moltiplicarsi dei senzatetto che dormono nelle strade e nei parchi, introducono norme restrittive: dal divieto di sedere in strada dalle otto del mattino alle dieci di sera allo smantellamento delle tendopoli nei parchi cittadini o in altri luoghi appartati. Sindaci e sceriffi che per anni hanno chiuso un occhio sono passati alla “tolleranza zero” non per malvagità ma perché spinti dai loro elettori: una popolazione colpita da quella che i “media” chiamano “homeless fatigue”. Gente che non sopporta più il degrado del proprio quartiere e vede nei senzatetto un problema igienico e la causa della caduta del valore degli immobili.
Succede anche nella civilissima Berkeley, la città universitaria culla del movimento hippy: la città più tollerante d’America, che aveva attirato molti senzatetto grazie alla generosità dei suoi servizi sociali, ora sta anch’essa introducendo il divieto di sedere sui marciapiedi delle zone commerciali nelle ore diurne.