Sara Faillaci, Vanity Fair 18/7/2012, 18 luglio 2012
CORRADO, CHE MI HA REGALATO LA LUNA
«Si inaugurava, agli Uffizi di Firenze, il primo ufficio postale all’interno di un museo. Vidi arrivare quest’uomo altissimo seguito dai suoi collaboratori. Io, che avevo 26 anni e lavoravo da venti giorni all’ufficio stampa delle Poste, gli andai incontro: “Sono Giovanna Salza, la conferenza stampa è stata organizzata qui”. Il mio capo mi tirò per la giacca: “Ma che fai, parli all’amministratore delegato?”».
Era il 2000. Corrado Passera, classe 1954, era ai comandi di Poste Italiane con l’obiettivo di trasformarle in un’azienda moderna; Giovanna Salza, vent’anni di meno, una neoassunta. Quello fu il giorno del loro primo incontro. In seguito, per puro romanticismo, «siamo tornati a Firenze apposta per rivedere quell’ufficio postale».
Ne è passata, da allora, di acqua sotto i ponti. Nel 2002, dopo aver risanato le Poste, Passera si è spostato alla guida di Banca Intesa dove è rimasto dieci anni, trasformandola nel 2006 nel colosso Intesa San Paolo. Dal 16 novembre scorso, poi, è ministro dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti nel governo di Mario Monti. E molti scommettono che la sua avventura politica non finirà qui.
Anche Salza ha fatto carriera: lasciate le Poste, è stata prima responsabile della comunicazione per Sace, azienda partecipata dal Tesoro, e poi direttore della comunicazione di Air One, da cui si è dimessa nel 2008 dopo la fusione in Alitalia.
Ma i cambiamenti più importanti sono avvenuti nel privato: dall’anno scorso Giovanna e Corrado sono marito e moglie. Finito il primo matrimonio (da cui erano nati Sofia e Luigi, 26 e 25 anni), il comasco ha sposato sulle rive del «suo» lago la bella romana. Insieme, nel 2010, avevano già avuto Luce; 4 mesi fa è nato Giovanni.
Un’avvertenza: l’argomento dell’articolo che state per leggere – la prima vera intervista a Giovanna Salza – non è il difficile cammino per uscire dalla crisi, né le critiche della vecchia politica ai cambiamenti imposti dal governo dei tecnici, né le recenti polemiche per la notizia che il ministro è stato iscritto al registro degli indagati – «un atto dovuto», hanno precisato i pm – per le operazioni finanziarie di un istituto controllato da Banca Intesa, risalenti all’epoca in cui era a capo del gruppo. Questo è un ritratto, per molti versi inedito, del Passera uomo, e della donna che è al suo fianco: conoscere lei per capire lui.
Si è presentata al giuramento del governo con il pancione.
«Eravamo ancora a Milano quando Monti ha letto la lista definitiva dei ministri, e in meno di tre ore dovevamo essere a Roma per la cerimonia. Dopo qualche tentennamento – “ma le mogli sono ammesse?” – siamo partiti insieme. È stato bello, Corrado era molto commosso».
Si commuove facilmente?
«Vive con passione le cose che fa. La prima volta che lo vidi commuoversi fu durante il discorso di addio alle Poste, ma lì piangevamo in molti».
Vi capitava spesso di lavorare insieme?
«Ero l’unica nell’ufficio stampa a sapere bene l’inglese e quindi, se l’amministratore delegato doveva fare interviste o incontri internazionali, mi chiamavano. “Serve quella alta dell’ufficio stampa”, diceva Corrado».
Quando vi siete accorti che tra voi era nato qualcosa?
«Molti anni dopo, quando ci siamo ritrovati ai tempi dell’operazione Alitalia: io lavoravo in Air One, lui era entrato nella cordata con Banca Intesa. Fu un incontro inaspettato e sorprendente. Corrado, credo, non pensava che gli sarebbe mai potuta succedere una cosa del genere nella vita: andava contro il suo modo di essere e di pensare. E lo stesso valeva per me».
Per lei che ha sempre lavorato, un marito come il suo è un aiuto o un ostacolo?
«Il giorno stesso in cui Air One è confluita in Alitalia, ho preferito dimettermi. È stata una scelta di libertà, e la libertà non ha prezzo, anche se ha comportato la rinuncia a un lavoro al quale mi ero molto appassionata».
E dopo?
«Ogni scelta, anche quella del proprio compagno e marito, ha delle implicazioni: dopo Air One ho voluto evitare lavori che avessero a che fare con il ruolo di Corrado. Anche se ho continuato a lavorare e lui in questo mi ha sempre sostenuto».
Qualche malelingua c’è stata lo stesso. Passera è un uomo potente.
«Non è quello che mi ha attirato in lui».
Che cosa l’ha attirata, allora?
«È affascinante, coraggioso, maldestro ma al tempo stesso attento anche alle piccole cose. Sa ascoltare. E poi mi ha colpito
il suo attaccamento ai figli: poteva essere nella riunione più importante, ma per loro c’era sempre».
È stato difficile scegliere un uomo più grande, che aveva già una sua vita?
«Ci unisce un grande amore, e il sentimento ti permette di superare le difficoltà naturali che comporta una storia fuori dagli schemi tradizionali. La differenza di età e le distanze tra noi non hanno mai pesato».
Com’è il rapporto con i due figli maggiori di suo marito?
«Ci vogliamo molto bene con Luigi e Sofia, la nostra vita di famiglia è speciale anche perché ci sono loro. Sono due ragazzi davvero fuori dal comune: il fatto che ci sia un bellissimo rapporto tra noi, e con Luce e Giovanni, è la dimostrazione più lampante di che padre è Corrado, e di che bella educazione hanno ricevuto. Sono stati testimoni al nostro matrimonio. E Sofia, che sta facendo pratica in neonatologia, era in sala parto con me insieme a Luigi quando è nato Giovanni: è stata la prima a prenderlo in braccio e visitarlo».
Suo marito è paterno anche con lei?
«Il nostro rapporto è subito partito in un altro modo: con le nostre diversità, siamo due persone che si completano. Anche se la tentazione di fare il protettivo è spesso forte per lui. Credo che il nostro segreto sia un bell’equilibrio, essere insieme condividendo le cose».
Poi sono arrivati i figli. Voluti?
«Molto, da entrambi. Un bambino deve nascere da un desiderio d’amore comune».
Passera che padre è?
«Dolce ma fermo. E presente».
Immagino però che un marito così impegnato non possa aiutare quanto vorrebbe.
«Lo dicono tutti ma è vero: più che la quantità del tempo, conta la qualità. Essendo un padre maturo e consapevole, non si perde certi momenti: è lui a mettere a letto Luce, quando è a Roma: le racconta la favola, le fa dire la preghiera. E deve vedere lei come lo aspetta, e che storie fa se lui non c’è».
Un ministro riesce a essere tutte le sere a casa?
«Ovviamente no, ma fa del suo meglio. Non facciamo comunque molta vita mondana e, se vogliamo vedere qualcuno, cerchiamo di invitarlo da noi».
Cene di lavoro?
«Poche, e informali, con Luce in pigiama tra gli invitati, Corrado che si alza e chiede scusa – “Vado a mettere a letto la piccolina” – e io che rimango a intrattenere. Quello di solito è il momento di Giovanni, lo porto dagli ospiti per un saluto».
Si dice che il ruolo della first lady non le dispiaccia affatto.
«Non scherziamo. La nostra vita privata non è cambiata da quando Corrado è al governo. Continuiamo a frequentare gli amici di sempre».
Perché suo marito ha accettato l’incarico?
«Per spirito di servizio: la sua, a molti, è parsa una scelta folle. Ma quello spirito Corrado ce l’ha sempre avuto dentro, già quando era alle Poste. In un momento così difficile, non ha voluto tirarsi indietro per aiutare il Paese».
Quindi ha subito accettato quando Monti l’ha chiamato?
«La telefonata è arrivata alle 7 del mattino, io ero ancora a letto, lui si stava facendo la barba. Non c’è stato molto tempo, giusto quel poco per parlarne insieme e poi ha detto sì. Corrado era preoccupato soprattutto per la banca, all’idea di doverla lasciare in poche ore, in un momento di mercato così complicato. Ma l’Italia era in una situazione di grande difficoltà, e a chiamarlo sono state persone che lui stima moltissimo. Ho sempre pensato che fosse la scelta giusta».
Suo marito si confronta con lei?
«Non mi parla di tutto, come è ovvio: è una persona riservata sugli aspetti delicati del suo lavoro. Ma abbiamo una bella confidenza e condividiamo molto».
Lei è un’esperta di comunicazione: non trova che Passera dia l’impressione di essere un po’ «freddo»?
«Nei lavori precedenti si era abituato a comunicare con la comunità economica, finanziaria e istituzionale. Al governo la platea si allarga, bisogna andare oltre, e penso che lui lo sappia fare bene. Tempo fa, ha percorso la Salerno-Reggio Calabria e si è fermato in tutti i cantieri. Essere vicini alla gente, ai problemi, è essenziale».
Diceva che non ci teneva al ruolo, ma si è voluta sposare, e anche con una grande cerimonia.
«Sposarci appena fosse possibile era un nostro desiderio. Il matrimonio vero e proprio si è svolto la mattina, in forma ristretta, la sera abbiamo fatto una festa più allargata».
Perché il lago di Como?
«È il suo lago, la sua storia. Corrado è romantico. Pensi che la sera, finita la festa, grazie a un amico che ha lavorato a Cinecittà, in una notte senza luna mi ha fatto trovare una luna piena in cielo. Una di quelle gonfiabili, che si usano nei film».
Sposando un divorziato, le era preclusa la cerimonia in chiesa. Da cattolici, ne avete sofferto?
«Molto. Ci costa in particolare il divieto della comunione».
Suo marito ha una fede politica?
«Ha sicuramente fiducia nel ruolo della politica, anche se non ha mai avuto appartenenze partitiche».
Ma in passato ha partecipato alle primarie del centrosinistra.
«Penso fosse andato soprattutto per evitare il sopravvento dell’estrema sinistra».
E lei invece per chi vota?
«Quando ero ragazza, ho collaborato a due campagne elettorali per i liberali, andavo di notte ad attaccare manifesti. Poi, come molti della mia generazione, mi ero disamorata della politica. Sento oggi, come tanti, una gran voglia di partecipazione».
A sostegno di suo marito, per esempio?
«L’altro giorno un amico mi ha fatto una battuta: “Certo che Corrado, anche al governo, vuole essere preparato su tutto”. È vero, è sempre stato un po’ secchione. Credo però che mai come oggi siano importanti competenza ed esperienza».
Quindi è vero che Passera ha intenzione di candidarsi?
«In questo momento è concentrato sul suo compito. L’Italia è ancora in piena emergenza e, per usare un’espressione di Corrado che è patito di vela, credo voglia aiutare a tenere la barra salda per superare la tempesta».
Oltre alla barca, che svaghi ha?
«Il cinema. Quando è veramente stanco, si butta sui film d’azione: “Ti prego, andiamo a vedere un Mission: Impossible”. La sera, invece, si rilassa guardando in Tv la sua serie preferita, Ncis. È poi un grande appassionato di libri».
E anche di buona cucina?
«Sì, però è attento a quello che mangia e va due volte la settimana in palestra. Pensi che fino a pochi anni fa era praticamente astemio: la prima sbornia se l’è presa dopo i cinquanta. L’ho preso parecchio in giro. Lui la chiamava “euforia etilica”, in realtà era parecchio di più».
Il classico consulente McKinsey, tutto casa e lavoro.
«Direi piuttosto molto controllato: gli mancava un po’ di quella leggerezza che nella vita ci vuole. Oggi ha un entusiasmo e un’energia da far invidia a un trentacinquenne».
È cambiato anche il suo modo di vestire?
«Fosse per lui, uscirebbe sempre in giacca e cravatta. E io: “Dai, Corrado, puoi anche metterti un golf”. Resta comunque classico: i jeans che aveva nell’armadio, per dire, erano quelli di quando andava all’università. Ne abbiamo comprati di nuovi».
Di recente lei ha cantato in un musical, Grease. È questo il suo hobby?
«L’ho fatto per beneficenza. Con un gruppo di amiche, ogni anno mettiamo in scena spettacoli e versiamo i ricavi a un’associazione per bambini. Corrado è venuto quasi tutte le sere ad applaudirci. E ogni volta ha portato i fiori».
Marito modello. Ci sarà stata una volta in cui le ha detto di no.
«Ero alle Poste, lui doveva andare a New York al World Economic Forum, il mio capo mi chiamò: “Bisogna che qualcuno lo accompagni, c’è la stampa estera e tu sai l’inglese”. Ma quando lo incontrammo per parlare del viaggio, Corrado mi guardò e disse: “Non ho bisogno di lei, vado solo”. Ci rimasi male, era una bella opportunità professionale. Alla fine però il mio capo insistette, e partii anche io».