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 2012  luglio 17 Martedì calendario

AUMENTANO LE PROMOZIONI, RISPARMI FINO A 380 MILIONI


Più la scuola promuove, meno costa allo Stato. Il ministero dell’istruzione ha annunciato quest’anno un aumento dei promossi alle classi successive nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Incremento lieve ma che consentirà allo Stato di risparmiare i soldi che sarebbero serviti a pagare i costi delle ripetenze e dei corsi di recupero, cioè centinaia di milioni di euro.

E senza spending review. Il potenziale economico del successo scolastico degli studenti è noto da tempo (si veda Italia Oggi del 3/11/2009) anche se pare se ne stiano facendo carico soprattutto i docenti, a fronte di politiche di taglio e disinvestimento sulla scuola, la cui considerazione sociale, come ricorda il Censis, è ai minimi storici. Secondo il Miur quest’anno la percentuale degli studenti promossi alle classi successive è del 95,7% nelle medie e del 62% alle superiori. A questi poi andranno sommati quanti recupereranno i debiti a settembre. Lo scorso anno era del 95,3% nelle medie e del 60,8% nelle superiori. Parliamo di uno 0,4% di promossi in più alle medie e dell’1,2% alle superiori. Secondo i dati Eurostat, che stima in 6728 euro la spesa annuale media per studente, l’incremento di promossi, circa 50 mila, in più produrrebbe 336mln e 400mila euro di risparmio. Secondo i dati dell’Ocse, poi, i risparmi potrebbero addirittura risultare maggiori. Education at a Glance 2011 registrava infatti al 2008 una spesa pubblica per studente alle medie e alle superiori di 9315 dollari l’anno, per un corrispettivo di 7632 euro, per cui il risparmio supererebbe i 381 mln di euro. Già a suo tempo l’ex ministro Giuseppe Fioroni si era accorto dell’equazione. Nella relazione tecnica della Finanziaria 2007, il governo Prodi aveva infatti previsto un rientro di 56 mln di euro in tre anni (18,7 mln l’anno) riducendo del 10% i bocciati al biennio. Nonostante l’innalzamento dell’obbligo, però, la riforma delle secondarie di secondo grado del 2010 conserva ancora la separazione formativa tra primo e secondo ciclo. Alla fine si promuove di più in 3^ e 4^ superiore e si continua a bocciare al biennio (5,8% in prima, 9,7% in seconda). I docenti lamentano che gli studenti di primo superiore arrivano sì pieni di saperi, ma forse anche troppi e frammentari, molto spesso anche male orientati o privi degli strumenti essenziali del leggere, scrivere e far di conto. Strumenti che, inutile tergiversare, servono soprattutto per lo studio teorico che resta una componente fondamentale del nostro curricolo. Se non altro, stando anche al taglio delle ore di laboratorio ai tecnici e ai professionali previsto dalla riforma Gelmini. Al di là dei numeri, il dato sugli scrutini pubblicato dal Miur, che tra l’altro avverte come sia da prendere con le pinze e non ancora definitivo, più che altro ha il merito di dimostrare che quando la scuola persegue il successo formativo e gli studenti fanno il proprio dovere, ne beneficiano anche i contribuenti. Può certo venire il dubbio che la scuola abbia agito opportunisticamente. Contro questa ipotesi, il fatto che, ad esempio, alle medie, dopo la caduta nel passaggio dalle elementari, i risultati dei test Invalsi registrano un recupero di competenze tra prima e terza media (vedi Italia Oggi del 27/12/2011). Per il resto diventa però sempre più chiaro come gli esiti dello studio acquisiscano un rilevo, per così dire, quasi erariale nel novero delle responsabilità di tutti gli attori in gioco, studenti e famiglie comprese. Se ben investiti, i risparmi ottenuti, oltre allo sblocco dei contratti, dovrebbero servire ad innalzare i livelli più bassi di competenza degli studenti. Sul merito, infatti, sappiamo già che i soldi dei contribuenti sono ben spesi. Per il resto bisognerà che l’incremento di promossi non resti un dato effimero, che diventi invece fattore di sviluppo strutturale culturale ed economico. Lecito dubitare visto che solo nel 2007/2008 la percentuale di non ammissione risultava maggiore rispetto a quella dell’anno precedente. E anche in quest’ambito è sempre la Finlandia a fare scuola. Lì infatti non si boccia, si reinvestono le risorse risparmiate dal fallimento scolastico, mentre scuole e docenti sono in cima alla considerazione pubblica.