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 2012  luglio 18 Mercoledì calendario

Dal vicino cafone all’odiato ex Tutti i trucchi contro la rabbia - Ci sarà anche qualcuno così irascibile che un libro del genere non lo vorrà neppu­re sfogliare

Dal vicino cafone all’odiato ex Tutti i trucchi contro la rabbia - Ci sarà anche qualcuno così irascibile che un libro del genere non lo vorrà neppu­re sfogliare. È inutile che alzi la vo­ce , questo è il titolo, e certo, maga­ri fosse così semplice: non irritar­si, ma pure incontrare chi non ab­bia l’innervosimento facile. Ci so­no momenti di rabbia plateale: la testata di Zinedine Zidane a Mate­razzi, per esempio, al mondiale del 2006; la collera del capitano De Falco che urla a Schettino «Va­da bordo...» (della Costa Concor­dia), facendo ribollire di maschia autorità la linea telefonica;l’ira lu­natica di Naomi Campbell che sca­glia il cellulare contro una came­riera; i divi di Hollywood che pic­chiano i paparazzi, forse esaspera­ti, forse capricciosi. Sfoghi rabbio­si, primitivi, incontenibili. Minuti in cui il controllo sembra perso per sempre, perfino la fisicità di­venta quella di un altro, il volto ma­lizioso di Kate Moss si trasforma in una smorfia, il corpo di Naomi perde la grazia della pantera. Però - ed è qui che il libro entra in soc­corso - la rabbia è anche quella che ti prende mentre sei in coda infinita alla posta, in attesa peren­ne al call center, blocca­to nel traffico col vicino che tenta di fare il solito furbo, in ufficio col col­lega che non ti saluta. È inutile che alzi la vo­ce è stato scritto da un criminologo (Massi­mo Picozzi) e da una esperta di Krav Maga, tecnica isra­eliana di difesa (Catherine Vitin­ger, addestrata in Israele, che oggi insegna la disciplina a Milano) e suggerisce trucchi pratici per con­seguire risultati apparentemente impossibili, se non per i monaci ti­betani o gli antichi stoici. Per esempio: come non provare rea­zioni di rabbia o gelosia nei con­fronti dell’ex (partner/marito/fi­danzato/ a)? Metodo semplicissi­mo: immaginatelo in un futuro prossimo, quando anche con la nuova compagna litigherà, si se­parerà, e sarà pure lui infelice. Vi sentirete su­bito meglio. Come non arrabbiarsi con l’azien­da che non ti valorizza? Non prenderla sul per­sonale, trasformare il caso singolo in genera­le e, quindi, in una si­tuazione in qualche modo comprensibile. In pratica - spiegano i due autori nel libro (pubblicato da Mondadori) - bisogna capire quando la frustrazione nasce dal­la delusione di un’attesa riguar­dante un desiderio, e non un biso­gno vitale. Nel primo caso la man­cata realizzazione può giustifica­re il dolore, ma non l’esplosione di rabbia; nel secondo, invece, en­tra in gioco l’istinto di sopravvi­venza, ed è tutta un’altra storia (tendenzialmente poco frequen­te nella vita quotidiana). È in quest’ottica che si può riusci­re a non impazzire con i vicini di ca­sa che festeggiano ogni notte fino alle quattro,come l’eroica «Carla» del libro: inventandosi illusioni confortanti che aiutino a prendere sonno, per esempio che presto i maleducati si trasferiranno, che anzi non siano maleducati, bensì una famigliola tanto simpatica che non fa mai rumore, ma soprat­tutto non sentendo più l’aggress­i­vità degli altri condomini come un affronto nei propri riguardi. Nien­te di personale. Lo stesso schema funziona anche per tollerare l’au­to parcheggiata in doppia fila che ci impedisce di partire quando ab­biamo fretta: non è una congiura nei nostri confronti, non è una mancanza di rispetto rivolta pro­prio a noi. No,è solo che quell’auto­mobilista è un po’ distratto, maga­ri ieri sera ha bevuto troppo, era fe­lice di rivedere la fidanzata... Negoziare,scovare un po’ di em­patia in qualche anfratto dello spirito (anche per il più intollerabile dei clienti, anche per il più aggressivo dei ta­gliatori di strada), escogitare valvole di sfogo, rafforza­re l’autocontrol­lo sforzandosi di ricorrere a parole, gesti e atteggiamen­ti più sobri e rispettosi. Imbottigliati nel traffico, analizzare le situazioni ed evitare di lancia­re occhiatacce di sfida. Piuttosto che niente, si può immaginare la vergogna che proveremo dopo, quando anche il sollievo di esserci sfogati sarà sopraffatto dalla ferita nel nostro orgoglio. In casi estre­mi, come il «tecnostress», cioè la rabbia scatenata da computer, tele­fonini e stampanti che ci tradisco­no all’improvviso (è sempre il mo­mento peggiore), c’è una sola via d’uscita: la saggezza della Legge di Murphy . In molti casi però non fun­ziona: secondo un’indagine, in questi casi metà dei dipendenti ha reagito con urla e insulti, ai compu­ter e ai colleghi. E un terzo di loro ha distrutto gli apparecchi.