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 2012  luglio 18 Mercoledì calendario

Merkel e Hollande alleati nel nome del formaggio - La si potrebbe chiamare la diplomazia del formaggio: quando le trattative ufficia­li non bastano a trovare punti di contatto tra i potenti della terra, la tavola può offrire intese insperate

Merkel e Hollande alleati nel nome del formaggio - La si potrebbe chiamare la diplomazia del formaggio: quando le trattative ufficia­li non bastano a trovare punti di contatto tra i potenti della terra, la tavola può offrire intese insperate. Così la cancelliera tede­sca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande, divisi sugli aiuti ai pae­si in crisi, si trovano allineati dalla stessa parte del tavolo quando passa il vassoio dei formaggi. Per suggellare l’amore per i prodottica­seari e per il buon cibo in generale, festeg­geranno i 50 anni di amicizia franco­ tede­sca, ricevendo a Berlino e a Parigi una ven­ti­na di cuochi che lavorano per i capi di Sta­to, di governo e le teste coronate di tutto il mondo. Sono 25 gli chef che saranno rice­vuti dai due leader, come Bernard Vaus­sion dall’Eliseo, Ulrich Kerz dalla Cancel­leria tedesca, e i loro omologhi dal Cremli­no, dalla Casa Bianca, da Buckingham Pa­lace. Gli chef che mettono a tavola i potenti sono riuni­ti dal 1977 nel Club degli Chef dei Ca­pi, e in occasione della trasferta fran­co- tedesca festeg­geranno i 35 anni della loro associa­zione. Sarà per il ruolo che giocano negli incon­tri diplomatici, o perchè ognuno di noi è ciò che mangia - e i potenti non sfuggono all’assioma - ma gli chef dei Capi di fronte ai fornelli svolgono un ruolo più delicato di quello di un artificiere di fronte a una bomba. Chiedetelo alla Regina, la cui lon­gevità sarebbe da imputare alla dieta che il suo ex chef Darren McGrady le faceva se­guire: quattro pic­coli pasti al gior­no, poche patate, e un debole per la cioccolata da asse­condare solo di tanto in tanto. Piut­tosto impegnativo anche il lavoro de­gli chef di Obama, non solo per la mo­le di lavoro, ma anche per le pretese di Mi­chelle: sull’onda della crociata per l’ali­mentazione sana, i quattro sono stati mes­si a stecchetto e tutti insieme hanno perso la bellezza di 50 chili. Obama, che a casa as­sapora in punta di forchetta piatti di stagio­ne e verdure coltivate nell’orto, fuori tra­sgredisce addentando cosce di pollo, affo­gate in salsa barbecue, e patate fritte im­merse nella maionese. Ma a casa tutti fila­no liscio, con i menù messi a punto da Mi­chelle. E i cuochi sono costretti a adeguar­si. Che la questione gastronomica per i po­tenti della terra sia seria lo si era già capito nel 1988, quando Mitterand incaricò il mi­nistro della cultura Jack Lang di trovare un secondo chef da affiancare a Joel Nor­mand. L’arrivo di Daniele Delpeuch si tra­sformò in una guerra ai fornelli tra i due cuochi con i grembiuli al posto delle arma­ture e i mestoli invece dei pugnali. L’esito fu disastroso: la coabitazione si rivelò più ardua di quella tra Mitterand e Jacques Chirac e la povera Daniele fece i bagagli e tornò a casa propria, riportando la tran­quillità all’Eliseo. Perchè se nelle cucine dei palazzi del potere regna il caos, anche in sala da pranzo è più difficile fare la pace.