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 2012  luglio 17 Martedì calendario

I greci in ginocchio per le tasse ma la Chiesa ortodossa non paga - Altro che Ici, Imu e addizio­nali Irpef

I greci in ginocchio per le tasse ma la Chiesa ortodossa non paga - Altro che Ici, Imu e addizio­nali Irpef. Altro che sacrifi­ci per tutti. In Grecia i bu­chi non finiscono mai, non solo nel bilancio: pure la raccolta fisca­le, che dovrebbe contribuire a ga­rantire il riassestamento dei con­ti, non è limpidissima. Nei primi cinque mesi del 2012 per esempio mancano all’appello 300 milioni di euro di tasse: se ne è accorto il ministro delle Finanze, che ha poi anche trovato a chi dare la colpa. Numero uno: le grandi aziende, che non hanno versato in tempo le tasse dovute. Due: le grandi fa­miglie di armatori, che non versa­no proprio ( spesso le navi sono re­gistrate alle Cayman, anche se esi­biscono la bandiera ellenica). Esenti di fatto, un po’ come sogne­rebbero milioni di cittadini co­stretti però loro malgrado a paga­re, senza vie di fuga disponibili, tassati direttamente, pronti al sa­crificio per definizione (una situa­zione ben nota ai cittadini di molti paesi, non solo ai greci). Terzo: la chiesa ortodossa, il proprietario immobiliare più importante del Paese, che però gode di ampi be­nefici fiscali. Non solo: è anche fi­nita al centro di uno scandalo im­mobiliare che sarebbe costato al­lo stato un centinaio di milioni. Tutti dettagli che, in clima di gran­di sforzi collettivi, non contribui­scono a guadagnarsi la simpatia popolare. Gli ortodossi ovviamente danno una in­terpretazione tutta diversa. Il rappresentan­te all’Unione europea ha spiegato come le accuse alla chiesa di non fa­re la sua parte siano infondate, e come tutti i guadagni non siano in­tascati ma restituiti alla gente. Sde­gnato, ha aggiunto che se ci sono state delle irregolarità a causa di qualche appropriazione indebi­ta, la colpa è del­le autorità loca­li. Insomma la chiesa non so­lo è esente, non solo non deve pagare, ma non c’entra ne­anche nulla con certi episo­di di corruzio­ne (due monaci del monastero di Vatopedi sul monte Athos sono stati incriminati, fra cui l’abate Efraim, che dopo tre mesi è stato ri­lasciato grazie a una cauzione da 300mila euro e ha evocato un «mi­racolo della Vergine », come ricor­da Nikolaj Nielsen su euobserver. com ). I monaci del monte Athos godono del resto di un trattamen­to speciale: forti di una tradizione millenaria, riconosciuta dalle isti­tuzioni elleniche e d’Europa, non ammettono donne e non versano alcunché all’erario. È da quasi tre anni che i governi di Atene cerca­no di convincerli a pagare qualco­sina, ma tutti i piani e gli annunci sono falliti, i religiosi si sono sem­pre ribellati e anzi hanno accusa­to i politici di essere piegati al­l’Unione. Vari ministri delle Fi­nanze hanno tentato di introdur­re una aliquota del venti per cento sui guadagni derivanti da immobi­li e terreni posseduti dalla chiesa ortodossa: il risultato è sempre sta­to la rivolta. Declinata in risposte diverse: «Una incredibile man­canza di rispetto», «rifiutiamo di pagare per gli errori degli altri», «il governo toglierebbe ai poveri per dare ai poveri». Alla fine, niente di fatto. Le proprietà della chiesa or­todossa sono state anche escluse dalla lista delle privatizzazioni. Il resto dei greci (esclusi gli ar­matori e le grandi aziende che han­no calcolato male i tempi) paga senza poter lamentare «mancan­ze di rispetto » o accennare agli «er­rori degli altri» o, anche se ci pro­va, la protesta non sortisce effetto. Entro il 2014 il governo deve taglia­re altri 11,6 miliardi da ministeri e altri servizi statali, e ieri il presi­de­nte della Repubblica ha annun­ciato che quest’anno la festa per il ritorno alla democrazia è riman­data: l’anniversario della fine del regime dei Colonnelli sarà solo una data, la crisi non permette al­tro. C’è poco da esultare, e niente soldi per festeggiare.