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 2012  luglio 18 Mercoledì calendario

CI BOICOTTANO PURE LE VACANZE SCIOPERO DI BENZINAI NEL WEEKEND


La sosta al distributore prima di partire per le vacanze rischia di trasformarsi in un miraggio. I gestori degli impianti di rifornimento hanno dichiarato lo sciopero, da venerdì 3 a domenica 5 agosto. Il weekend del grande esodo dei vacanzieri verso le località di villeggiatura. Che saranno pure in calo, secondo le previsioni di Confesercenti - da 39 a 33,3 milioni - ma restano pur sempre tantissimi. E si spostano di preferenza tutti assieme. Nel primo fine settimana agostano potrebbero essere addirittura 13 milioni le auto in movimento dalle grandi città verso il mare o la montagna. Carburanti permettendo, naturalmente. Le maggiori organizzazioni dei gestori, Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc-Anisa Confcommercio, hanno infatti annunciato un pacchetto di iniziative che culminerà con la chiusura di tutti i distributori, inclusi i selfservice nei giorni caldissimi (non solo per il clima) dal 3 al 5 agosto. Sempre che il Garante glielo permetta. L’Authority di garanzia sugli scioperi, infatti ha già dato l’alto - là per venerdì 3: rientra nei periodi di franchigia afferma il garante Roberto Alesse, che ha messo le mani avanti per le giornate successive in cui «non possono essere proclamate astensioni collettive», vale a dire «nei giorni compresi tra il 10 ed il 20 agosto e in quelli tra il 26 agosto ed il 5 settembre». Alesse ha poi chiesto ai gestori che «nelle due giornate di sciopero (il 4 e il 5 agosto, ndr), ove confermate, siano garantite le prestazioni indispensabili e si valuti l’opportunità di escludere dal fermo le zone colpite dal sisma in Emilia, ove vige lo stato di emergenza ». A prescindere dalla scelta infelice e chiaramente provocatorio di fermarsi nel primo weekend d vere vacanze per milioni di italiani, i motivi per protestare non mancano. Accordi collettivi scaduti e non rinnovati, margini tagliati unilateralmente dalle compagnie fino al 70%; licenziamenti forzati degli addetti alla distribuzione; discriminazioni sui prezzi che spingono fuori mercato migliaia di impianti, vendite autostradali totalmente cannibalizzate: sono questi, sostengono le organizzazioni di categoria dei gestori, «solo alcuni dei comportamenti in aperta violazione delle leggi esistenti che l’industria petrolifera sta adottando sistematicamente ». Comportamenti che secondo le tre sigle che hanno proclamato lo stop, «colpiscono oltre 20 mila piccole imprese di gestione che occupano circa 120 mila persone e sostengono la sopravvivenza di altrettante famiglie ». L’intenzione dei petrolieri, rilevano i tre sindacati, «è chiara: approfittare della confusione politica e della pesantissima crisi che ingessa il Paese, per regolare i conti con una intera categoria di lavoratori e scaricare sulla collettività il costo sociale di altri 120 mila disoccupati. Tutto questo con la responsabilità diretta del governo che nonostante 14 differenti sollecitazioni formali, si è sistematicamente sottratto a qualsiasi confronto ed è inerte di fronte alla violazione delle leggi in vigore. Compresa quella recentissima del decreto liberalizzazioni, rimasta per l’essenziale lettera morta». Un chiaro esempio, sottolineano i gestori, «è l’aggiramento della norma che avrebbe dovuto garantire la gratuità dei pagamenti con carte di credito e bancomat sia ai consumatori che ai gestori. Invece le banche pretendono il pagamento delle commissioni minacciando, in caso contrario, la disdetta del servizio. Ed anche su questo il governo è muto, non trova neppure il coraggio di fare un richiamo al sistema bancario». In effetti le commissioni bancarie sui pagamenti col denaro elettronico è una delle voci che incidono più pesantemente sui bilanci delle stazioni di servizio. «Già abbiamo la tassazione più alta in Europa», spiega a Libero Luca Squeri, presidente della Figisc Confcommercio, «e i due aumenti delle accise nel giro di pochi mesi si sono fatti sentire con un calo dei consumi a due cifre. Come se non bastasse, poi, le commissioni bancarie sui pagamenti con carte di credito e bancomat non sono scomparsi, come prevede la legge: gli istituti di credito li hanno sostituiti con un canone d’abbonamento per i terminali pos. Fra queste commissioni e gli sconti imposti dalle compagnie si mangiano i nostri margini che non arrivano a 4 centesimi su ogni litro di carburante venduto». E non è finita qui. «Pensi», aggiunge Squeri, «che alcune compagnie chiedono ai gestori di partecipare alle campagne dei super sconti praticati nei weekend. Dovremmo contribuire fino alla metà... E si tratta anche di 20 centesimi. Significa lavorare in perdita». Difficile dire se lo scioperò si farà davvero. «Se il garante dice che il 3 agosto è in periodo di franchigia, allora cominceremo il 4», conclude Squeri, «anche se all’Authority chiediamo di svolgere fino in fondo il proprio compito che è anche quello di cercare una conciliazione per la vertenza». Intanto, per non smentire l’andazzo dei rincari applicati lontano dai weekend degli sconti, le compagnie ieri hanno annunciato una raffica di rincari. Eni ha fatto salire la benzina di 1,2 cent al litro e il diesel di 1,3; Esso, di un centesimo e di mezzo cent, Total Erg di 0,4 e di un cent e IP: +2 centesimi solo sul diesel.