Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 18 Mercoledì calendario

QUELLA «TEMPESTA» FIRMATA BERTOLINO

Potremmo cavarcela dicendo che era meglio degli altri. Gli altri sono Teresa Mannino con il suo «Terrybilmente divagante», Ale &Franz con «Aria Precaria» e Lillo e Greg in «Sketch & Soda». Il prossimo sarà Max Giusti con «100% comico», non c’è partita. Lui è Enrico Bertolino. Lo scorso 17 dicembre al Teatro Toselli di Cuneo, e sottolineo Cuneo, è andato in scena un suo spettacolo: «Passata è la tempesta?» (nella poesia di Leopardi c’è un verso fondamentale per la comprensione di ogni comicità: «Uscir di pena. È diletto fra noi»), scritto con Luca Bottura, Curzio Maltese, Andrea Zalone (nessuna parentela con Checco).
L’idea che Maltese scriva per il teatro e per la tv incuriosisce non poco (Rai2, lunedì, ore 21,10). Potremmo cavarcela con la prosa dell’ufficio stampa, tanto nessuno ne controlla la veridicità: «Notizie, situazioni, episodi sconcertanti che a causa del TRC (tasso di rassegnazione del cittadino) vengono percepiti come normali avvenimenti, battute e iperboli che diventano titoli di giornale e il meccanismo perverso dei "luoghi comuni", creato ad hoc dai media per poter nutrire e garantirsi audience e consenso, invade la nostra quotidianità».
Potremmo cavarcela scrivendo che le due ossessioni di Bertolino sono Berlusconi (by Curzio) e la tv, nel senso che l’Italia rappresentata e «sformata» dalla tv è il terreno di coltura della sua ironia. Dunque la lista fazio-savianesca dei valori dell’italiano medio, le notizie del tg di Minzolini, il video in cui Merkel e Sarkozy ridono di Berlusconi, l’inglese di Berlusconi, di Trapattoni e dei coniugi Mastella, il rimpianto perché non c’è più la sinistra di una volta.
Potremmo cavarcela (mancano quattro o cinque righe alla fine della recensione) consigliando a Bertolino di lasciar perdere il tono predicatorio (la satira non insegue i temi, deve lasciarsi investire dai medesimi), ma poi direbbero che abbiamo pregiudizi nei confronti di Bertolino. Non è vero: anche se i pre-giudizi pre-servano dalla volgarità delle opinioni.
Aldo Grasso