Felice Cavallaro, Corriere della Sera 18/07/2012, 18 luglio 2012
PIANO B DEL GOVERNATORE: AUTOSOSPENDERSI PER RIMANERE IN SELLA —
La tentazione di restare incollato alla poltrona di governatore si è rafforzata ieri pomeriggio dopo la telefonata a Mario Monti. D’altronde, pur restando un’ipotesi top secret, che esista un «piano B» di Raffaele Lombardo per evitare di mollare le leve del potere il 31 luglio, è più di un sospetto per chi frequenta Palazzo d’Orleans e conosce l’inquilino famoso per gli abbracci fatali capaci di trasformare con un niente gli amici in nemici e viceversa, mutando date, impegni e alleanze.
Un «piano B» centrato sulle cento nomine delle ultime settimane per un rigido controllo di ospedali, aziende ed enti regionali, ma anche sull’incarico eccellente affidato al magistrato che ha resistito ad ogni tempesta d’umore, Massimo Russo, incoronato come vicepresidente cinque giorni fa. A un passo dal fine corsa del governo. Con il retropensiero che forse sarà allontanato il traguardo. Appunto, come ha temuto il presidente del Consiglio chiedendo notizie certe sulla data d’uscita.
È su questo punto che Russo, magistrato poco amato fra tanti suoi colleghi dopo la «diserzione» dal pool antimafia, potrebbe avere un ruolo centrale. Lo sospetta pure il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che, al posto delle dimissioni, Lombardo potrebbe annunciare una «autosospensione». Mettendosi così virtualmente da parte, ma lasciando al timone proprio Russo e tutta la squadra di assessori in buona parte cambiati nelle ultime settimane.
D’altronde, già la scorsa settimana Lombardo s’era lasciata sfuggire una confidenza ermetica: «Da Roma mi pregano di rimanere...». Come dire che qualcuno gli chiederebbe di non dimettersi. Chi, non è chiaro. Mentre con la lettera di Monti è chiarissimo che Palazzo Chigi invoca tempi certi sull’uscita di scena. Anche per calibrare l’intervento. Se Lombardo restasse in sella, Monti potrebbe pensare a una rimozione, ovvero a un commissario per alcuni atti. A cominciare dal controllo delle casse che l’assessore Armao assicura essere piene e senza buchi, pur emergendo ormai una serie di voci e pareri contrari perfino all’interno della giunta.
È il caso del neoassessore Andrea Vecchio, leader del movimento antiracket, ex presidente dei costruttori di Catania, amico di Ivan Lo Bello, pronto a confermare quel che in poche settimane ha visto da vicino: «La Regione è davvero sull’orlo del crac. Tutto all’insegna del clientelismo. Sì, la Sicilia è a rischio default. Non solo per i dipendenti regionali», come ha ripetuto ai microfoni di Radio24. «Ci sono ventimila precari, gli impiegati dei Comuni, i forestali... Gratti e non trovi quattrini. Si stenta a recuperare quattro milioni per aliscafi e traghetti fra Sicilia e isole minori...».
Valutazioni ascoltate con disappunto dal governatore che ogni tanto finge di volere mollare tutto, anche con battute choc, come ha fatto l’altra settimana pensando alle sue terre di Grammichele: «Mi dimetto e coltivo marijuana». Poi, con un sorriso obliquo: «Coltivare erba è illegale? Pazienza». Con la precisazione di non avere mai provato «l’ebbrezza di una canna». Come gli è scappato durante una puntata della Zanzara, radiofonico porto franco per battute, chiacchiere e ironia.
Felice Cavallaro