Davide Desario, Il Messaggero 18/7/2012, 18 luglio 2012
SUL COLOSSEO CRESCONO I CAPPERI
«Ma quale Pantelleria. I capperi migliori sono di Roma». Ennio ha sessant’anni, è seduto a un tavolino davanti a un latte e menta, guarda il Colosseo e con la mano indica la gru con il cestello attaccata all’Anfiteatro Flavio. Da una settimana, infatti, una squadra di operai sta controllando e «potando» le mura del monumento, estirpando ciuffi e ciuffi di capperi. Un operaio li prende, li annusa inebriato e poi li mette in una busta. «È un lavoraccio, soprattutto con questo caldo - dice Ennio con il suo intercalare romano guardando l’operaio - Io, nonostante l’età, li vado a prendere sulle Mura Aureliane. Lì nessuno dice niente. E sapesse che soddisfazione quando mi preparo le penne alla puttanesca».
É vero, i capperi sui monumenti della Capitale ci stanno da sempre. Il periodo d’oro è proprio questo tra luglio e settembre. Vengono raccolti continuamente: c’è chi arriva con le buste, chi con i cestini, qualcuno anche con speciali bastoni per arrivare ai cespugli più alti. A San Lorenzo basta che si alzi un po’ di venticello per riuscire a sentire quell’aroma intenso e penetrante. Dalle parti del Colosseo, invece, no: l’odore è sovrastato dalla puzza dei gas di scarico che è decisamente più forte.
«Quest’intervento in realtà è il completamento di quello avviato quest’inverno per verificare la stabilità dopo la nevicata - spiega la direttrice del Colosseo, Rossella Rea - Un intervento che abbiamo dovuto interrompere per mancanza di fondi. Così, nel frattempo, sono cresciute sulle mura molte essenze arboree, soprattutto capperi, le cui radici creano non pochi problemi. Da circa una settimana gli operai che hanno ripreso i controlli ne stanno approfittando per togliere anche i capperi».
Certo sarebbe un bel business inscatolare i capperi del Colosseo e poi venderli ai turisti magari con un’etichetta accattivante con un gladiatore in primo piano. «Non lo so che gusto abbiano - aggiunge Rea - Io non li ho mai assaggiati». Al Colosseo, infatti, i capperi hanno un nemico: i gatti. «Specialmente all’ultimo piano, quello vietato al pubblico, i capperi crescono che è una bellezza - racconta un tiratore scelto della polizia che nelle grandi occasioni si apposta in cima all’anfiteatro Flavio - Noi, però, non li raccogliamo perché qui è anche pieno di gatti e non è salutare». Ma sulle mura è un’altra cosa.
E allora non resta che guardare gli operai «decapperizzare» il Colosseo, perché le radici minano la solidità delle mura e, insieme al becchettio degli uccelli, sono la causa della maggior parte dei micro-crolli.