STEFANO RIZZATO, Tuttoscienze-La Stampa 18/7/2012, 18 luglio 2012
La nano-spugna sa come pulire gli oceani dal petrolio Inventata all`Istituto Italiano di Tecnologia Su v/oRizza ro / a difesa dell`ambiente? Un`impresa per nano-particelle
La nano-spugna sa come pulire gli oceani dal petrolio Inventata all`Istituto Italiano di Tecnologia Su v/oRizza ro / a difesa dell`ambiente? Un`impresa per nano-particelle. Chi pensa che l`ecologia sia solo questione di politiche energetiche si sbaglia. Più che nei summit i passi in avanti per la salvaguardia del Pianeta si stanno facendo nei laboratori. L`ultima novità viene dall`Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, dove è stata messa a punto una spugna oleofila e idrofobica: capace cioè di assorbire gli oli e respingere l`acqua. Progettata per rimediare a disastri naturali come quello del 2010 - quando l`esplosione della piattaforma Deepwater Horizon riversò milioni di barili di greggio nel Golfo del Messico - questa spugna è il frutto della collaborazione tra chimici ed ingegneri specializzati in nanotech. «Come materiali di parten- za abbiamo usato comuni spugne naturali a base di schiuma di poliuretano, che si trovano già in commercio - spiega Athanasia Athanasiou, team leader del progetto -. Ad essere decisivo - prosegue - è il complesso trattamento: il rivestimento di nano-particelle consente alle spugne di essere permeabili agli oli e assorbire una quantità di sostanza oleosa fino a 13 volte il loro peso. Tutto senza raccogliere nemmeno una particella d`acqua». Non solo. Per le proprietà magnetiche delle nano-particelle che le rivestono le spugne oleofile si possono guidare a distanza. «Le molecole rispondono ai campi magnetici - spiega ancora la ricercatrice greca - e così le spugne, mentre galleggiano, si possono manovrare da lontano e possono arrivare a coprire aree molto estese». La loro realizzazione è durata non più di nove mesi, «ma tutto il progetto è il frutto di un know-how già consolidato e deve molto alla tradizione dell`IIT in tema di materiali e processi ecologici». Nell`istituto - che impiega 1041 ricercatori da 38 Paesi la caccia a soluzioni amiche dell`ambiente ha unito la ricerca sulle nano-tecnologie e quella sugli «smart materials», i materiali intelligenti dotati di particolari proprietà. Nuovi composti, nuove funzioni e nuove strategie per sfruttare le energie alternative: la ricerca «verde» all`IIT si muove principalmente in queste tre direzioni. In molti casi, più che di progetti macroscopici, si punta ad innovazioni piccole, ma con un impatto notevole. Ne è un esempio la microturbina appena ultimata dal dipartimento di «Advanced Robotics», pensata per alimentare con energia alternativa i sensori che monitorano le condutture del gas, o i sistemi analoghi che richiedono un controllo costante. Grande quanto una moneta da un euro, questa turbina in miniatura gira e crea energia a partire da aria, acqua o gas. Una soluzione ideale per eliminare i cavi e le batterie oggi usati per alimentare questo tipo di sensori. La ricerca sui materiali intelligenti resta tuttavia il ramo principale dell`attività «verde» dell`Istituto, come spiega il direttore scientifico Roberto Cingolani. «L`elemento unificante è combinare l`uso di materiali naturali e a basso impatto ambientale a nano-strutture, che consentono di trasformarli e dare loro nuove funzionalità. Oltre alla spugna oleofila, lavoriamo su speciali composti a base di alghe, che trovano applicazioni sorprendenti anche nell`area medicale, visto che li stiamo usando per fare cerotti biodegradabili: scompaiono dopo aver svolto la loro funzione». Per ottenere questi risultati all`IIT si punta su team multidisciplinari, con specialisti della chimica che lavorano a fianco di ingegneri e biologi. «È una necessità, quando si punta ad innovare - continua Cingolani -. Abbiamo 17 profili di dottorato. Una sorta di "Babele scientifica", che funziona grazie a un dialogo costante».