ANDREA MALAGUTI, La Stampa 14/7/2012, 14 luglio 2012
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Sarà questo il numero degli abitanti della Terra nel 2050: ecco come ci si prepara e quali sono le sfide per il Pianeta -
Ci siamo. Il pianeta vanaglorioso che si arrabatta con la tumultuosa moltiplicazione umana rischia di restare a secco. Cibo, acqua, energia. Secondo i calcoli di Hans Rosling, genio delle statistiche e fondatore della Gapminder Foundation, entro il 2050 ci saranno 10 miliardi di persone a contendersi le risorse residue di questa logorata palla. «A quel punto, grazie allo sviluppo culturale, economico e medico la crescita demografica si fermerà. Per ogni nato ci sarà un morto. Uno entra e uno esce». Semplice. Ma come mangerà quello che entra? E in che condizioni saranno gli altri nove miliardi eccetera di suoi fratelli? Già nel 2030 tre miliardi di bipedi implumi paganti tasse faranno parte della classe media. E la classe media vuole. Consuma, beve, si scalda, guida, vola, compra. E’ il disastro incombente o una straordinaria opportunità per ridefinire con criteri sani le caratteristiche di un mercato sempre più largo? Domande al centro della due giorni di ReSource finiti ieri, un gigantesco incontro per 250 selezionatissimi delegati vip organizzato alla Examination Schools di Oxford, una specie di castello di Harry Potter nel cuore della città universitaria, che si occupa di raccogliere, selezionare e distillare intelligenze. Assieme al 42° Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton e al premio Nobel per l’economia Amartya Sen, c’erano studiosi, intellettuali, politici, filantropi, registi, produttori, militari e alcuni degli uomini d’affari più potenti dello sgangherato mercato chiamato terra. Dalla Nestlè alla Unilever, da McKinsey al World Energy Council, ognuno con una soluzione in tasca. E dunque? La cattiva notizia è che un punto di sintesi non esiste. Le idee sono ancora shangai rovinati casualmente sul grande tavolo dell’esistenza. La buona è che il tema è per tutti inevitabile. Il ceo della Coca Cola, John Brock, ha raccontato orgoglioso che alle Olimpiadi di Londra il suo gruppo riciclerà ogni bottiglietta consumata e la farà tornare sugli scaffali dei supermercati in sei settimane. Contributo apprezzabile, ma non decisivo. Secondo Jeremy Grantham, uno degli uomini più influenti della finanza globale e fondatore della Grantham Foundation per la protezione dell’ambiente, abbiamo già superato il limite. «Siamo in condizioni disperate. La debolezza della politica e l’avidità della finanza ci stanno trascinando a fondo». Miopi e vigliacchi, incapaci di ricostruire un sistema allo sbando, o pieni di risorse da condividere e bisognosi solo di creatività? La storia si stende su questo arco immaginario che divide le due sponde. Bisogna giusto decidere da che parte andare. Postilla: alla due giorni di Oxford italiani non pervenuti.