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 2012  luglio 18 Mercoledì calendario

LIBRO IN GOCCE

Numero 36 (Gianpiero Dalla Zuanna e Guglielmo Weber, «Cose da non credere. Il senso comune alla prova dei numeri»)

La realtà? È dietro le apparenze
Depressi
Ci sono più depressi tra i pensionati che tra i lavoratori.

Val Pusteria
Quando, in Val Pusteria, per sposarsi ci voleva il permesso del comune o del distretto, impossibile da ottenere se non si aveva un capitale di almeno 200 fiorini. Il censimento del 1880 appurò che il cinquanta per cento della popolazione tra i 41 e i 50 anni non era sposata.

Milano
A Milano, nel 1950, metà dei matrimoni era stata preceduta da un periodo di convivenza. Questa percentuale nel Sud venne raggiunta dieci anni dopo.

Figli
Non è vero che gli italiani fanno meno figli perché sono egoisti. «L’egoismo c’ entra poco, anzi è vero l’opposto. In Italia nascono pochi figli perché si vuole troppo bene ai bambini. Le coppie sono molto titubanti rispetto alla prospettiva del secondo, del terzo o del quarto figlio, perché vorrebbero per loro un futuro di alto livello, e sentono di essere in questo poco aiutate, sia dallo Stato, sia dal mercato». Le esperienze degli altri paesi dimostrano che sono le politiche familiari a fare la differenza. «Non a caso oggi nei 10 paesi più prosperi del mondo nascono in media più di 1,8 figli per donna». Quasi un terzo più che in Italia. Dove, peraltro, è falsa anche l’idea della «società del figlio unico»: i bambini senza fratelli sono il 13%. Un sesto.

Germania
In Germania nei primi nove mesi del 2010 sono nati 510 mila bambini, 20 mila in più rispetto all’anno precedente. Nello stesso periodo, in Italia, le nascite sono calate del 3 per cento. «Non si può escludere che questo piccolo baby boom tedesco sia in parte legato all’assegno parentale, introdotto il 1° gennaio 2007. Per ogni nuova nascita, lo stato versa al genitore che resta a casa l’intero stipendio, fino a un tetto di 1.800 euro mensili e fino ai 14 mesi mesi di vita del bambino. Proprio la crisi, aumentando la paura di perdere il lavoro, potrebbe aver incoraggiato le coppie tedesche ad anticipare un concepimento, per avere 14 mesi di stipendio garantito».

Francia
In Francia a parità di reddito – e con l’esclusione dei più ricchi – chi non ha figli, o ne ha solo uno, paga più tasse di chi ha tre, quattro o più figli.

Vecchi
Dal 1980 al 2010 gli italiani con più di 80 anni sono triplicati, raggiungendo oggi i 3 milioni e 500 mila. L’Istat stima che fra trent’anni saranno 6 milioni e 600 mila e la vita media supererà gli 83 anni per gli uomini e gli 88 per le donne.

Pensioni
Il problema di pensionare lavoratori anziani e improduttivi, specie nel settore pubblico. Supponiamo che: il soggetto prenda ogni anno 100 di stipendio, su questi 100 paghi 10 di contributi e produca un servizio di valore 30. La sua pensione sia uguale a 80. Quindi: il risparmio sarebbe uguale a 10 (tolgo i 100 di stipendio, ma aggiungo gli 80 di pensione e rinuncio ai 10 di contributi) e con questi 10 dovrei essere in grado di assumere un giovane che produca un servizio di valore 30.

Case
Gli italiani risparmiano dal 10 al 18 per cento del loro reddito annuo complessivo, e lo investono preferibilmente in case.

Ricchezze
Le percentuali di famiglie sopra i cinquant’anni di età che investono in attività finanziarie diverse dal conto corrente passano dall’80 per cento della Svezia al 10 per cento della Grecia. Nei paesi dell’Europa centrale e orientale le percentuali oscillano fra il 50 e il 70 per cento. Sono invece del 20 per cento in Italia e Spagna. Le conseguenze di questa scarsa partecipazione finanziaria sono particolarmente rilevanti, perché generano un accumulo abnorme di ricchezza immobiliare: in Italia, Spagna e Grecia più dell’80 per cento della ricchezza detenuta dalle famiglie oltre i 65 anni di età è investita nel mattone, a fronte del 40 per cento di Svizzera e Paesi Bassi, del 50 per cento di Svezia e Danimarca, del 60 per cento di Austria, Belgio e Francia.

Fame
Tanti temono la «bomba demografica che ci distruggerà», i numeri dicono invece che con le previsioni apocalittiche occorre andarci piano. «In Italia, i quintali di granoturco prodotti per ettaro passano da 9 nel 1861, a 12 nel 1911, a 25 nel 1961, addirittura a cento nel 2011, più che decuplicati nel secolo e mezzo di unità nazionale […] Ogni uomo di oggi ha a disposizione - in media - quasi il 50% in più di cibo rispetto a cinquant’ anni fa». Il guaio, semmai, sta nel paradosso di Trilussa: «Seconno le statistiche d’ adesso / risurta che te tocca un pollo all’ anno: / e se nun entra nelle spese tue / t’ entra ne la statistica lo stesso / perché c’ è un antro che ne magna due».


Notizie tratte da: Gianpiero Dalla Zuanna e Guglielmo Weber, «Cose da non credere. Il senso comune alla prova dei numeri», Laterza, € 12.