Valerio Maccari, Affari & Finanza, La Repubblica 16/7/2012, 16 luglio 2012
IL DISPLAY NON SI VEDE MA È SULLA LENTE LA NUOVA MODA DEGLI OCCHIALI HI-TECH
La nuova grande sfida dell’informatica di consumo? Si giocherà sugli occhiali. Non quelli qualunque, è ovvio, ma quelli computerizzati. In grado di elaborare la visione di chi li indossa e di dare, fra le altre cose, informazioni contestuali precise alle scene osservate. Dispositivi simili a quelli spesso sognati da scrittori e registi di fantascienza, ma che fantascienza non sono. A fine giugno, durante la tradizionale conferenza I/O di Google, dedicata agli sviluppatori, il cofondatore Sergey Brin ha mostrato il primo prototipo funzionante dei Google Glasses. Degli occhiali dal design tradizionale, che però presentano una sovrastruttura, montata sull’asticella e terminante sulla lente, che nasconde un vero e proprio dispositivo mobile, assimilabile per capacità e potenza a uno smartphone. Sopra la lente destra degli occhiali, campeggiano una piccolissima telecamera e un minuscolo display, posizionato in modo da non ostacolare la visione pur rimanendo visibile all’utente, sul quale scorrono dati e informazioni. Per dimostrare le capacità del prodotto, Brin ha dato vita a una dimostrazione live che avrebbe fatto sembrare morigerato Steve Jobs: un team di paracadutisti, ovviamente dotati di Google Glasses, che si sono lanciati mandando in diretta sugli schermi del palco della presentazione la loro visuale, tutto rigorosamente in tempo reale. L’utilizzo dei Google Glasses, la cui uscita sul mercato è prevista per il 2014, non termina certo qui. Potranno aggiornarti sulla tua posizione, grazie al sensore di posizionamento satellitare, mostrando sul piccolo schermo una cartina Google Maps. E, essendo basati su Android, si prevede un profluvio di App che ne sfruttino le capacità in modo creativo. Per questo, già dal 2013, Google ha promesso che gli sviluppatori di software potranno acquistare ad appena 1.500 dollari un modello speciale di Google Glasses dedicato a loro, nella speranza di arrivare sul mercato con un portafoglio di applicazioni molto sviluppato, in modo di trasformare in piattaforma credibile un oggetto che rischia di sembrare un giocattolo per gli entusiasti della tecnologia. Quello su cui scommettono tutti, ovviamente, è la realtà aumentata: la tecnologia che sovrappone alle riprese video della realtà elementi inseriti digitalmente. Insomma, inforcare gli occhiali per vedere quello che non c’è. Un’opportunità soprattutto per il marketing, che potrebbe sfruttare la tecnologia della realtà aumentata per diversificare in base agli utenti i messaggi pubblicitari: facendo comparire “nell’aria”, ad esempio, spot di negozi o locali più adatti ai gusti dei portatori di Google Glasses, un po’ come succede per i banner sui siti web, che vengono selezionati in base allo storico che raccoglie abitudini di navigazione e preferenze degli utenti. Se le previsioni di Google dovessero avverarsi, gli occhiali computerizzati potrebbero diventare, per importanza, i tablet del prossimo futuro. Un destino su cui scommettono anche gli analisti di Forrester Research, secondo i quali “il settore degli occhiali computerizzati diventerà il prossimo campo di battaglia per le grandi società, non dissimile da quello dei dispositivi mobili di oggi, che vede la competizione di Apple, Google, Microsoft, Amazon e Facebook”. E infatti, si preparano a scendere in campo già almeno altre due società. Una è la giapponese Olympus, uno dei nomi di riferimento nel mercato delle fotocamere digitali, che da tempo ha iniziato a diversificare il suo portafoglio di prodotti. E pur rimanendo, in qualche modo, nel campo dell’ottica, ha fatto il suo ingresso nella diagnostica medica, per la quale produce macchinari per avere fotografie di fenomeni microscopici. Più recente, invece, l’ingresso nel campo degli occhiali computerizzati, concretizzatosi con la presentazione del primo prototipo Meg 4.0. Un paio di occhiali molto leggero - meno di 30 grammi di peso, sostengono da Olympus - dotato di connessione bluetooth e wifi per collegarsi ad internet e agli smartphone. Sebbene abbiano qualcosa in meno rispetto ai Google Glasses - mancano di un sistema operativo dedicato, appoggiandosi invece su quello degli smartphone - i Meg 4.0 hanno qualcosa di più: il display su cui scorrono le informazioni è la lente stessa degli occhiali, e non un piccolo schermo montato sopra di loro. Anche Apple non vuole lasciarsi sfuggire la corsa agli occhiali, anche se pare intenzionata a percorrere una strada differente. Invece di un paio di occhiali tradizionali, Apple ha brevettato il progetto di una specie di mascherina, da indossare sopra gli occhi, dotata di due schermi Lcd dedicati, uno per occhio. In questo modo l’utente avrà la sensazione di trovarsi di fronte a uno schermo gigantesco ad alta definizione, anche se perderà la possibilità di vedere direttamente il mondo circostante. Che, comunque, verrà ripreso dalla prevista telecamera frontale.