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 2012  luglio 16 Lunedì calendario

PER FERMARE L’EMIGRAZIONE SANITARIA IL SUD IMPORTA GLI OSPEDALI DAL NORD


Un flusso ininterrotto di persone che si spostano per curarsi. Sono infatti 850mila i pazienti che ogni anno si ricoverano lontano da casa. Alcune Regioni, specialmente del sud, tentano di ridurre questi viaggi dando vita al fenomeno della sanità in trasferta. Sono infatti sempre più numerosi gli accordi tra amministrazioni e strutture di eccellenza che inviano medici e mettono il “marchio” su ospedali e ambulatori distanti centinaia di chilometri. Il record è del Bambin Gesù di Roma, che ha siglato patti per gestire la pediatria negli ospedali di quasi tutte le Regioni del sud. Ma non si importano solo attività di assistenza. La Asl di Bari ha un accordo con l’Estav sud est della Toscana — struttura che si occupa di acquisti per gli ospedali di Grosseto, Arezzo e Siena — per espletare le gare per beni e servizi. La Basilicata, la cui università non ha facoltà di Medicina, sta pensando a fare un accordo con un ateneo che assicuri parte della formazione a Potenza, per evitare che i suoi giovani studino fuori: tra i candidati, l’ateneo di Firenze.
Perché la “mobilità sanitaria” costa ogni anno oltre 3 miliardi e mezzo di euro. Sono i soldi sborsati dalle Asl per rimborsare le cure dei loro assistiti in altre Regioni. Secondo i dati del 2010 la spesa più alta, ottenuta facendo la differenza tra il costo dei pazienti che entrano e di quelli che escono, l’ha sostenuta la Campania: 300 milioni. Seguono Calabria (247 milioni), Sicilia (205) e Puglia (168). Tra quelle in attivo domina, come intuibile, la Lombardia con 454 milioni, seguita da Emilia Romagna (349) e Toscana (116). Chi può fa accordi per evitare lo spostamento dei cittadini. La Calabria ha da poco siglato un contratto con il Bambin Gesù che apre un’attività a Catanzaro, in Basilicata il pediatrico romano
lavora a Potenza e la stessa Regione ha una collaborazione con Verona per curare le patologie del pancreas.
La Regione che ha fatto più accordi con realtà sanitarie del nord è la Sicilia. Sei mesi fa nellonizzazione”
la Villa Santa Teresa a Bagheria - sequestrata alla mafia - è stata aperto un dipartimento di ortopedia gestito dal Rizzoli di Bologna, uno dei centri pubblici più noti in questo settore. Il Bambin Gesù si occupa di cardiochirurgia pediatrica a Taormina, il Gaslini di Genova collabora con l’Arnas di Palermo, dove presto arriverà una struttura di neuroriabilitazione gestita dall’azienda ospedaliera di Ferrara. Il fautore di questi patti è stato l’assessore alla salute Massimo Russo, che ha invece ereditato l’accordo, ora disdetto, con il
San Raffaele per l’oncologia a Cefalù, su cui peraltro c’è un contenzioso con la Regione, che accusa la struttura milanese di aver fatturato 40 milioni di euro di prestazioni mai svolte. «Voglio ridurre il numero di persone che vanno via dalla Sicilia per curarsi — spiega Russo — Per questo sono andato a cercare alcune strutture scelte dai nostri concittadini che si spostano. Siamo già scesi da 240 milioni di spesa per la mobilità a meno di 200 e conto di dimezzare questa cifra nel giro di 4 anni».
Ma non c’è un rischio di “co-
da parte della sanità del nord? «Il punto è che dobbiamo riattivare la fiducia degli utenti per le nostre strutture. E per acquistare credibilità abbiamo scelto la strada delle collaborazioni. Abbiamo 4mila siciliani che aspettano una prestazione del Rizzoli di Bologna. Se porto un pezzo di questo ospedale da noi, cosa che mi costa 20 milioni, faccio risparmiare alla Regione i soldi necessari per rimborsare quelle prestazioni in Emilia, e poi evito i costi sociali connessi allo spostamento delle famiglie. Ho deciso
anche di dare un premio economico ai nostri ospedali che aumentano le prestazioni nei settori in cui registriamo più fughe in altre Regioni».
C’è però una quota di uscite impossibile da ridurre per le realtà meridionali: quelle legate alle persone che lavorano al nord e che, anche se non sono residenti, scelgono di curarsi in Lombardia, Veneto o Emilia. E spesso se i loro parenti hanno bisogno li invitano a spostarsi al Nord perché li possono ospitare.