Michele Bocci, la Repubblica 15/7/2012, 15 luglio 2012
E SE LO FA ANCORA? HO PAURA DI TORNARE A BRINDISI
Dopo un mese di rianimazione e altri 20 giorni di ricovero, dopo cinque interventi per stendere pelle sana sopra le ferite e una serie infinita di medicazioni e lavaggi, Veronica Capodieci è stata dichiarata fuori pericolo. La ragazza ferita più gravemente nell’attentato del 19 maggio a Brindisi è dunque guarita. Può essere dimessa e tornare a casa, a Mesagne. Ma ha paura. «E se succede di nuovo? E se quello esce dalla prigione e lo rifà?», si è sfogata in questi giorni con i genitori nella sua stanza del centro ustioni di Pisa. Perché Veronica è sotto shock, ha il terrore che Giovanni Vantaggiato possa colpire ancora. L’ha visto l’altra sera in tv: «Guarda come è brutto», ha detto al padre seduto accanto al suo letto. È stata una delle rare volte in cui ha parlato dell’attentato. Non si è mai informata su come stavano le altre ragazze rimaste ferite, non ha mai chiesto di Melissa, che conosceva solo di vista. «Mi dispiace, era molto carina, aveva
un bel visino», si è limitata a dire. Il trauma le fa avere paura di tutto: delle cure, delle persone e soprattutto del futuro. «Non voglio vedere nessuno, voglio rimanere in reparto», ha ripetuto ai genitori. Solo negli ultimi giorni ha cambiato idea: «Mi piacerebbe andare in piscina», ha detto al primario del Centro ustioni, Antonio Di Lonardo, che ieri ha deciso di dimetterla. Prima di tornare in Puglia farà riabilitazione alle Terme di Casciana. Avrà anche assistenza psicologica per tornare a vivere i suoi 15 anni.
Veronica per quasi 50 giorni è stata chiusa in una stanza con le pareti azzurre e piena di monitor, tubi e tubicini, sacche per le flebo, lettini speciali per i bagni disinfettanti. Solo pochi oggetti rimandavano alla camera di una adolescente: un televisore, un comodino con i dvd di
Twilighte
del
Re Leone,
un blocco e i pennarelli. Chi voleva starle accanto doveva mettersi camice, cuffia e mascherina. Il fuoco le ha mangiato la parte sinistra del corpo. È arrivata a Pisa il 24 maggio in condizioni critiche, dopo 15 giorni di ricovero a Brindisi. Si è temuto che non ce la facesse. Anche sua sorella Vanessa, 18 anni, è stata travolta dall’esplosione: «Quando le bombole sono scoppiate ero davanti a Melissa e dietro a Veronica — racconta, interrompendosi per la commozione — Mi sono alzata per cercare mia sorella. Anche lei era in piedi, cosciente. Il fianco era ferito e l’ho coperta con un giubbotto. Non aveva più le scarpe, che erano leggere e sono volate via, e i jeans stavano ancora bruciando. Glieli ho strappati e mi sono ustionata le mani. Veronica piangeva ma restava cosciente. Intorno c’erano tante persone, tutte immobili, come bloccate dallo shock per quelle che era appena successo».
La famiglia Capodieci si è spostata a Pisa. I genitori Maurizio e Lorena vivono in una foresteria dell’ospedale. «All’inizio potevamo vedere nostra figlia solo attraverso il vetro — racconta il padre
— era incosciente in rianimazione. Ci sedevamo sulle panchine fuori dall’ospedale e pregavamo. Il giorno in cui Veronica si è girata verso di noi e ha alzato il pollice per salutarci e tranquillizzarci è stato il più emozionante». Durante il ricovero si è fatto vivo anche il padre di Melissa. «Ha chiesto di venire a trovarci — dice
Maurizio Capodieci — Ho detto no, temevo che con lui si sarebbero presentati giornalisti e telecamere ». Sono passati per un saluto anche i sopravvissuti della strage di Viareggio. «In tanti ci stanno vicini, il professor Di Lonardo, i medici, gli infermieri. Voglio ringraziare il sindaco di Mesagne, il presidente della Provincia di Pisa, la
chirurgia toracica di Lecce».
Il nome Giovanni Vantaggiato non strappa emozioni particolari ai Capodieci. «Quando è scoppiata la bomba non ci siamo chiesti chi fosse stato. Pensavamo solo alla salute delle nostre figlie. Quando ho visto che avevano preso il responsabile — dice il padre delle ragazze — non me ne è
fregato niente, la tragedia personale supera l’odio. Spero solo che uno così non esca mai più dal carcere. Sarebbe uno scandalo. E se succedesse, per lui sarebbero guai seri. Ci deve essere più sicurezza vicino alle scuole, perché per le nostre bimbe sono una seconda
casa».