Silvia Fumarola, la Repubblica 14/7/2012, 14 luglio 2012
IO E PAP
Figlia d’arte e fiera di esserlo, felice di parlare dei genitori — Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve — con la sua erre moscia e una risata allegra. «Papà si preoccupava sempre che mangiassi. Sul set di Altman m’inseguiva con una bustina: “Ho un panino, se lo vuoi sto qui, mangio con Sophia che le tengo compagnia”. Ma a me piaceva prendere il cestino e stare insieme agli altri... Avevo vent’anni, volevo vedere le star, in
Prêt-à-porter
erano così tante».
Chiara Mastroianni, 40 anni, due figli, assomiglia in modo incredibile al padre, lo stesso sguardo, una grazia speciale. «Ero in un ristorante a Roma con amici francesi, un cameriere è rimasto pietrificato: “Mi scusi, lavoro qui da trent’anni e veniva un attore famoso, lei è identica”. Gli ho sorriso: sono sua figlia». Da lunedì Villa Medici a Roma rende omaggio all’attore con una rassegna dei suoi film più celebri, e presenterà quelli interpretati da Chiara:
Non ma fille tu n’iras pas danser
di Christophe Honorè,
N’oublie pas que tu vas mourirdi
Xavier Beauvois, il musical
Les bien-aimésin
cui recita accanto alla madre Catherine Deneuve oltre a
Tre vite e una sola mortedi
Raul Ruiz il solo della rassegna in cui padre e figlia sono insieme.
Chiara, quali film di suo padre preferisce?
«Ex aequo:
Divorzio all’italiana
e
Una giornata particolare.
Il film di Scola mi fa piangere, papà e Sophia Loren sono unici. Con loro il cinema facevano sognare, erano una grande coppia: come Ingrid Bergman e Cary Grant, Katharine Hepburn e Spencer Tracy. Quando la magia di una coppia entra nel film, è il massimo».
Mastroianni ironizzava sugli attori che «entrano nel personaggio » e ringraziava la truccatrice che si prendeva cura di lui.
«Credo che sia stato tanto amato perché è rimasto molto vicino alla gente. Non era narcisista, non era schiacciato dal talento. Era simpatico, semplice nella grandezza, scattava un’identificazione ».
È difficile essere la figlia di due star?
«Loro non hanno mai perso la testa malgrado la carriera incredibile che hanno avuto. Mai fatti discorsi pesanti o troppa psicologia quando non c’è bisogno. Papà mi vedeva molto più fragile e bambina di quanto non fossi. La prima domanda era: “Hai mangiato a pranzo?”. Sul set non faceva pesare il fatto che fossi sua figlia, ma mi chiedeva: “Hai fame?”, “Hai freddo? Guarda che noi abbiamo il naso corto, ci raffreddiamo con facilità”. Con mamma ho avuto un rapporto diverso, strettissimo. Ma non parliamo spesso di lavoro ».
Da ragazzina era consapevole di essere figlia di persone famose?
«Non l’ho capito presto. I paparazzi mi davano la sensazione che ci fosse qualcosa di diverso ma da lì a capire chi fossero mamma e papà... Di chi ero figlia l’ho scoperto a scuola. Sognavo di avere genitori come quelli delle mie amiche, da bambino sei convenzionale,
gli altri avevano i genitori a pranzo e a cena. All’epoca non c’era il telefonino o Skype e quando mamma girava un film mi mancava. Ma non mi sono mai sentita schiacciata dalla loro fama, non facevano vite da matti».
Racconti.
«Mamma è una donna forte, mi ha cresciuto, i miei si sono separati quando ero piccola. Ha avuto un ruolo meno “divertente”: la scuola, l’educazione. Quando vedevo papà era sempre una festa. Fin da piccola c’è stata una grande rassomiglianza, mi divertiva: la gente mi fissava. Non sentivo una mancanza vera, era affettuosissimo. Però non è mai ideale crescere in due case, la cosa era più complicata perché abitavo a Parigi».
Quando ha detto che avrebbe fatto l’attrice come hanno reagito?
«In modo completamente diverso. Papà era abbastanza contento, mamma preoccupatissima. Lei voleva che studiassi, andassi all’università. Ho un fratello più grande che aveva lasciato la scuola per fare l’attore, camminavo
su un campo minato. La reazione di mamma la capisco, istinto di protezione. Ma sono stati sempre rispettosi».
Suo padre che consigli le ha dato?
«Di essere naturale. E paziente. “La pazienza è importante, con la pazienza costruisci, ti servirà quando il telefono non squilla”. Aveva ragione. Papà era felice quando lavorava, andava a cena con la troupe, non stava mai solo. Sul set era come un bambino, ricordo il gioco dei cestini: prendi il bianco o il rosso? Non è che poi sia tanto buono il cibo sul set, ma anche il cestino è legato al cinema come la fila per il caffè all’alba. È la vita condivisa con gli altri, la passione che ti lega al progetto, che rende un film un’avventura unica ».
Abita a Parigi, è rimasta legata all’Italia?
«Vengo per le vacanze, a Roma sono felice perché vedo mia sorella. La famiglia è importante. Ho due figli, e non sono tanto severa. Mai stata brava con l’autorità ma ci lavoro su».
Il rapporto con la bellezza?
«Da adolescente avevo l’apparecchio ai denti, troppa crema per tenere i capelli, i capelli erano un incubo. Ho vissuto in uno stato d’insicurezza generale per anni. Meno male per chi mi frequenta, oggi la vita è meno complicata. Il segreto è riuscire a superare il giudizio degli altri, che detto così sembra facile».