Riccardo Luna, la Repubblica 14/7/2012, 14 luglio 2012
COME GIOCARE CON I FIGLI AI TEMPI DELL’IPAD
In principio è stato un blog, un semplicissimo blog. Era l’estate del 2007 e il direttore di
Wired, Chris Anderson, una delle persone più influenti quando si parla di tecnologia, non ne poteva più di fare i soliti giochi da tavolo con i suoi quattro figli (intanto è arrivato il quinto). Gli venne una idea: i piccoli erano appassionati di Lego, non delle costruzioni, bensì di quella versione evoluta che consente di costruire robot (Mindstorms robotics, si chiama); lui invece si svagava con il solito aeroplanino radiocomandato. Decisero di unire i rispettivi “giocattoli” e costruire assieme il primo drone del mondo fatto con i Lego. Funzionò: volava. Anderson decise di aprire un blog per raccontare l’impresa: lo chiamò
GeekDad,
cioè “papà geek”, dove geek è una espressione che in italiano si può tradurre come “appassionato di tecnologia”, ma anche di supereroi, di fai-da-te e di ossessioni scientifiche varie. C’erano altri geekdad in giro?, era la domanda di Anderson. C’erano. In cinque anni quel blog è diventato un fenomeno: un milione di lettori al mese, nuovi progetti condivisi ogni giorno e quattro libri di successo firmati da quello che è diventato il curatore ufficiale di un “redazione” di quasi trenta “geekdad”, Ken Denmead.
Far giocare i propri figli con la scienza e la tecnologia non è affatto una cosa nuova. Generazioni di italiani, soprattutto maschi, sono cresciuti con il Piccolo chimico e il Meccano. Ma allora c’era una separazione netta fra grandi e piccoli: gli adulti sbadigliavano quasi subito. Poi è arri-
vata la rivoluzione digitale. Gli iPhone e gli iPad, ma anche le console di videogame. Allora si è scoperto che i figli spesso, quasi sempre, sono più bravi dei genitori ad usare questi oggetti. Ed è iniziata una nuova era.
Uno dei geekdad italiani, Marco Zamperini, tecnologo, noto con il soprannome di funky professor, racconta con entusiasmo vero delle automobiline telecomandate con un iPhone con cui giocano lui e la figlia Blanca (la preferita è la Monster Truck di
Dexim). Un altro tecnologo della prima ora, Stefano Quintarelli, passa il tempo con una delle due figlie su Scratch, un sito progettato dal Mit, con il quale i bambini hanno la sensazione di giocare ma intanto imparano a programmare, a scrivere codici informatici.
“Un vero papà geek però non si limita a giocare con la tecnologia”, afferma Ken Denmead, “ma insegna ai figli come funzionano le cose e soprattutto trasmette loro quella passione per
smontare e rimontare secondo il motto che dice: finché non lo smonti, un oggetto non è davvero tuo”. Alcuni dei progetti di GeekDad sono semplici: come farsi un album da colorare con le foto della mamma e degli amichetti, oppure attaccare una macchina fotografica a dei palloncini per fare foto aeree. Altri, richiedono un pizzico di impegno in più. Uno degli oggetti più richiesti è la scheda di Arduino, una specie di microcomputer con il quale chiunque può facil-
mente far compiere delle azioni a degli oggetti. Un esempio? La pianta che ti manda un tweet per ricordarti di annaffiarla. O il robottino che gioca a pallone. Racconta Massimo Banzi, il fondatore di Arduino: «Proprio oggi mi è arrivata la mail di uno che si è messo a smanettare con Arduino assieme alla figlia di 12 anni e dopo alcune difficoltà iniziali ora si divertono a fabbricare dispositivi assieme…». Insomma, da gioco nasce cosa.