Filippo Ceccarelli, la Repubblica 14/7/2012, 14 luglio 2012
“ANGELINO È A PEZZI, È SCOPPIATO IN LACRIME” IRROMPE IL DRAMMA DEL SEGRETARIO USA E GETTA
Si asciugheranno in fretta, le lacrime di Angelino Alfano, anche perché forse non ci sono state, almeno a livello bio-chimico. E comunque le ha smentite l’ufficio stampa di un’entità che anche ieri pomeriggio le agenzie hanno rubricato come Palazzo Grazioli.
Ma ben oltre il dato fisiologico o politico, l’ipotesi che l’ormai ex delfino per non dire ex figlioccio del presidentissimo Berlusconi, si sia sciolto in pianto durante o dopo il vertice dell’altra sera, basta e avanza per sollevare il sipario su una mefitica atmosfera di perfidie e stilettate cortigiane da fine regno.
Che Alfano avesse lacrimato
in questo aggiungendosi a una lunga lista di politici portati dagli eventi alla commozione: Occhetto, Turco, Fassino, Prestigiacomo, Di Pietro, Bondi, Bossi, lo stesso Berlusconi, oltre alla
new entry
Fornero - che Alfano insomma avesse pianto era andato a raccontarlo alla radio (La Zanzara) un signore che si chiama Diego Volpe Pasini, definito o meglio accreditato come «consulente» di Berlusconi: «Alfano è in condizioni psicologiche molto difficili perchè è stato catapultato in un ruolo non suo e credo che abbia fatto un errore dopo le amministrative a dire che il Pdl aveva perso. Berlusconi si arrabbiò tantissimo. Ieri a
Palazzo Grazioli ha anche pianto ». E ancora, se non si fosse capito bene: «Alfano non è mai stato un leader, ma il segretario del partito. Berlusconi sperava che lo fosse, ma le cose sono andate in un altro modo. Non ci può essere un altro con Berlusconi presente ».
Questo Volpe Pasini l’ha recato in dono al Cavaliere Vittorio Sgarbi ed è quindi un tipetto un po’ particolare, e non solo perché alla guida del movimento «Sos Italia» si è messo in luce per aver organizzato delle ronde anti- prostituzione - pensa tu il destino di certe frequentazioni! - e un referendum sulla legge Merlin. Oltre alla pena di morte, ha proposto l’istituzione di taglie e la demolizione dei campi
nomadi, ha inoltre richiesto che sia facilitato il rilascio del porto d’armi e una volta, dopo un crimine, si è distinto per aver offerto assistenza legale a un italiano
che dalle sue parti, in Friuli, aveva ucciso un immigrato. Sempre in passato queste sue convinzioni l’hanno portato a guardare all’esperienza di Haider.
Come si intuisce, non è esattamente un moderato, e anzi il suo impegno a corte lascia intravedere una possibile uscita a destra, pittoresca xenofoba e antieuropea, del berlusconismo. In attesa, ha preparato per il Cavaliere un piano di battaglia elettorale dal titolo «Rosa tricolore», che non si riferisce alla memoria di Mamma Rosa, ma prevede alcuni sbocchi bislacchi che arrivano a coinvolgere il sindaco democratico di Firenze Renzi.
Ieri la nota di Palazzo Grazioli ha negato che Volpe Pasini sia «consulente
» di Berlusconi. E lui stesso si è poi parzialmente corretto: non ha visto piangere Alfano, «anche perché non c’ero». Ma con la sicurezza di chi si sente parte di un «Cerchio magico», là dove la magia non prevede ruoli ufficiali, ne ha approfittato per ribadire che Alfano era «fortissimamente coinvolto» ed «emozionato, ma è normale». Mica tanto.
Perché magari le lacrime no. Ma sono giorni che con strenuo spirito di sacrificio Alfano fa buon viso a cattivo gioco. L’altro giorno, in un’intervista al
Corriere,
riconoscendo in qualche modo di non essere abbastanza spregiudicato per contrapporsi a Berlusconi, Alfano ha pronunciato una frase che gli fa onore: «Se non ho il cinismo necessario alla politica, è colpa della politica che ne chiede troppo, e non mia che non ne ho».
E tuttavia, al netto della fedeltà e del lodo che porta il suo nome, delle comparsate televisive, del libro pubblicato dalla Mondadori e di quella malinconica maglietta donatagli dai giovani con su impresso «Alfano numero 1», egli rischia di passare alla storia politica italiana per la disperata ingenuità con cui ha assecondato un passaggio terminale e nemmeno decisivo dell’avventura berlusconiana. Nominato all’unanimità e usato come un kleenex da Uno Solo per detergere il volto di un potere sporco di scandali e allentare la pressione del disastro.
Si rilegga, come insegnamento, lo scambio tra il papà di Angiolino e il Cavaliere: «Presidente, vorrei ringraziarla per come si prende cura di mio figlio». «Se mi consente anch’io lo sento un po’ figlio». E «un po’», certe volte,
è anche troppo.