Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 16 Lunedì calendario

Tornano i marziani, ma siamo noi - «Signore e signori, devo ri­ferirvi qualcosa di mol­to grave

Tornano i marziani, ma siamo noi - «Signore e signori, devo ri­ferirvi qualcosa di mol­to grave. Sembra incre­dibile, ma le osservazioni scientifi­che e l’evidenza stessa dei fatti in­ducono a credere che gli strani es­seri atterrati stanotte nella fattoria del New Jersey non siano che l’avanguardia di un’armata di in­vasione proveniente da Marte». Bastarono queste parole, trasmes­se da Orson Welles in stile «bre­aking news», interrompendo la musica alla radio, a diffondere il panico negli Stati Uniti. È poco pro­babile che lo stesso trucchetto pos­sa funzionare con i marziani: do­po 42 missioni terrestri verso il Pia­neta Rosso in sessant’anni, c’è da giurare che gli abitanti del luogo stiano già preparando i souvenir da vendere ai primi astronauti. Erano le 20 del 30 ottobre 1938 quando la trasmissione della Guer­ra dei Mondi suon­ò il primo squil­lo della cosiddetta Epoca d’oro del­la fantascienza, quella della rivi­sta Astounding Science Fiction , del­le tre regole della robotica di Isaac Asimov, delle Cronache Marziane di Ray Bradbury. Marziano diven­tò un sinonimo di extraterrestre: era dal Pianeta Rosso che sarebbe­ro sicuramente arrivati i «dischi vo­lanti » a invaderci. E invece fummo noi a far atterrare per primi una no­stra capsula spaziale, il lander lan­ciato dai sovietici nel 1971. Poi arri­varono le immagini del robottino Mars Pathfinder, le rilevazioni di telescopi sempre più potenti e lo spettro dell’invasione, almeno quella da Marte, sparì non solo dal sentire comune, ma anche da cine­ma e letteratura. Settantacinque anni dopo però, l’idea dell’invasione marziana sta tornando di moda: solo che stavol­ta gli invasori siamo noi. Un video messo in Rete dalla Nasa ha rivela­to quanto sia bollente il fascino del Pianeta Rosso. Sette minuti di ter­rore è un breve documentario sul­l’ultima missione della Nasa che prevede l’atterraggio su Marte il 5 agosto, ma è montata come un cor­tometraggio di «horror spaziale» cliccato centinaia di migliaia di volte su Youtube: «Abbiamo lette­ralmente sette minuti per scende­re dall’atmosfera alla superficie del pianeta frenando dalla veloci­tà di 13 mila miglia all’ora a zero», declama uno degli scienziati cal­cando sul pathos. Ed è così che ancora una volta la fiction ci riavvicina al Pianeta Ros­so. Come nel 1938, ma stavolta sia­mo noi terrestri a sbarcare. I piani ci sono già: un’azienda olandese sta lavorando al progetto «Mars One», il cui scopo è spedire i primi coloni nel 2023. Poveri marziani, dovesse funzionare dopo secoli di pace inanimata, si ritroverebbero in un lampo col traffico di Napoli e lo smog di Milano. E poi la tv spaz­zatura: il concorso di Miss Marte, il Grande fratello da un altro piane­ta. Per non parlare delle tasse: Mar­te è quasi la metà della Terra, con una superficie così ridotta, chissà che rendite catastali. E il lavoro? L’anno dura 687 giorni, ma c’è da scommettere che le ferie restereb­bero di tre settimane. Speriamo al­meno di non vedere mai l’euro marziano. Ma è troppo presto per preoccu­parsene. Al momento il Pianeta Rosso è solo una moda di ritorno. Cruciani, quello dei braccialetti, ne ha messo in commercio uno dal nome evocativo: «Marte ros­so ». E alcune rocce marziane sono finite all’asta a un prezzo superio­re all’oro: 22.000 dollari l’oncia. Nello scorso giugno è uscito John Carter , film di fantascienza ispira­to a un romanzo del ciclo di Marte, partorito dalla penna di Edgar Ri­ce Burroghs, papà di Tarzan e gran­de del romanzo d’avventura e di fantascienza. Guarda caso, non è la storia di un’invasione aliena sul­la Terra, ma quella di un veterano del Vietnam che va in trasferta. Marte ha già il suo Rambo.