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 2012  luglio 16 Lunedì calendario

Il Cav punta sui Nobel per tagliare le tasse - Un tuffo nei colori forti del liberalismo «senza se e senza ma»

Il Cav punta sui Nobel per tagliare le tasse - Un tuffo nei colori forti del liberalismo «senza se e senza ma». Una giornata di studio con studiosi di altissimo livello acca­demico, alla ricerca di stimoli e ri­sposte senza conclusioni prefab­bricate. Per qualcuno un ritorno alla fonte originaria delle ragioni profonde del suo ingresso in politi­ca. Ma anche, e forse soprattutto, un laboratorio per individuare la giusta alchimia con cui tagliare le tasse e tornare a dare respiro al no­stro sistema imprenditoriale. Questa mattina Silvio Berlusco­ni, a Villa Gernetto, il luogo dove da sempre sogna di istituire l’uni­versità del pensiero liberale, si ca­lerà nelle vesti del rettore. E tra i muri settecenteschi di questa reg­gia- ateneo, orchestrerà un sum­mit con economisti e premi No­bel, una tavola rotonda che si svol­gerà nella cosiddetta sala dei pro­fessori e che avrà un carattere strettamente privato. Con il presi­dente del Pdl siederanno soltanto poche persone, fra cui Antonio Martino, la tessera numero due e la mente del programma econo­mico di Forza Italia, che da due mesi sta lavorando al progetto. Ol­tre a Martino ci saranno Giuseppe Moles, parlamentare Pdl e brac­cio destro dell’ex ministro, e Debo­rah Bergamini, altra orgogliosa esponente dell’ala liberale del par­tito. I nomi degli economisti sono rigorosamente top secret . Tutti gli indizi, però, portano verso studio­si appartenenti o vicini alla Mont Pelerin Society (dal centro terma­le svizzero sede del primo incon­tro) un’organizzazione interna­zionale composta da economisti, intellettuali e politici, periodica­mente riuniti per promuovere il li­bero mercato e la «società aper­ta ». In pratica una Internazionale liberale che vanta otto premi No­bel assegnati ai suoi membri, tra i quali Milton Friedman e Friedri­ch Von Hayek ( tra i membri anche Einaudi e Bruno Leoni). «Sarà una riunione a porte chiu­se con alcuni ospiti per chiarirci le idee sul futuro dell’euro», spiega Martino.Gli«ospiti»di peso saran­no sei, pare tre europei e tre statu­nitensi, per una platea che com­plessivamente non supererà le 70 unità. Tra i nomi che circolano quello di Gary Becker, economi­sta statunitense, vincitore del Pre­mio Nobel nel 1992, famoso per i suoi studi dedicati al capitale uma­no e alle sue relazioni con la cresci­ta economica. C’è anche chi ipo­tizza la presenza del francese Pa­scal Salin, professore di econo­mia ( ma, a dire il vero, più filosofo che economista), abituato a im­bracciare la bandiera del liberali­smo in una terra in cui il monopo­lio dello Stato in tanti settori è an­cora granitico. Così come non si esclude la presenza di Edward Lut­twak mentre avrebbe declinato l’invito José Pinera, (fratello del presidente cileno Sebastian) l’economista laureato ad Harvard che disegnò una riforma pensioni­stica diventata un modello a livel­lo mondiale. Sul fronte delle presenze non è esclusa la presenza di Angelino Al­fano. Così come dovrebbe esserci l’ultimogenito di Berlusconi, Lui­gi, e il presidente di Banca Medio­lanum, Ennio Doris. Non ci saran­no dichiarazioni o conferenze stampa proprio perché il padrone di casa non vuole che un appunta­mento pensato due mesi fa come occasione di studio si trasformi in un palcoscenico in vista della «ri­discesa » in campo. È inevitabile, però, immaginare che da un sum­mit così qualificato possano usci­re alcune linee guida in vista delle elezioni dell’anno prossimo. In tempi in cui la crisi e il debito pub­blico limitano il raggio d’azione di ogni esecutivo, è fondamentale trovare nuovi percorsi per conta­minare con le idee liberali le azio­ni di governo e individuare solu­zioni alla difficile equazione disci­plina di bilancio-tagli fiscali. Così come è pressoché scontata una ri­flessione sull’euro, sul rapporto con l’Ue e la cessione di quote di sovranità nazionale. Punti caldi che saranno analizzati attraverso la lente del liberalismo. E che servi­ranno a regalare sostanza, credibi­lità e respiro all’inevitabile brevia­rio di promesse della campagna elettorale.