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 2012  luglio 15 Domenica calendario

La più intelligente d’Italia guida il club dei 1.200 geni - L’intelligenza è un fenome­no talmente scontato, al­l’interno della fami­glia Tamburrino­Se­stito, che persino il gatto Silvestro, un micio europeo bian­co e nero, si sente in dovere di superare, quanto ad acume, il suo omologo dei car­toni animati: aspetta con pazienza che qualche inquilino usi l’ascensore per chie­dere un passaggio fino al terzo piano del­l’elegante condominio in zona Eur dove abita, protesta se gli cambiano la marca dei croccantini, miagola solo davanti alle porte degli appartamenti dove sa che gli offriranno uno spuntino

La più intelligente d’Italia guida il club dei 1.200 geni - L’intelligenza è un fenome­no talmente scontato, al­l’interno della fami­glia Tamburrino­Se­stito, che persino il gatto Silvestro, un micio europeo bian­co e nero, si sente in dovere di superare, quanto ad acume, il suo omologo dei car­toni animati: aspetta con pazienza che qualche inquilino usi l’ascensore per chie­dere un passaggio fino al terzo piano del­l’elegante condominio in zona Eur dove abita, protesta se gli cambiano la marca dei croccantini, miagola solo davanti alle porte degli appartamenti dove sa che gli offriranno uno spuntino.Ma anche l’astu­zia felina cede il passo al cospetto della pa­drona di casa, Alberta Sestito, «con l’ac­cento sulla “e”, è un cognome sdrucciolo molto diffuso in Calabria», nata a Roma «il 29 maggio di tanti anni fa», laureata in matematica alla Sapienza, dal 1985 in ser­vizio come informatica presso il ministe­ro dell’Economia e delle Finanze («dove però non mi occupo di tasse»,mette le ma­ni avanti, primo indizio di preclara scal­trezza, dati i tempi che corrono), procla­mata la donna più intelligente d’Italia e in­coronata presidente del Mensa, un’asso­ciaz­ione internazionale che prende il no­me dal vocabolo latino mensa , tavola, qua­si a rafforzare il suo carattere iniziatico di tavola rotonda simile a quella che al castel­lo di Camelot vedeva radunati gli illumi­nati cavalieri dell’immaginaria corte di re Artù. In effetti possono sedervisi attorno soltanto coloro che abbiano raggiunto o superatoil98˚ percentiledelquozientedi intelligenza (noto come Qi). Detto in altre parole, un «mensano» fa parte di quel 2 per cento della popolazione mondiale che dimostra un Qi nettamente superiore al valore medio di 100 sulla curva gaussia­na. Tradotto in cifre, significa che ha otte­nuto un punteggio minimo di 148 nel test di Cattell, corrispondente a 133 nel test di Wechsler e a 132 nel test di Stanford-Bi­net. La signora è a 196.Per dare un’idea,il 60 per cento dell’umanità ha un Qi che oscilla fra 85 e 115 punti.L’intelligenza vie­ne considerata alta a partire da 120. In teoria entrare nell’Accademia della Materia Grigia sembra facile. Si va sul sito Mensa.it e si completa nel tempo massi­mo di 20 minuti un test pre­liminare suddiviso in 5 blocchi di domande, per un totale di 33 quesiti basa­ti su numeri, lettere e dise­gni. A quel punto il compu­ter ti dice se sei idoneo ad affrontare la prova vera e propria, per la quale biso­gna rivolgersi al responsa­bile regionale del sodali­zio. In pratica quale sarà il numero che completa logi­camente la sequenza 3968, 63, 8, 3? Se non sape­te risp­ondere nel giro di 36 secondi all’ulti­ma domanda del primo blocco, mettetevi l’anima in pace: assomigliate a chi scrive. Nel mondo i cervelloni accolti nel Men­sa sono circa 100.000, in Italia appena 1.200 e lo 0,34 per cento di essi si concen­tra in questa casa di Roma. Infatti, escluso il capofamiglia Aldo Tamburrino, un in­gegnere che non ha voluto o non ha potu­to sottoporsi al test d’ammissione tutto preso com’è dalla sua professione di im­prenditore edile, oltre ad Alberta Sestito sono tesserati anche i tre figli: Marco, 28 anni, prossimo a ultimare il dottorato di ri­cerca in ingegneria idraulica; Claudio, 27, laureato in matematica alla Normale di Pisa, che si occupa dei bilanci di un’azienda; Giulia, 24, studentessa di bioinformatica all’Università di Verona. I genitori della presidente del Mensa -Mario Franco, medico di famiglia oggi no­vantenne, e Rosalba, casalinga - intuiro­no che per casa avevano un genio quando la piccina imparò a leggere da sola all’età di 2 anni, seguendo alla televisione il mae­stro Alberto Manzi in Non è mai troppo tardi , il programma pomeridiano della Rai che dal 1960 al 1968 istruì 6 milioni di italiani analfabeti. «Dopo 15 giorni di asi­lo fui spedita direttamente in prima ele­mentare, ma anche lì mi annoiavo a mor­te, perché i miei coetanei erano ancora al­le prese con la sillabazione. Per cui distur­bavo continuamente e la maestra Erna Zappelli, molto severa, era costretta a te­nermi più fuori dall’aula che dentro». Come ha fatto a diventare presidente del Mensa? «Innanzitutto bisogna esse­re soci. Il che significa supe­rare il test ufficiale, che è sempre uguale e viene man­tenuto segreto per evitare un’indebita preparazione. Si sostiene davanti a uno psi­cologo. Sono 35 domande. Alla fine non vengono rive­late né le risposte né il nume­ro di errori commessi. Sei mesi prima del rinnovo del­le cariche, ci si può autocan­didare alla presidenza, pre­sentando un programma. Una volta eletti, si resta in carica due anni. Il fatto che la più intelligente sia anche al vertice dell’associazione è casuale. Nel Mensa non esiste gerarchia, a parte quella organizzativa. Ci diamo tutti del tu». Le rappresentanze più folte di intelli­gentoni in quali Paesi si trovano? «Nel mondo anglosassone. Per un sempli­ce motivo: il Mensa fu fondato a Oxford nel 1946. Se ogni persona affrontasse il test, potremmo anche scoprire che il club dei superdotati supera di gran lunga il 2 per cento della popolazione planetaria». Secondo il Guinness dei primati , il più alto quoziente intellettivo che sia mai stato misurato è quello di Marilyn Vos Savant, scrittrice statunitense di 66 anni originaria del Missouri: 228. Un distacco di ben 32 punti dal suo. «Ma il test si esegue una sola volta nella vi­ta e lei vi si sottopose quand’era bambina, mentre io l’ho fatto da adulta.Nel frattem­po sono cambiate le scale di valutazione ». Che bisogno c’era di un club così esclu­sivo? «L’associazione, senza scopo di lucro, si propone di scoprire e incoraggiare l’intel­ligenza a beneficio dell’umanità. Pur con i pochi mezzi di cui disponiamo, abbia­mo finanziato la borsa di ricerca d’una psi­cologa sul fenomeno dell’autoinganno, quel processo mentale per cui si tende a rimuovere gli aspetti sgradevoli della real­tà. Abbiamo anche sostenuto un campo scuola estivo a Rovereto, dove per 15 gior­ni i ragazzi del liceo approfondiscono lo studio delle scienze». Come si trova in compagnia del gene­rale Norman Schwarzkopf, lo strate­ga della guerra del Golfo, membro del Mensa? «Ottimamente. La categoria dei militari è ben rappresentata. C’è persino qualche carabiniere, pensi un po’. E poi dirigenti, avvocati, scienziati, studenti, insegnanti, medici, editori, impiegati, giornalisti, operai, agricoltori, casalinghe». Sentiamo i nomi dei giornalisti. «Corrado Giustozzi, Laura e Gianni Re­mondino ». Sarebbe stato ben strano se si fosse trattato di grandi firme. «Abbiamo anche un socio che si qualifica come cacciatore di vampiri». Ma un intelligente famoso c’è? «L’attore e regista Giulio Base». L’intelligenza è un dono di natura op­pure è una dote che si può coltivare? «L’una e l’altra cosa. Tutti ne hanno un po’,a cominciare dagli animali, che sono i più felici perché non hanno paura della morte. Il Qi nacque nel 1905, a opera dello psicologo francese Alfred Binet, il quale mise a punto il primo test per identificare gli alunni che avevano bisogno di aiuto nelle materie scolastiche. Ma esso misu­ra solo l’intelligenza logica. Ci sono molti altri tipi di intelligenza: matematica, ver­bale, emotiva, persino cinestetica, che ci fa stare attenti a dove mettiamo i piedi». Perché suo marito non ha voluto sotto­porsi al test per misurare il Qi? «Lui si ritiene al di là del test». (Ride). «Per di più non è competitivo come me e i no­stri figli». Lei è molto competitiva? «Sì. Infatti non gioco a poker, nel quale mio marito è imbattibile. Preferisco il bri­dge ». (Interviene lui: «Io invece non gioco a bridge. Li ha mai visti quelli che giocano a bridge? Sembra di assistere a una partita di rugby. Hanno persino gli arbitri che ogni tanto li debbono separare. Una roba immonda»). E oltre al bridge? «Sono appassionata di giochi enigmisti­ci. Molti li scrivo per la nostra rivista onli­ne, Mensa news . Non ho mai lasciato in­completo un sudoku e ne risolvo almeno un paio al giorno. Sono sempre riuscita a compilare Il cruciverba più difficile del mondo , quello che Ennio Peres mette sul Web una volta l’anno. Gareggio con mio figlio Marco persino su chi farà più tardi nell’usci­re di casa per andare al cir­colo Bridge Eur». Ma allora ha ragione suo marito: siete troppo competitivi. «Con la sua squadra Marco ha appena vinto i campio­nati italiani di giochi da ta­volo. Roba non facile, co­me I coloni di Catan , un’evoluzione del Monopoli creata da un tedesco, con città, strade, pascoli, campi, foreste, montagne. Per disputare le gare serve l’intero week-end.Io frequento assi­duamente il Teatro Stabile del Giallo. Il mio must è Cena con delitto , uno spettaco­lo interattivo sulla falsariga del romanzo Dieci piccoli indiani di Agatha Christie». Voi del Mensa in che cosa credete? «Non lo so.L’argomento è molto spinoso. Sicuramente fra gli iscritti ci sono ferventi cattolici e persino un prete, don Calogero La Placa, che da parroco di Petralia Sopra­na, in Sicilia, fu il primo in Italia, nel 1967, a individuare una cinquantina di bambi­ni di elevato quoziente intellettivo che erano stati mandati dai genitori a pascola­re le pecore. Nel Mensa abbiamo di tutto, compresi i buddisti e una folta rappresen­tanza di seguaci del pastafarianesimo». Pasta... che? «È una religione parodistica inventata dal fisico Bobby Henderson per protesta­re contro l’insegnamento del creazioni­smo nei corsi di scienze delle scuole pub­bliche del Kansas. Il suo principale dog­ma- burla è che l’universo sia stato creato dal Prodigioso Spaghetto Volante». Quanto tempo impiega a ricomporre il cubo di Rubik? «Non l’ho mai fatto. Non mi diverte». Come può dire che non la diverte, se non l’ha mai fatto? «Mio figlio Claudio s’è comprato negli Sta­ti Uniti un cubo al cubo: sono quattro cubi di Rubik, uno compenetrato nell’altro. Ed è bravissimo a ricomporli». Non divaghi. «E vabbè,non l’ho mai fatto perché ho pa­ura di non riuscirci». Benvenuta fra noi umani. Quali altre provepuòdarmidellasuaintelligenza? «Non me ne viene in mente nessuna. Mi sta facendo sentire stupida». Non mi permetterei mai. Il suo omolo­go maschile chi potrebbe essere? «Mio marito». E fuori di casa? «Paolo Bonolis». Ne è sicura? «A volte crediamo che chi ci appare sce­mo in televisione sia scemo davvero. San­dra Milo, per esempio, passa per svampi­ta, ma è tutt’altro che stupida». Solo Bonolis? «Anche Maria De Filippi. E il parlamenta­re Niccolò Ghedini». Altri intelligentoni in politica? «Mi devo sforzare». (Ci pensa). «Mi sem­bra che Silvio Berlusconi abbia un’intelli­genza brillante. Molti che ci vengono ven­duti come geni della politica in realtà non sono dotati di intelligenza logica. Prenda Beppe Grillo. Trascinatore dotato di cari­sma personale, ma l’intelligenza non mi pare la sua caratteristica principale. Tut­to il contrario di Massimo D’Alema». È riconosciuta e premiata,l’intelligen­za, nel luogo dove lavora? «Non quanto ci si potrebbe aspettare». Ma a rigor di logica non dovrebbe esse­re lei il ministro dell’Economia, anzi­ché il suo principale Mario Monti? «Per carità! Il premier è tutt’altro che fes­so. Dal suo humour freddo, anzi gelido, ho dedotto che è molto perspicace. L’iro­nia non è che una forma d’intelligenza». Perché chi comanda raramente si cir­conda di persone intelligenti? «Chi comanda preferisce il servilismo de­gli yes man. E un intelligente, anche quan­do ti dice di sì, trova sempre il modo per far­ti capire che lo fa solo perché tu comandi ». È riuscita a spiegarsi perché di geni co­me Aristotele e Leonardo da Vinci ne nasce uno ogni mille anni? «Ce ne sono in giro molti altri, ma noi non ce ne accorgiamo. Non mi pare che la no­stra società sia organizzata in modo tale da garantire a un pensatore o a un artista quei tempi di riflessione, e persino quell’ozio creati­vo, dai quali alla fine esco­no fuori la Metafisica o La Gioconda ». Guardando alla storia, chi altro vede di molto intelligente? «Giuseppe Garibaldi. E il ge­nerale tedesco Erwin Rom­mel, che nello sfacelo della guerra seppe mantenere in­tatte la sua umanità e la sua dignità». Un intelligente imbecille l’ha mai co­nosciuto? «Eeeh!Ho conosciuto l’intelligente che si prostituisce per conseguire un obiettivo sbagliato. Quello che vuole a tutti i costi apparire in Tv ne è l’esempio classico. La vanità e il sesso rendono stupido anche l’uomo più intelligente». Sa che cosa diceva Alexis Carrel, pre­mio Nobel per la medicina convertito­si a Lourdes? «L’intelligenza è il più delle volte usata da chi non possiede altre qualità». «Bella frase. Ci ragionerò sopra».