Tommaso Montesano, Libero 15/7/2012, 15 luglio 2012
TROPPI GOSSIP E NOSTALGIA: IL CAV SBAGLIA
Onorevole Ignazio La Russa, Silvio Berlusconi torna in campo: si ricandida a Palazzo Chigi per il Pdl. Lei che del Pdl è uno dei coordinatori, che ne pensa? «Intanto ricordo che questa è una possibilità che io non ho mai escluso. E l’ho sempre dichiarato ». E poi cosa dice? «Avrei preferito che questa scelta del presidente di candidarsi fosse emersa in un contesto diverso. Noncon gossip e dichiarazioni di soggetti vari». Quale contesto auspicava? «Una sede politica, o anche una dichiarazione ufficiale congiunta di Berlusconi e Alfano. Mi risulta che Angelino, nei giorni precedenti, gliel’avesse anche chiesto, a Berlusconi: “Presidente: cosa hai deciso di fare?”. Il modo utilizzato non mi è sembrato dei migliori ». Ma ormai il dado sembra tratto. Lei approva? «Se il presidente del partito decide di candidarsi, non vedo ci possa essere ragione per essere in disaccordo. Ritengo legittimo che Berlusconi sia pronto a difendere quanto costruito in questi anni in una nuova campagna elettorale. Certo, mi auguro che questa scelta sia premiata dai risultati». Ma l’immagine di un Berlusconi “costretto” a gareggiare di nuovo non certifica il fallimento di un Pdl nato per sopravvivere al suo fondatore? «Non è esatto. Il Pdl non è nato per sopravvivere al suo fondatore ma per riunire gli italiani di centrodestra che non vogliono essere governati dalla sinistra. Semmai è la segreteria Alfano che è stata voluta da Berlusconi per proiettare verso il futuro il Pdl. Per questo avrei preferito che la candidatura di Berlusconi non fosse motivata, come invece hanno fatto, da illazioni non ufficiali, da un presunto sondaggio che attribuisce più o meno voti a questa o a quell’ipotesi di candidatura. Non è sui sondaggi che si costruisce la candidatura, ma sui progetti.Mista bene, ripeto, Berlusconi perché è il più idoneo a difendere la storia dei suoi governi negli ultimi anni, ma questo a prescindere da qualsiasi sondaggio che può essere anche fallace». Alfano segretario significa anche un iter di rinnovamento del Pdl che in autunno avrebbe portato alle primarie. «Un percorso che non si deve interrompere. Adesso dobbiamo trovare i modi per fare proseguire il progetto voluto dallo stesso Berlusconi di un partito moderno, con regole precise, interprete dei valori del Ppe e capace di guardare alle giovani generazioni». Sta dicendo che il Pdl deve comunque tenere le primarie? «Se Berlusconi, come sembra chiaro, si candida, le primarie servirebbero solo acreare frammentazione e se Angelino è stato il primo a dichiararsi d’accordo sulla candidatura di Berlusconi, non credo che altri abbiano titolo di obiettare a meno che non vogliano mettere zizzania». E allora in quale altro modo dovrebbe proseguire il percorso di Alfano? «Il percorso “intorno”, ad Alfano è quello di dare alle nostre ideeuna prospettiva e un orizzonte molto più lungo della vita dell’attuale classe dirigente. La legittima candidatura di Berlusconi non può rappresentare per il Pdl l’interruzione, o l’archiviazione, del progetto ». Sul “come”non ha risposto. «Un’idea, per esempio, sarebbe quella di insistere di più sul tema della restituzione ai cittadini della sovranità popolare. Stabilendo fin d’ora che non ci potrà essere, in nessun caso, nessun voto favorevole a qualunque legge elettorale che riproduca, di fatto, un parlamento di nominati. Io e una larga parte del Pdl non voteremo mai una legge elettorale con sistemi di collegi del tipo Provincellum e nemmeno il cosiddetto sistema spagnolo. Entrambi, di fatto, fanno scegliere gli eletti ai partiti ». Le preferenze, dunque. E poi? «L’elezione diretta del presidente della Repubblica, su cui Alfano proprio ieri ha preannunciato una manifestazione pubblica. Questo, oltre ai temi dell’econo - mia su cui non ho bisogno di soffermarmi, dovranno essere i principali cavalli in grado di trainare il progetto, sostenendo così anche la candidatura di Berlusconi». Però Berlusconi, a quanto trapela, pare più che mai intenzionato a tornare allo “spirito del ’94”. Ovvero, anche nel nome del nuovo Pdl, a Forza Italia. «A me il nome di Forza Italia, come quello di An, provoca emozioni ma anche ricordi precisi. Perché io c’ero e sembra che molti abbiano dimenticato il risultato del ’94: An, nonostante corresse da sola, al Nord prese quasi il 13%. Qualcuno vuole davvero che il Pdl, arrivato al 38%, torni a quel modesto 21% di Forza Italia? C’è miopia nel volere questa prospettiva. L’obiettivo deve rimanere quello di sommare le aree culturali e politiche del centrodestra per puntare al 40%. Chi insiste su un partito liberale dimentica che i liberali sono una componente essenziale del Pdl, ma che in Italia non è mai riuscita ad avere risultati a due cifre. E comunque, a parte Giancarlo Galan che anela ad essere investito da Berlusconi del compito di trovare venti deputati, questo “spirito del ’94” non mi pare che l’abbia evocato nessuno». Non teme che ora, dopo il rientro di Berlusconi, andare “oltre il Pdl” sia più difficile? «No, non lo temo, perché prima di questo annuncio non è che le porte con l’Udc, e anche con la Lega, fossero spalancate. Eppure Pier Ferdinando Casini ha avuto tutte le chance per aprirla, la porta. È vero che di Gianfranco Fini si sonopersele tracce,mailCarroccio, visto il segnale del ricambio generazione con Alfano, non ha saputo dare segnali decisivi. L’isolamento non mi preoccupa ». E cosa, allora? «Dopo tanti anni di impegno politico, anche per me come per Berlusconi potrebbe essere esaltante un’ultima grande battaglia. A patto che sia una battaglia non per chiudere una storia, ma per aprire una prospettiva. Ed è su come realizzare questo difficile compito che tutti insieme nelle prossime settimane dovremo trovare la strada migliore per farcela ».