Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 14 Sabato calendario

BARONI, IL MAGGIORDOMO DA VESPA: 16 ANNI CURIOSI, DEVO TUTTO A FELLINI

Hanno suonato al suo campanello attori, cantanti, sportivi, alcuni tra i personaggi più popolari della televisione e praticamente tutti i politici che hanno un seggio in Parlamento. Lui ha aperto la porta ad ognuno di loro e per 16 anni ha fatto solo quello. Non una parola, nemmeno un colpo di tosse ha mai tradito il silenzio che avvolge Paolo Baroni, il maggiordomo di «Porta a porta». Eppure lui — che in questi anni è sempre stato lì, nell’ombra — di storie da raccontare ne ha moltissime. Anche se non è semplice convincerlo a farlo: sembra quasi che il ruolo che interpreta sia diventato parte di lui. Ruolo, perché Baroni è un attore.
«Non è che abbia fatto una carriera da star», si schermisce lui. Eppure può dire di aver recitato per dei giganti. Primo film? Amarcord. Come ricorda Fellini? «Potrebbe sembrare banale, ma era molto curioso. Quando ho fatto il provino non pensavo di voler fare l’attore, mi buttai. Da lì, una particina qua, una là, ho sempre lavorato. Mai ruoli principali».
Come mai? «Non avrò il physique du rôle», ride. È stato diretto più volte anche da Dino Risi... «Era burbero ma simpatico. Quando riprendeva qualcuno gridava con una voce possente ma si vedeva che voleva bene a tutti. Sul set di Telefoni bianchi ho conosciuto Vanzina che mi ha fatto lavorare tanto».
La sua filmografia conta più di trenta film «alcuni fatti volentieri, altri meno». Ma gli amici nello spettacolo non sono tantissimi... «Al lavoro si è tutti amici. Poi le strade si dividono. Però ad esempio Christian De Sica ogni volta che viene a "Porta a porta" mi saluta, parla con me. Uno con il suo cognome potrebbe darsi un sacco di arie e invece è sempre carino. Ci sono attori meno conosciuti tanto arroganti, prepotenti». Ma i nomi non c’è verso di strapparglieli: «Non sarebbe gentile».
Come è arrivato a diventare il maggiordomo di «Porta a porta»? «C’era un provino, l’ho fatto e curiosamente hanno scelto me. All’inizio ero un po’ imbarazzato perché non è che debba poi recitare: è un ruolo un po’ vero e un po’ finto. Ma ormai c’ho preso gusto». All’ultima puntata le hanno detto ci rivediamo a settembre? «No, non me lo dicono mai. Però poi ci siamo sempre rivisti».
Il suo è un punto d’osservazione privilegiato: «Succedono fatti curiosi. Ricordo la rissa tra Alessandra Mussolini e Katia Belillo: le hanno dovute separare. Lì fu difficile: mi scappava da ridere». Ma in quel momento non ha pensato di intervenire? «No, assolutamente. Me ne sto in disparte. Mi sarebbe sembrato di essere invadente. Adesso quando non sono inquadrato ogni tanto mi appoggio a uno sgabello ma i primi anni stavo tutto impettito: mi sentivo in dovere di stare in piedi».
Com’è Bruno Vespa? «Buono, gentile. Ha una memoria formidabile. A volte si arrabbia ma per problemi tecnici». Andate mai a bere un caffè? «Mai, sarebbe pretenzioso da parte mia. Ci diamo del lei. Abbiamo un rapporto corretto ma formale». Avete condiviso momenti importanti. Ricorda quando Berlusconi siglò il contratto con gli italiani? «Sì, a pensarci fui io che gli posi la seggiola», sospira. «Berlusconi è stato il politico che ha inaugurato la moda di venire in trasmissione con una marea di gente. Invade lo studio con guardie del corpo, assistenti, segretarie».
Quando sente parlare i politici non è mai tentato di intervenire? «Beh, quando si sentono bugie così palesi verrebbe voglia. Commento con il cameraman». Tra i politici, «l’unico che viene sempre a stringermi la mano è Veltroni, forse perché è appassionato di cinema».
Cosa pensa dei plastici? «Ormai ci si ride anche noi. A Vespa piacciono tanto. Sono fatti benissimo: hanno tutte le stanzette, ci sono le poltroncine, i lettini. Sono carini. Ne avevo chiesto anche uno da portare a casa per il mio coniglio nano ma non me l’hanno dato». Tra tutte le dive «mi ha fatto piacere vedere Gina Lollobrigida. Ma anche un po’ tristezza. Uno si aspetta che un personaggio così mitico non invecchi mai».
Tra gli altri grandi «Pavarotti era molto simpatico. Voleva essere sempre truccato ma solo dalla sua truccatrice personale, capace di scurirgli le sopracciglia come voleva lui». La memoria vola poi su una puntata mai andata in onda: quella con Monica Lewinsky. «Girellava dietro le quinte e mi è rimasta impressa perché era una ragazza davvero volgare. Quando è entrata in studio e ha visto sul video la foto di Clinton si è alzata e se ne è andata. Non so per quale motivo pensava di essere lì...».
Lui invece confessa di ricevere spesso complimenti per la sua eleganza: «Il completo è sempre lo stesso, dal 1996. Forse una volta ho cambiato i pantaloni... ma mi pare di no».
Chiara Maffioletti