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 2012  luglio 14 Sabato calendario

«BATTAGLIA PERSA, ME NE VADO DAL PDL» —

«Ho perso la mia battaglia, non mi resta che trarne le conseguenze».
Cos’ha in mente, onorevole Giorgio Stracquadanio?
«Lascio il Pdl».
È una provocazione, vero?
«Non è un annuncio e non è una minaccia, è una decisione».
L’inventore del «predellino» online, l’ex radicale che ha «servito» Berlusconi sin dalla primissima ora...
«Ho scritto a Berlusconi e al capogruppo Cicchitto e ho detto loro che me ne vado».
E dove va, onorevole?
«Lascio il gruppo del Pdl e lunedì mi iscrivo al Misto. Mi metto a disposizione di un progetto liberista e libertario, che difenda il blocco sociale rimasto deluso dal Pdl».
Rompe gli ormeggi proprio ora, con «Silvio» che torna in campo?
«Berlusconi è al tramonto e la sua ricandidatura è la conferma che il Pdl non esiste».
Non le piace l’aquilone nel simbolo?
«Non cambia nulla. Mi sarei aspettato che il Cavaliere usasse la sua forza per dar vita a un progetto liberale, invece tutto resta in continuità con gli errori del passato».
Che cosa ha sbagliato?
«Avremmo dovuto spiegare al Paese come abbiamo tradito quel mondo dei produttori che voleva meno Stato, meno spesa pubblica e più mercato. Invece abbiamo pensato di cavarcela scaricando tutto su Tremonti».
Lo rimpiange, proprio lei che lo ha combattuto?
«No, Tremonti e Berlusconi sono entrambi corresponsabili della mancata rivoluzione liberale. L’ultimo atto del governo Berlusconi sono stati 70 miliardi di nuove tasse».
Qualcuno la seguirà nella nuova avventura?
«È possibile, anche se non ho mai cercato di fare correnti o una lobby organizzata».
E Alfano? L’ha delusa anche il segretario?
«Un bravo ragazzo, ma come avrebbe detto il Berlusconi di un tempo è uno che vive di politica, non per la politica. La sua biografia era il prodromo della sconfitta».
Dica la verità, lascia il Pdl perché sa che non verrà ricandidato?
«La mia scelta si fonda sulle idee, non su un grumo di interessi. Non lascio per cercare un posto al sole».
Lo scorso autunno, quando entrò a far parte della fronda che favorì la nascita del governo Monti, lei disse di volere un gran bene a Berlusconi. Lo pensa ancora?
«Non ho risentimenti e gli sono grato, perché mi ha consentito l’onore di essere senatore e deputato. Credo di essermelo meritato e di non aver scaldato la sedia».
Monica Guerzoni