Giorgio Dell’Orefice, Il Sole 24 Ore 14/7/2012, 14 luglio 2012
L’IMPRESA MADE IN ITALY È UN PO’ PIÙ «EUROPEA»
L’impresa agricola italiana diventa sempre più «europea». Il brusco calo nel numero di aziende attive nel settore fra il 2000 e il 2010 (-32,4%) non è stato seguito da un’analoga riduzione delle superfici utilizzate (che si sono ridotte solo del 2,5%). Così è aumentata in maniera rilevante la dimensione media aziendale che con 7,9 ettari (+44,2%) avvicina l’Italia alla dimensione media continentale (che è di 12,6 ettari). Insomma, di strada ne resta da fare, ma l’agricoltura italiana sembra almeno essersi messa alle spalle un passato fatto di microimprese spesso incapaci di andare oltre la soglia dell’autoconsumo.
I principali risultati del VI Censimento agricolo Istat, resi noti nei giorni scorsi, mostrano in maniera chiara come l’azienda agricola italiana stia diventando sempre meno hobbistica e più professionale. Una considerazione che vale ancora di più per gli allevamenti che sono calati a quota 217mila (-41,3% rispetto al 2000) pur registrando una sostanziale stabilità (-0,6%) nel numero di capi allevati (9,9 milioni). Nel calo generalizzato va ricordato il dato in controtendenza messo a segno dalla categoria degli allevamenti bufalini che sono cresciuti dell’8,4 per cento.
La spinta verso un’attività sempre più “professionale” emerge anche dai cambiamenti registrati nella forma di gestione aziendale che, nel periodo in esame, ha visto crescere del 50,3% l’entità delle superfici agricole in affitto e del 110% quelle affidate a titolo gratuito.
Segnali del processo di razionalizzazione in atto anche nel settore sull’occupazione. I dati più generali mostrano la forte riduzione della forza lavoro (-50,9%) e nel numero di giornate lavorative (-23,4%). Una flessione che però sembra aver riguardato più i familiari del conduttore occupati in azienda (-56,6%) che invece la manodopera salariata la cui quota sul totale, in 10 anni, è passata dal 14,3 al 24,2 per cento.
Sempre sul fronte lavoro, l’Istat fornisce poi alcune indicazioni inedite come quelle che riguardano la manodopera straniera. I lavoratori immigrati sono 233mila (il 57,7% sono europei mentre il 42,3% sono di provenienza extra–Ue) e rappresentano ormai il 6,4% degli occupati dell’agricoltura italiana.
Dai dati emerge anche il crescente impegno nel settore delle donne. Le aziende “in rosa” rappresentano ormai il 30,7% del totale e sono particolarmente diffuse nelle regioni del Sud (dove rappresentano il 34% del totale) e del Centro (31,9%).
Fra le new entry del Censimento ci sono poi i capitoli dedicati a energie rinnovabili e multifunzionalità. Per quanto riguarda le agroenergie i dati mostrano che gli investimenti hanno riguardato 21mila aziende, localizzate per il 62% nelle regioni settentrionali. Nel periodo 2008–10, infine, ben 274mila aziende (pari al 17% delle imprese con superficie agricola) sono state impegnate nella multifunzionalità con la realizzazione di siepi, filari, alberi o muretti a secco. Tutte attività cioè volte alla prevenzione di casi di dissesto idrogeologico.