Em. Pa., Il Sole 24 Ore 15/7/2012, 15 luglio 2012
LEGGE ELETTORALE: IL VERO NODO È LA NATURA DEL PREMIO - «I
cittadini la sera delle elezioni devono sapere chi è in grado di organizzare e garantire credibilmente la governabilità, e quindi chiediamo un credibile premio di governabilità che a nostro avviso deve essere attribuito a chi arriva primo sia nella forma di una lista singola sia nella forma di liste collegate. Secondo: il cittadino deve poter decidere sul suo parlamentare, e per noi ciò si attua nella forma del collegio». Nella sua relazione all’assemblea nazionale del Pd Pier Luigi Bersani ha tenuto le carte coperte sulla riforma elettorale limitandosi a ribadire i "paletti". Ma a leggere tra le righe ci sono alcune piccole novità. Innanzitutto Bersani, pur indicando la strada maestra dei collegi, non torna a mettere il veto sulle preferenze. E per la prima volta accenna alla possibilità di un premio al primo partito oltre che alla coalizione.
La prima cosa da notare è che attorno alle preferenze si sta delineando l’inedita maggioranza Pdl-Udc-Lega (ieri il sì di Roberto Maroni), e il Pd non vuole rischiare di rimanere isolato in Parlamento. Se Bersani le preferenze non le nomina, durante i lavori dell’assemblea nazionale molti aprono, a cominciare da Enrico Letta e Giuseppe Fioroni. «Il Porcellum va modificato senza se e senza ma, è incomprensibile perché le preferenze vadano bene per i Comuni o l’Europarlamento mentre diventano corruzione se applicate per il Parlamento», dice il vicesegretario Letta.
Dunque, non arroccarsi sulle preferenze. Anche perché i democratici sanno che il vero punto della trattativa non riguarda le preferenze, bandierina impugnata da Pdl e Udc per alzare la posta nei confronti del Pd, bensì la natura del premio di maggioranza. Che Pdl e Udc vogliono assegnare al primo partito e non alla coalizione. Non è un dettaglio. Il premio al primo partito darebbe al vincitore (al momento, con ogni probabilità, il Pd di Bersani) la chiave per formare il governo ma non una maggioranza preconfezionata. Bersani dovrà andarseli a cercare in Parlamento, i suoi alleati. Potrebbe bastarne uno, o potrebbe essere necessario cercarne due. Strada aperta, in buona sostanza, alla grande coalizione oltre Monti ove ce ne fossero le condizioni o la necessità. Il vero punto politico è questo. Lo "scambio" potrebbe essere proprio preferenze-premio: il Pd cede sul premio, accettando che sia al solo primo partito, e Pdl e Udc cedono sulle preferenze, accettando il sistema dei collegi uninominali. Si torna dunque alla bozza ABC sottoscritta prima dello tsunami amministrative, ossia il cosiddetto modello ispano-tedesco: 50% di collegi, 50% di proporzionale con liste bloccate e sbarramento al 5%, premio di governabilità del 10%. Con in più l’aggiunta "spagnola" delle piccole circoscrizioni che premiano i grandi partiti e quelli molto radicati sul territorio. Come la Lega.
Se ci sarà un accordo politico vero e non una semplice manutenzione del Porcellum sarà attorno a questo schema. Sul quale sta lavorando anche il comitato ristretto della Affari costituzionali in Senato. Ma è presto: il via libera non ci sarà prima dell’autunno. Pdl e Pd devono far tacere il più a lungo possibile le resistenze interne. Da una parte gli ex An, dall’altra i prodiani e la sinistra affezionata alla foto di Vasto. Tutti nemici giurati dell’ipotesi grande coalizione.