Maurizio Porro, Corriere della Sera 15/07/2012, 15 luglio 2012
QUELLE VITE BRUCIATE DEI FIGLI DELLE STAR. STALLONE PIANGE SAGE - È
ancora Hollywood Babilonia, una tragedia vera nel mondo della finzione, sul soggetto del difficile rapporto tra un padre divo e la famiglia: il figlio di Sylvester Stallone, Sage Moonblood, è stato trovato morto nel suo appartamento e il padre è devastato dal lutto. Lo comunica come fanno i divi, attraverso l’ufficio stampa, perché era in giro a promuovere Expandable 2 (I mercenari 2: unità speciale). La morte del figlio, di 36 anni, scoperta dalla donna delle pulizie, è avvenuta in circostanze misteriose, queste sì da cinema, venerdì (ma secondo l’informatissimo sito tmz.com la morte risalirebbe addirittura a 3-4 giorni prima) a Los Angeles nel suo appartamento. Rocky-Rambo, non più invincibile, manda un pensiero alla madre Sasha: «La mia compassione e i miei pensieri vanno a lei». Non ci sono indizi particolari, ma il coroner Ed Winter ha fatto sequestrare alcuni medicinali. La prima ipotesi parla di overdose.
Sage era il maggiore dei figli di Rocky, nato dal suo primo matrimonio, e aveva recitato con lui in due film, da appassionato cinefilo aveva fondato un’associazione per il recupero dei B movie anni 70 e 80. Pieno di vita e progetti, prossimo alle nozze, non aveva motivo per cercar di morire: «Deve essere stato un incidente», dice l’avvocato di Stallone George Braunstein. Fattacci come questi non sono certamente nuovi ad Hollywood, tanto che la maggioranza silenziosa degli anni 20 decise un ipocrita codice Hays (linee guida per i contenuti morali delle pellicole ndr), ma intanto nel ’58 la figlia di Lana Turner uccise in casa il gangster amante della madre.
È molto difficile avere una famiglia e stare in posa per i flash dei fotografi, le esigenze della produzione, la curiosità del pubblico. Finisce che poi qualcuno non ce la fa nella quotidiana sfida con un padre bello, bravo e di successo. Come era Paul Newman, che nel 1978 perse il figlio Scott, nato dal primo matrimonio, morto per overdose; in suo onore l’attore girò il film Harry & son ma rimase per sempre distrutto e si dedicò da allora alla beneficenza per i giovani. Eric Douglas, figlio del grande Kirk oggi 96enne, anch’egli di prime nozze, morì nel 2004. Le circostanze sempre analoghe: alcol, nevrosi, droghe, la fatica di vivere sotto i riflettori.
Ma il record delle tragedie di famiglia l’ha conquistato Marlon Brando che assistette nel 1990 all’arresto e al processo del figlio Christian che aveva ucciso, dramma della gelosia, il fidanzato della sorella Cheyenne, poi suicida. Più di una tragedia greca.
E richiama un’antica rivalità edipica anche il rapporto difficile fra Gerard Depardieu e il figlio Guillame morto il 13 ottobre 2008 a 37 anni. Una storia di strazio morale e materiale: Guillame nel ’95 ebbe un incidente di moto che gli costò 17 operazioni alla gamba e poi l’amputazione. E ci sono i casi della vita ma che forse una diva non riesce a perdonarsi: fu così che Romy Schneider, attrice figlia di attrice, intristì a vista dopo che il 5 luglio dell’81 David, suo figlio, morì infilzato nel cancello di una villa. E Jean Louis Trintignant si ritirò dal cinema (dove oggi è tornato) quando l’amata figlia Marie fu uccisa dal suo ragazzo il 1° agosto 2003. E ben arduo fu anche il rapporto tra Maria Schneider, morta il 4 febbraio 2011, l’eroina dell’Ultimo tango, segnata a vita dal grande film di Bertolucci, e il padre, l’attore Daniel Gelin che non la volle riconoscere mai.
Ci sono anche casi meno drammatici, la storia del cinema è fatta anche di saghe, di famiglie che si sono trasmesse nel dna l’arte del recitare, come i Chaplin, i Carradine, i Fonda (anche qui con pesanti contraccolpi generazionali), i Bridges, da noi i De Sica, i Gassman, i Tognazzi etc. Ma soprattutto i Barrymore, maestri anche nell’alcol. L’ultima nipote Drew, la bambina di E.T., visse nei primi anni un’odissea di sregolatezze pazzesca.
Ma questo fa parte del bagaglio anche folk di moltissimi divi (quante volte è stato nei guai Robert Downey jr. o Juliette Lewis?), ma talvolta anche gli stravizi hanno un happy end che si risolve in un libro in cui figlie ingrate ripagano le madri dive e divine assenti con ogni insulto: lo scrissero la figlia adottiva di Joan Craword e quella della Dietrich, mentre la storia della figlia di Debbie Reynolds ed Eddie Fisher sta tutta nel film Cartoline dall’inferno. La vita è un cabaret, anche tragico: lo cantava Liza Minnelli sapendo bene a cosa riferirsi, lei che ha ereditato gli eccessi, la sregolatezza e la voce di mamma Judy Garland.
Maurizio Porro